Sulla punizione: un sondaggio

Diversità: mai perdere la capacità di meravigliarsi

Il senso di sé cognitivo

Quanta rabbia!

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

La nostra scuola è ancora organizzata sull’educazione al pensiero, si concentra sulla mente, sul cervello, sulla costruzione del
 
 sapere
 
 . Alla scuola dell’infanzia e in alcune scuole primarie illuminate si riesce a sviluppare anche l’educazione della mano, del
 
 saper fare
 
 . È molto difficile, sicuramente rarissimo, trovare scuole, di qualsiasi ordine e grado, in cui si concentrano gli obiettivi formativi anche sull’educazione del cuore, sul
 
 saper essere
 
 .


 Un passaporto per le relazioni


 L’idea culturale dominante rimane quindi quella per cui la scuola si debba occupare di alfabetizzare i giovani a scrivere, leggere, far di conto e, quando va be

La nostra scuola è ancora organizzata sull’educazione al pensiero, si concentra sulla mente, sul cervello, sulla costruzione del sapere. Alla scuola dell’infanzia e in alcune scuole primarie illuminate si riesce a sviluppare anche l’educazione della mano, del saper fare. È molto difficile, sicuramente rarissimo, trovare scuole, di qualsiasi ordine e grado, in cui si concentrano gli obiettivi formativi anche sull’educazione del cuore, sul saper essere.Un passaporto per le relazioniL’idea culturale dominante rimane quindi quella per cui la scuola si debba occupare di alfabetizzare i giovani a scrivere, leggere, far di conto e, quando va bene, a imparare a usare le mani. E l’alfabetizzazione emotiva? Quella non si prende in considerazione perché il suo sviluppo è compito dell’agenzia educativa familiare e delle esperienze di vita che ognuno farà. E se queste fossero purtroppo negative? E se i modelli di riferimento fossero pericolosamente controproducenti? Le competenze sociali e relazionali sono sempre più importanti e la scuola non può fare a meno di occuparsene. Imparare a comprendere e gestire le proprie emozioni è il passaporto per costruire relazioni con gli altri e, nella convinzione che l’apprendimento a scuola sia una costruzione sociale, chi ha buone relazioni impara bene!Un disegno e un viaggioCominciamo dunque a fare un viaggio alla scoperta delle nostre emozioni, a pensarle come se ognuna di esse fosse un luogo da scoprire:facciamo disegnare a tutti i nostri studenti la propria sagoma in scala 1:1, se abbiamo fogli sufficientemente grandi, altrimenti dovremo chiedere di fare una riduzione.chiediamo loro di disegnare dove sentono una determinata emozione; per esempio, se stiamo esplorando il paese della rabbia, gli chiediamo in quali parti del loro corpo la “percepiscono”, cosa gli succede da un punto di vista fisico;proseguiamo il viaggio e cerchiamo di capire quali sono le situazioni in cui, ognuno di loro, prova l’emozione della rabbia, le elenchiamo e le condividiamo;infine chiediamo ai nostri studenti quali possono essere gli “antidoti” alla rabbia: quando sei arrabbiato cosa ti calma? Di cosa/di chi hai bisogno per stare meglio quando sei arrabbiato?Condividere ci rassicura Nella condivisione di questi viaggi interiori gli studenti imparano a conoscere gli altri e sé stessi, imparano che non sono soli, che spesso li accomunano gli stessi motivi di essere arrabbiati, impauriti, felici di altri loro compagni e sono rassicurati da questa comunanza di emozioni. Imparano dagli altri modalità diverse per affrontare la rabbia o la paura, la tristezza o la vergogna e per recuperare serenità e sicurezza.Imparano a parlare del loro mondo, prendono consapevolezza delle proprie emozioni e provano a gestirle at- traverso il confronto con gli altri, avendo anche la possibilità di mettersi alla prova su un terreno così delicato e di sbagliare senza essere giudicati.L’obiettivo del viaggio è quello di disegnare la mappa delle proprie emozioni, essere in possesso della carta d’identità di ognuna di esse, di ogni “paese”... E anche chi accompagna i propri ragazzi ogni volta scopre altri aspetti della propria geografia emotiva.

