Sulla punizione: un sondaggio

Diversità: mai perdere la capacità di meravigliarsi

Il senso di sé cognitivo

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Creare le basi di un buon clima

Il gruppo è un luogo dove è importante che ognuno si senta a proprio agio, non giudicato e soprattutto accolto e ascoltato. I membri che lo compongono collaborano e condividono esperienze, pensieri e idee in un clima in cui è importante sentirsi sicuri. Wenger (2006) definisce il gruppo come una “comunità di pratica, una comunità di professionisti, tenuti insieme dalla comune impresa educativa, impegnati costantemente nella negoziazione del significato della propria attività e capaci di apprendere, riflettendo sulla propria pratica”. Nel gruppo ognuno porta la propria storia, il proprio modo di sentire, di pensare e di esprimere. Importante è avere un atteggiamento di accoglienza dell’altro. Così facendo ognuno si sentirà parte di una squadra e appartenente a un gruppo di lavoro.

Collaborare e condividere

L'importanza della comunicazione

Tutte queste strategie richiedono un lavoro personale importante e a volte faticoso, ma indispensabile a migliorare noi stessi e la qualità delle nostre relazioni. Come possiamo promuoverle? Attraverso la formazione in servizio o l’intervento di una supervisione da parte di professionisti; una formazione attenta e mirata a migliorare e potenziare le competenze di cui abbiamo appena parlato. Attraverso dei focus group tematici, role playing e simulate: metodi che danno la possibilità di metterci in discussione, di poter esprimere noi stessi e di entrare in connessione con l’altro. La nostra è una professione di cura e, come dice Luigina Mortari (2015), “c’è il pensiero alla base di ogni azione di cura. Per questo alla cura si può essere educati”. Una vita buona non può tralasciare la premura verso il prossimo, la sollecitudine a favorire il benessere dell’altro, l’impegno a far fiorire le sue possibilità. Come fa un buon educatore, per esempio, con un gran dispendio di energie, ma ottenendo in cambio una restituzione di senso che non ha uguale. E che lo fa sentire bene: ben-essere. È questa l’essenza della cura: “consiste nell’essere una pratica e accade in una relazione, è mossa dall’interessamento per l’altro, orientata a promuovere il suo ben-esserci; per questo si occupa di qualcosa di essenziale per l’altro”. Perché ben-agire e ben-essere sono coincidenti: “ci sono azioni di cui sentiamo la necessità. Mettendoci passione, come sempre si fa per le cose importanti: la passione è ciò che dà forza alla mente”. La cosa più importante è lavorare per il bene, ma anche stare bene.

<ul><li>Gordon, T. (1999). Leader Efficaci. Essere una guida responsabile favorendo la partecipazione. Molfetta (BA): La meridiana. </li><li>Mortari, L. (2015). Filosofia della Cura. Milano: Raffaello Cortina. </li><li>Wenger, E. (2006). Comunità di pratica. Apprendimento, significato e identità. Milano: Raffaello Cortina.</li></ul>

Un buon comunicatore secondo Thomas Gordon (1999) deve essere in possesso di alcune competenze fondamentali: l’ascolto attivo e il messaggio “io”. Si tratta non solo di ascoltare, ma di farlo con gli occhi, con la mente e con il cuore. Esistono altre attitudini che si manifestano nell’ascolto, di cui l’empatia è forse la più importante: significa immedesimarsi nell’altro per coglierne i pensieri e gli stati d’animo: condividere emotivamente la sua esperienza pur non perdendo il senso della propria identità. Altro aspetto importante è la considerazione positiva incondizionata, che indica una globale accettazione della persona anche nel caso in cui questa abbia valori e atteggiamenti diversi dai nostri, in questo modo chi ci parla non verrà giudicato. Non meno importante, è la congruenza con se stessi: agire in modo da riflettere quel che si sente dentro, senza assumere un atteggiamento difensivo. Un’altra modalità efficace di cui ci parla Gordon è il messaggio in prima persona. Questo permette a due persone di entrare in contatto con i vissuti personali l’uno dell’altro: si espone e si svela il proprio stato d’animo, partendo da quello che sente. L’interlocutore in questo caso non si sente né giudicato, né colpevolizzato e, così, può ascoltare i bisogni dell’altro con maggiore attenzione.

Gli educatori che lavorano nei contesti educativi si trovano quotidianamente a svolgere il proprio lavoro in relazione con i bambini, le famiglie, ma anche con i colleghi. Il team work e la gestione dello stress sono alcune delle soft skills (capacità trasversali) di cui tanto si parla e che sono requisiti necessari per svolgere il proprio lavoro in armonia con i colleghi. I nostri luoghi di lavoro sono luoghi di relazione: non solo interagiamo con i bambini e con le loro famiglie, ma anche con i colleghi, condividendo attività, proposte, documentazione e formazione. Le eventuali dinamiche non costruttive all’interno dei gruppi, se non vengono risolte e chiarite, portano a un deterioramento della relazione stessa, a una demotivazione del singolo, e quindi del gruppo e la qualità del servizio viene compromessa. Tutto questo poi ha una ricaduta sui bambini. Il nostro benessere è di fondamentale importanza per il benessere dei bambini affinché anche loro possano vivere momenti piacevoli e sereni all’interno dei servizi.

Gli educatori che lavorano nei contesti educativi si trovano quotidianamente a svolgere il proprio lavoro in relazione con i bambini, le famiglie, ma anche con i colleghi. Il
 
 team work
 
 e la gestione dello stress sono alcune delle
 
 soft skills
 
 (capacità trasversali) di cui tanto si parla e che sono requisiti necessari per svolgere il proprio lavoro in armonia con i colleghi. I nostri luoghi di lavoro sono luoghi di relazione: non solo interagiamo con i bambini e con le loro famiglie, ma anche con i colleghi, condividendo attività, proposte, documentazione e formazione.
 
 Le eventuali dinamiche non costruttive all’interno dei gruppi, se non v

Gli educatori che lavorano nei contesti educativi si trovano quotidianamente a svolgere il proprio lavoro in relazione con i bambini, le famiglie, ma anche con i colleghi. Il team work e la gestione dello stress sono alcune delle soft skills (capacità trasversali) di cui tanto si parla e che sono requisiti necessari per svolgere il proprio lavoro in armonia con i colleghi. I nostri luoghi di lavoro sono luoghi di relazione: non solo interagiamo con i bambini e con le loro famiglie, ma anche con i colleghi, condividendo attività, proposte, documentazione e formazione. Le eventuali dinamiche non costruttive all’interno dei gruppi, se non vengono risolte e chiarite, portano a un deterioramento della relazione stessa, a una demotivazione del singolo, e quindi del gruppo e la qualità del servizio viene compromessa. Tutto questo poi ha una ricaduta sui bambini. Il nostro benessere è di fondamentale importanza per il benessere dei bambini affinché anche loro possano vivere momenti piacevoli e sereni all’interno dei servizi.

Promuovere un buon clima di gruppo

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