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In classe: gli oggetti e le azioni a scuola

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Arriva la pioggia, c&rsquo;&egrave; un merlo in cortile, i giardinieri tagliano l&rsquo;erba&hellip; sono solamente alcune delle attrazioni che fanno avvicinare bambine e bambini alla finestra per guardare fuori. 
C&rsquo;&egrave; chi guarda in silenzio, chi dopo un po&rsquo; non vede pi&ugrave; niente perch&eacute; si &egrave; appannato il vetro, chi commenta, chi indica, chi va via. Poi, chi ne parla, chi chiama, chi si mette comodo di fronte allo spettacolo del mondo. 
In casi come il guardare fuori dalla finestra si pu&ograve; mettere in moto anche il corpo, per esempio spostando una sedia, e spesso occorre accordarsi in modo che tutti possano vedere. 
Altrettanto interessante &egrave; guardare da fuori della finestra a dentro, per vedere che cosa c&rsquo;&egrave;, com&rsquo;&egrave;, chi c&rsquo;&egrave;. 
A partire da quanto accade dalla finestra possiamo valorizzare in pi&ugrave; modi i momenti di (stra)ordinaria giocosit&agrave;.

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Nel nostro lavoro di costante ricerca, non mancano gli spunti quando osserviamo ci&ograve; che i bambini e le bambine fanno di spontanea volont&agrave;, in modo giocoso.

Chiedersi che cosa si pu&ograve; fare se vogliamo sostenere ci&ograve; che esprimono i bambini, va di pari passo con il che cosa non fare, non dire, non predisporre. Cio&egrave;, un progettare per sottrazione che lascia passare raggi di luce su come intendiamo la scuola, l&rsquo;infanzia, i genitori e, diciamocelo, anche la vita.

A partire dall&rsquo;osservare ci&ograve; che accade, anche solo durante un &ldquo;attimo ludente&rdquo; alla finestra, possono nascere tante idee, per esempio:

<ul>
	<li>pensando a bambine e bambini che comunicano battendo le mani al vetro, possiamo ricercare e predisporre oggetti (negli spazi interni piccoli cilindri di legno recuperati da potature e all&rsquo;esterno alcune pentole con qualche mestolo) per sostenere eventuali dialoghi sonori;</li>
	<li>insieme ai bambini possiamo parlare con il giardiniere per lasciare zone incolte (di pochi metri quadrati), dove osservare l&rsquo;alternarsi di piante spontanee e di piccoli animali.</li>
</ul>

Due spunti, fra chiss&agrave; quanti, che una volta messi in pratica ne possono generare altri, in un flusso continuo e giocoso di pensieri, azioni ed emozioni.

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CHE COSA SI PU&Ograve; FARE SE&hellip;

Progettare itinerari educativi e didattici a partire da bambine e bambini significa diverse cose, come ri-pensare e rinnovare ciclicamente spazi e materiali da vivere in modo autonomo.

Significa anche ricercare i significati del gioco, osservando quali siano gli elementi che generano l&rsquo;auto-motivazione.

In questa direzione, cio&egrave; rilanciando non solo il tema bens&igrave; l&rsquo;atteggiamento ludico, possiamo proporre un &ldquo;laboratorio aperto&rdquo; ovvero uno spazio dove condurre un&rsquo;esperienza con un piccolo gruppo organizzandoci in modo tale che bambine e bambini abbiano la possibilit&agrave; di scegliere se partecipare, di entrare e di uscire come avviene in un gioco autonomo.

In un certo senso, proporsi come una finestra sul mondo, insieme ad altre finestre, tutte importanti nel medesimo modo, in silenziosa attesa, nell&rsquo;ottica di garantire qualit&agrave; relazionale dedicandosi a pochi bambini alla volta. Non &egrave; semplice, occorre fare i conti con se stessi, predisporre con cura tutto l&rsquo;ambiente e &shy;progettare un laboratorio aperto al possibile.

Se ispirazioni di questo tipo, e non solo, possono emergere a partire da attimi di (stra)ordinaria giocosit&agrave; in una sottile e trasparente linea di confine fra dentro e fuori, come alla finestra, figuriamoci quante idee pu&ograve; sollecitare il gioco autonomo immerso in spazi interni belli, per non parlare se viviamo in modo costante il giardino e il territorio.

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Il primo passo &egrave; partire da se stessi, incuriosirsi anche su tematiche non direttamente spendibili con i bambini: sappiamo che i ricercatori scoprono molte cose interessandosi ad &ldquo;altro&rdquo;, &egrave; questione di allargare gli orizzonti per farsi trovare pronti a inaspettate idee ludiche.

Per esempio, possiamo domandarci quando l&rsquo;essere umano ha iniziato ad avere le case con le finestre. Per poi soffermarsi sul fatto che, secondo alcuni studiosi, il vetro &egrave; stato scoperto per caso, modalit&agrave; che accomuna molte invenzioni che hanno cambiato il corso della storia. E, perch&eacute; no, riflettere sui significati di un incontro fortuito, per sbaglio, per gioco.

Un incontro &egrave; un accadimento che genera qualcosa di nuovo nell&rsquo;ordinario e i bambini sono alla continua ricerca di novit&agrave;, sono molto abili a provocare l&rsquo;inatteso con il loro atteggiamento giocoso.

Nell&rsquo;andare dove ci porta il gioco autonomo, nel predisporre spazi, nel progettare una proposta condotta.

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&Egrave; attraente osservare gli eventi inattesi, ma anche la consuetudine ha i suoi perch&eacute;, nello svelarsi con i suoi piccoli dettagli

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	<li>Braga P., Morgandi T. (2021). Giocare al nido e nella scuola dell&rsquo;infanzia. Roma: Carocci.</li>
	<li>Di Pietro A. (2020). Giocare con niente. Esperienze autonome con oggetti e cose &ldquo;impertinenti&rdquo;. Reggio Emilia: Edizioni Junior.</li>
	<li>Ritscher P., Staccioli G. (2005). Vivere a scuola. Programmare per situazioni. Roma: Carocci.</li>
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LABORATORI APERTI

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SINTONIE LUDICHE

Momenti di (stra)ordinaria giocosità

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