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“Violenza assistita”

Gli adolescenti hanno il potere straordinario di essere davvero capaci di cambiare rotta rapidamente

Così, prosegue la canzone.

Marzia (nome di fantasia) ha 19 anni e scrive canzoni rap che sono delle bellissime poesie, sebbene non le faccia ancora leggere a nessuno. Ho avuto il privilegio di scoprirlo dopo qualche mese dal nostro primo incontro, quando ha iniziato a fidarsi di me. Non voleva andare da una psicoterapeuta, è stata “obbligata” dalla madre, esasperata dalle continue “visite” dal preside e stanca di essere mandata tutti i giorni a quel paese. Nessuno avrebbe mai detto che Marzia potesse scrivere poesie toccanti: proprio lei, così “mascolina” e “bulla” (definizioni dei suoi compagni di classe), con la bocca piena di parolacce, l’atteggiamento strafottente e oppositivo. Eppure spesso non ci si domanda quanto dolore possa nascondersi dietro una “corazza”, parola che la stessa Marzia ha utilizzato per descriversi in una delle sue canzoni:

<blockquote>Dentro ho un mondo da scoprire Sì lo so che non mi credi Più mi fido e più lo vedi Tu però non mi ferire.</blockquote>

Marzia è cresciuta ascoltando il padre insultare la madre: urla, umiliazioni, appellativi offensivi e svilenti, ordini e rimproveri. La madre, dal canto suo, non si è mai ribellata, «è troppo fragile per muovere anche un dito», mi ha spiegato in un misto tra tenerezza e rabbia. Per Marzia quel clima così astioso e rancoroso era&nbsp;normale. Da piccola non riusciva neppure a immaginare che potesse esistere qualcosa di diverso, tanto che a otto anni aveva spergiurato che non si sarebbe mai innamorata. Quella promessa in qualche modo l’aveva mantenuta, stabilendo relazioni controllanti in cui cercava sempre di avere pieno potere, un po’ per non rischiare di soccombere come la madre, un po’ perché la violenza era l’unico modo che conosceva per stare comunque insieme a qualcuno. Era la prima che si sentiva appesantita da quella corazza, ma contemporaneamente non riusciva a farne a meno, perché troppo spaventata dal potersi far vedere vulnerabile.

Quello che Marzia ha vissuto è un’esperienza drammatica cui è stata data la definizione di violenza assistita e che ha effetti devastanti tanto quanto quelli della violenza subita. È stato importantissimo spiegarglielo per dare valore alla sua sofferenza, legittimarla, farle sentire che aveva tutto il diritto di essere arrabbiata e addolorata. Il personaggio della “bulla” le aveva salvato la vita: nessuno osava insultarla. La “bulla”, però, allo stesso tempo le stava rovinando la vita: nessuno osava neanche avvicinarsi a lei. La sua solitudine, compagna di sempre, era adesso troppo forte. Non ne poteva più di sentirsi raccontare di tutte le feste alle quali non veniva invitata, di tutti i pomeriggi al parco durante i quali non studiava con i suoi compagni per prepararsi alla maturità, di tutti i cuori che non battevano per lei:

Un lento percorso per posare la corazza

All’inizio Marzia si poneva anche con me in modo molto sfidante e oppositivo, ritenendo che andare da una psicoterapeuta fosse una «cosa da deboli». Lentamente sta cominciando ad avere la sensazione che, a volte, chiedere aiuto è un atto di grande coraggio. Nel viaggio che stiamo facendo insieme sta conoscendo la possibilità di stare in&nbsp;una relazione in modo differente, potendosi mostrare fragile, tenera, delicata, senza rischiare niente. Questa esperienza le sta permettendo di fare dei «piccoli esperimenti», così li chiama, anche fuori dalla nostra stanza. Ha smesso di disturbare la sua compagna di banco durante le lezioni, chiedendole perfino scusa per averlo fatto fino a quel giorno. Ha prestato un libro a un suo compagno. Piccole cose che però per Marzia sono grandissime e che già stanno dando i primi frutti: il compagno a cui ha prestato il libro le ha chiesto se avesse voglia di andare al cinema a vedere il film a esso associato.

<blockquote>Vorrei avere il coraggio di abbracciarti Senza l’impulso di spezzarti E usare tutte le mie armi Per paura di spezzarmi</blockquote>

I cambiamenti personali sono lenti, ma gli adolescenti hanno il potere straordinario di essere in piena costruzione di sé e quindi davvero capaci di cambiare rotta rapidamente. Spesso basta che qualcuno riesca a vederli. Di recente, a sua volta è stata Marzia a “obbligare” la madre a iniziare una psicoterapia: «Con mio padre non ci provo neanche, ma mia madre magari si sveglia». Superato l’esame di Stato, ha già deciso che andrà a studiare fuori casa, perché non vuole più stare costatemente in quel clima violento, in mezzo «ai problemi loro, che è giusto si smazzino loro. Io me li sono già smazzati abbastanza». Noi proseguiremo il nostro percorso, sperando che piano piano Marzia possa sentirsi serena all’interno di relazioni affettive e amicali, capace di posare la sua corazza e far vedere tutta la bellezza che c’è sotto, che è davvero tanta:

<blockquote>Ti lamenti perché sono corazzata Ma uno scudo se si rompe non fa male La pelle nuda invece resta insanguinata E poi c’è chi ci butta il sale</blockquote>

Una ragazza “corazzata”

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