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Problemi per crescere

Riflessioni sull’insegnamento della Matematica (e non solo) in una situazione d’emergenza

di Pietro Di Martino, Rosetta Zan09 luglio 20205 minuti di lettura
Problemi per crescere | Giunti Scuola

La pandemia e la conseguente sospensione della didattica in presenza ha costretto gli insegnanti a cercare di adattarsi a una situazione d’emergenza imprevista e imprevedibile. In pochi giorni le consuetudini scolastiche sono state spazzate via e la didattica a distanza è diventata la protagonista della scena.

Non c’è dubbio che in questa emergenza le competenze nell’uso di strumenti digitali si sono rivelate utili e, d’altra parte, è evidente che le competenze digitali non sono sufficienti per sviluppare una didattica efficace: la padronanza dei mezzi senza specifiche competenze didattiche relativamente al loro uso può portare a concentrarsi più sugli effetti speciali che a interrogarsi sugli obiettivi educativi che si intende perseguire.

Guardare indietro

Per affrontare l’imprevisto ci sono diversi modi di guardare indietro, alle pratiche rassicuranti del passato, e questi diversi modi sono guidati dalle domande che ci possiamo porre.

  • Un modo è quello di cercare di mantenere la nostra pratica a prescindere dalle diverse condizioni. La domanda tipica in questo caso è: “Come posso fare adesso a riproporre questa attività a distanza?”. Lo sforzo è centrato sul tentativo di usare i mezzi a disposizione per salvaguardare una rassicurante routine, così da permettere per esempio che la lezione a distanza si senta bene, che gli esercizi arrivino agli allievi, e che ritornino eseguiti all’insegnante che li corregge.
  • Una domanda invece generativa di nuove prospettive e soluzioni, è “Quali obiettivi mi ponevo con questa attività?”. E se li riteniamo ancora irrinunciabili: “Posso raggiungere gli stessi obiettivi con i mezzi che ho a disposizione ora, e con i vincoli del contesto attuale? Come?”. In altre parole, le pratiche messe in campo e l’analisi a posteriori delle stesse devono essere legate alla riflessione sugli obiettivi che ci poniamo. In caso contrario sono semplici routine automatiche che si attivano senza consapevolezza.

La situazione d’emergenza diventa allora anche un’occasione per riprendere consapevolezza degli obiettivi che ci poniamo proponendo una certa attività. Senza questa riflessione il rischio è quello di passare semplicemente da una routine in presenza a una a distanza. In conclusione, è fondamentale guardare indietro, più indietro di quel presente che è stato interrotto: “Cosa c’era dietro la mia pratica? Quali obiettivi? Quali scelte?”.

Guardare avanti

D’altra parte, oltre a guardare indietro (e valutare anche quello che facevamo e che non possiamo più fare), è importante guardare avanti. L’emergenza può generare anche nuovi obiettivi, o portarne in primo piano alcuni lasciati sullo sfondo.

Per esempio, è emersa la necessità, attraverso ogni disciplina, di dare voce alle nuove paure e ai nuovi bisogni dei bambini, che subiscono l’effetto di decisioni importanti, cogliendone la drammaticità, ma raramente avendo gli strumenti per comprendere.

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La scuola è contatto, la scuola è il contesto, l’ambiente, la ricreazione, la mensa, i compagni più grandi e più piccoli



Obiettivi urgenti

Obiettivi che si sono palesati in questo periodo come particolarmente urgenti e irrinunciabili sono per esempio lo sviluppo dell’autonomia degli allievi, l’inclusione, un rapporto di fiducia con le famiglie. Guardare avanti significa dunque anche riconoscere alcune possibili occasioni in una situazione che non è quella che vorremmo e sceglieremmo: la modalità a distanza ci può permettere per esempio di superare alcune difficoltà e organizzare il lavoro con piccoli gruppi di allievi, riuscendo a seguire per tutto il tempo, seppur a distanza, tutti i gruppi. Ma anche il coinvolgimento dei genitori, cruciale per un rapporto costruttivo fra scuola e famiglia, diventa ora in alcuni casi possibile, oltre che necessario.

  • Attrezzarsi per un nuovo inizio
    Guardare avanti significa attrezzarsi per un nuovo inizio. E anche qui guardarsi indietro con maggiore consapevolezza aiuta a porci le domande più adeguate, e anche ad affrontare temi importanti come la possibile riduzione dei tempi in presenza. Si prospettano soluzioni impegnative, si parla di “lavorare sui nuclei essenziali delle discipline”. Che cosa significa? C’è qualcosa che dobbiamo tagliare? Cosa possiamo evitare di “fare”?
  • Rileggere le Indicazioni nazionali
    In realtà rispetto a una certa tradizione didattica tanti tagli erano già possibili, se non auspicati, ben prima di questa emergenza. Le Indicazioni nazionali sono state e sono un richiamo autorevole convincente: i traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento sono già declinati in modo essenziale.

Alcuni punti essenziali:

• definire gli obiettivi didattici

• sviluppare autonomia

• includere

• rileggere le Indicazioni nazionali

La scuola è contatto e contesto

La scuola è contatto, la scuola è il contesto, l’ambiente, la ricreazione, la mensa, i compagni più grandi e più piccoli. Ma nell’emergenza, la didattica a distanza può essere una necessità, anche per un periodo importante: per questo è fondamentale riflettere su come lavorare al meglio e con consapevolezza. I problemi, opportunamente scelti, sono il terreno ideale per sviluppare una didattica efficace, innovativa, inclusiva.

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