Quando i docenti fanno lezione a se stessi, si rivolgono alla lavagna

Il gioco e le abilità cognitive

Tempo di riflessione

La Gioia di ricominciare

Muoviamo i primi passi

Ciao, finalmente!

AMBIENTI PER DIVENTARE PERSONE

La base principale di ogni vera persona &egrave; che sappia realizzare amicizia tra s&eacute; e gli altri. La parola amicizia &egrave; molto bella, &egrave; il &ldquo;sentire&rdquo; gli altri.

Il valore dell&rsquo;amicizia, intesa anche come rispetto e condivisione e non ruffiana partigianeria, &egrave; valore da costruire anche tra gli adulti, in primis gli educatori tra loro, ma anche (pur nelle differenze di ruolo) con i genitori, anche loro spesso troppo soli in questa societ&agrave; molecolare.

Educare all&rsquo;amicizia non si fa con prediche e neppure con modelli precotti, ma con una cura educativa raffinata e mite, con pratiche attive e cooperative, con la gioia e la felicit&agrave; di sentirsi &ldquo;noi&rdquo; e non solo &ldquo;io&rdquo;.

In un&rsquo;epoca dura come quella attuale, tra guerre europee, crisi climatiche ed economiche, educare all&rsquo;amicizia come valore sociale comune e indispensabile mi pare necessario fin da piccoli.

Come insegna il mio poeta preferito Umberto Saba, con parole semplici profonde come lui sapeva fare, e che lascio qui come messaggio comune di speranza per il futuro dell&rsquo;educazione e della vita di tutti. 

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Una cosa &egrave; chiara: i bambini presenti sono in gran parte figli unici, con genitori troppo adulti e che dopo i giardinetti torneranno nelle loro gabbie domestiche pieni di giocattoli solitari. Cosa ben diversa della situazione della mia infanzia: davanti alla porta di casa c&rsquo;era una grande corte ombreggiata dove ci mescolavamo per ore e ore tra fratelli, cugini, amici, di diverse et&agrave; a creare una societ&agrave; dei bambini caciarona e vitale. Che mi ha educato, eccome!

Ecco il punto che ci riguarda da educatori: gli asili nido e le scuole dell&rsquo;infanzia sono ormai diventati luoghi in cui strutturalmente e quotidianamente avviene quella cosa essenziale per la crescita che &egrave; la relazione tra pari e tra piccoli, l&rsquo;amare e il picchiarsi, lo scambiarsi e il condividere, dunque creare quella &ldquo;societ&agrave; bambina&rdquo; altrimenti soffocata dalla modernit&agrave; adultizzata. I luoghi educativi formali sono sempre di pi&ugrave; l&rsquo;unico o il principale luogo nel quale tale societ&agrave; ha modo di realizzarsi: imparare a stare con gli altri, parlare e ascoltare, avere sentimenti social insomma, se vi pare poco.

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LA &ldquo;SOCIET&Agrave; BAMBINA&rdquo;

&Egrave; un bambino normalmente vivace e affettuoso, altro non dico per evitare la sindrome nonnesca dello &ldquo;scaraffone&rdquo;. Lo portiamo spesso al parco, tra alberi e giostrine, un luogo per antonomasia anarchico (ognuno fa ci&ograve; che gli pare), dove vedo fiorire comportamenti che toccano il mio cuore pedagogo.

C&rsquo;&egrave; chi spintona gli altri sulla scaletta dello scivolo per arrivare prima, chi prende una palla lasciata a terra e dice &ldquo;mia&rdquo;, chi se ne sta zitto e basta.

C&rsquo;&egrave; anche chi (per la verit&agrave; pochi) cerca di giocare con altri bambini, ma in genere vedo una sommatoria di egocentrici disinibiti, pare disabituati al piacere dell&rsquo;altro.

Ragioniamo: sono tutti figli unici?

O hanno genitori narcisi distratti nei confronti degli altri, tanto che se un altro cade non intervengono (non &egrave; il loro).

Oppure possiamo pensare che accade cos&igrave; secondo la teoria piagetiana dell&rsquo;epoca dell&rsquo;egocentrismo pre-operatorio?

Mi pare tutto pi&ugrave; complesso, infatti, pian piano ci si accorge che i bambini &ldquo;capiscono&rdquo; che loro sono &ldquo;bimbi&rdquo; e gli altri &ldquo;grandi&rdquo;. Ovvio, non tutti sono cos&igrave; e funziona meglio se gli adulti accompagnatori chiacchierano tra loro e lasciano i piccoli in pace. Allora possono anche scappare bacini, scambi di giocattoli, parole e sguardi.

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[&hellip;] Fanciullo, od altro sii tu che mi ascolti, in pena viva o in letizia (e pi&ugrave; se in pena) apprendi da chi ha molto sofferto, molto errato, che ancora esiste la Grazia, e che il mondo - TUTTO IL MONDO - ha bisogno d&rsquo;amicizia.

Umberto Saba

IL RUOLO DELL&rsquo;AMICIZIA

Educhiamo le bambine e i bambini a stare bene insieme o invece a pensare solo a loro stessi?

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OGNUNO PER S&Eacute;&hellip;

Qui nasce la complessit&agrave; socio-pedagogica dei nostri luoghi educativi per l&rsquo;infanzia di oggi, ormai strumenti quasi unici di costruzione di relazioni orizzontali decisive per la crescita: come fare in modo che la relazione tra adulti educatori e bambini, figli di genitori spesso individualistici e ansiosi, possa diventare non quel &ldquo;luogo altro&rdquo; che una volta era la scuola, ma il &ldquo;luogo loro&rdquo; dove imparano a essere bambini sociali?

&Egrave; un dilemma niente affatto semplice a fronte di mille contraddizioni di quest&rsquo;epoca.

Ammettiamolo: l&rsquo;esperienza italiana degli asili nido e delle scuole dell&rsquo;infanzia ha una lunga tradizione di educazione attiva, di gioiosa comunit&agrave; di relazioni, che ama i bambini come protagonisti della loro educazione. Non da addestrare tra premi e divieti, ma da far crescere in un ambiente in cui il sentirsi &ldquo;amici&rdquo; e il vivere come &ldquo;gruppo&rdquo; non &egrave; una qualsiasi tecnica didattica, ma una condizione profonda per attivare fin da piccoli i valori essenziali dell&rsquo;umanit&agrave;.

Dunque, i nostri non sono luoghi di guardian&igrave;a per &ldquo;aiutare&rdquo; le famiglie che lavorano e neppure solo i primi luoghi di apprendimento, ma ambienti dove si diventa &ldquo;persone&rdquo;.

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L’amicizia salverà i bambini

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