La nostra scuola è ancora organizzata sull’educazione al pensiero, si concentra sulla mente, sul cervello, sulla costruzione del sapere. Alla scuola dell’infanzia e in alcune scuole primarie illuminate si riesce a sviluppare anche l’educazione della mano, del saper fare. È molto difficile, sicuramente rarissimo, trovare scuole, di qualsiasi ordine e grado, in cui si concentrano gli obiettivi formativi anche sull’educazione del cuore, sul saper essere.Un passaporto per le relazioniL’idea culturale dominante rimane quindi quella per cui la scuola si debba occupare di alfabetizzare i giovani a scrivere, leggere, far di conto e, quando va bene, a imparare a usare le mani. E l’alfabetizzazione emotiva? Quella non si prende in considerazione perché il suo sviluppo è compito dell’agenzia educativa familiare e delle esperienze di vita che ognuno farà. E se queste fossero purtroppo negative? E se i modelli di riferimento fossero pericolosamente controproducenti? Le competenze sociali e relazionali sono sempre più importanti e la scuola non può fare a meno di occuparsene. Imparare a comprendere e gestire le proprie emozioni è il passaporto per costruire relazioni con gli altri e, nella convinzione che l’apprendimento a&nbsp;scuola sia una costruzione sociale, chi ha buone relazioni impara bene!Un disegno e un viaggioCominciamo dunque a fare un viaggio alla scoperta delle nostre emozioni, a pensarle come se ognuna di esse fosse un luogo da scoprire:<ul><li>facciamo disegnare a tutti i nostri studenti la propria sagoma in scala 1:1, se abbiamo fogli sufficientemente grandi, altrimenti dovremo chiedere di fare una riduzione.</li><li>chiediamo loro di disegnare dove sentono una determinata emozione; per esempio, se stiamo esplorando il paese della rabbia, gli chiediamo in quali parti del loro corpo la “percepiscono”, cosa gli succede da un punto di vista fisico;</li><li>proseguiamo il viaggio e cerchiamo di capire quali sono le situazioni in cui, ognuno di loro, prova l’emozione della rabbia, le elenchiamo e le condividiamo;</li><li>infine chiediamo ai nostri studenti quali possono essere gli “antidoti” alla rabbia: quando sei arrabbiato cosa ti calma? Di cosa/di chi hai bisogno per stare meglio quando sei arrabbiato?</li></ul>Condividere ci rassicura&nbsp;Nella condivisione di questi viaggi interiori gli studenti imparano a conoscere gli altri e sé stessi, imparano che non sono soli, che spesso li accomunano gli stessi motivi di essere arrabbiati, impauriti, felici di altri loro compagni e sono rassicurati da questa comunanza di emozioni. Imparano dagli altri modalità diverse per affrontare la rabbia o la paura, la tristezza o la vergogna e per recuperare serenità e sicurezza.Imparano a parlare del loro mondo, prendono consapevolezza delle proprie emozioni e provano a gestirle at- traverso il confronto con gli altri, avendo anche la possibilità di mettersi alla prova su un terreno così delicato e di sbagliare senza essere giudicati.L’obiettivo del viaggio è quello di disegnare la mappa delle proprie emozioni, essere in possesso della carta d’identità di ognuna di esse, di ogni “paese”... E anche chi accompagna i propri ragazzi ogni volta scopre altri aspetti della propria geografia emotiva.

<ul><li>Goleman, D. (1996). L’intelligenza emotiva. Milano: RCS. </li><li>Sclavi, M. (2014). La scuola e l’arte di ascoltare: gli ingredienti delle scuole felici. Milano: Feltrinelli</li></ul>

Viaggio nel paese delle emozioni

Dove trovi questo contenuto