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In classe: gli oggetti e le azioni a scuola

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NON SUBIRE GLI EVENTI

NON S

Per il benessere psicologico personale e professionale è estremamente controproducente la sensazione di non aver chiari i propri compiti, di eseguire “militarescamente” gli ordini che arrivano da una autorità distante e arbitraria. Perché queste richieste non ci schiaccino, facendoci sentire trascinati dalla corrente, in balia di eventi incontrollabili, è necessaria un’importantissima qualità psicologica, nota come resilienza.Questo termine si riferisce alla capacità di reagire agli eventi traumatici accettando con saggezza protettiva e proattiva ciò che non si può modificare, con la consapevolezza che entro i limiti imposti dalla situazione esistano tuttavia possibilità di sviluppo positivo e che non vi siano fatalità irreversibili.

In questo momento più che mai veniamo sottoposti a pressanti richieste, sia personali che professionali, sotto il peso dei pericoli racchiusi nello stare “insieme” e delle norme che limitano movimenti e contatti.In particolare, agli educatori, il cui lavoro si impernia proprio sulla dimensione dell’intimità e del contatto fisico, è stato chiesto di ridisegnare completamente i confini dello spazio lavorativo, le routine quotidiane, il modo di accogliere e di separarsi, le interazioni con i genitori, con i colleghi, con le altre figure che operano nel nido.

In questo momento più che mai veniamo sottoposti a pressanti richieste, sia personali che professionali, sotto il peso dei pericoli racchiusi nello stare “insieme” e delle norme che limitano movimenti e contatti.In particolare, agli educatori, il cui lavoro si impernia proprio sulla dimensione dell’intimità e del contatto fisico, è stato chiesto di ridisegnare completamente i confini dello spazio lavorativo, le routine quotidiane, il modo di accogliere e di separarsi, le interazioni con i genitori, con i colleghi, con le altre figure che operano nel nido.

&nbsp;Immaginare un futuro diverso, in cui “l’impossibile” torni a farsi “possibile”

 Immaginare un futuro diverso, in cui “l’impossibile” torni a farsi “possibile”

In questa prospettiva è necessario riuscire a mantenere la capacità di individuare in autonomia che cosa significa “essere” un educatore oggi e, ancora di più, a che modello di professionista vorremmo avvicinarci.In una recente ricerca agli educatori è stato chiesto: “Che tipo di educatore ti sembra di essere e come vorresti diventare? Disegna un’immagine di te stesso al lavoro e poi descrivi a parole ciò che hai disegnato”.L’analisi dei disegni e delle narrazioni verbali ha fatto emergere le sfumature e le ambivalenze nella visione che gli educatori hanno della propria professione, il ricordo delle motivazioni che li hanno avvicinati a questa scelta, così come gli stereotipi storici, sociali, culturali e personali che possono condizionare l’idea dei compiti e delle opportunità che caratterizzano il ruolo rivestito.La maggioranza dei partecipanti, ma con proporzioni assai variabili, ha mostrato di identificarsi e di indirizzare i propri desideri nell’avere alti livelli di competenza, nel sentirsi liberi di scegliere il proprio stile educativo, nel vedere riconosciuti gli obiettivi raggiunti, nel potersi muovere in un ambiente che stimoli l’efficacia professionale e favorisca relazioni fra colleghi percepite come di sostegno e fonte di benessere emotivo.

IMMAGINARE UN FUTURO DIVERSO

INTERROGARSI SUL NOSTRO RUOLO

Le opportunità di riflessione e di manifestazione dei punti di vista riguardo all’essere educatore, nel corso del tempo, possono rendere condivisibili e potenzialmente modificabili, i significati di volta in volta attribuiti all’identità professionale.Resilienza significa svincolarsi dalla pesantezza del presente, dalla sensazione che “sarà sempre così”, mantenere viva la capacità di contatto con le esperienze precedenti e con quelle che ancora non si sono concretizzate.Il sogno delle nostre identità future, nuove, e perché no, migliori, ci aiuterà ad affrontare i difficili compiti di oggi, a mitigare le conseguenze dello stress, ad adattarci alle crisi e alle emergenze che la realtà impone senza chiedercene il permesso.

"C’è pure chi educa, senza nascondere l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma (…) sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato." Danilo Dolci

Coltivare la resilienza

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