L'autismo visto da un amico immaginario

Ancora sull’insegnante di sostegno

Geometria ad occhi chiusi

Autismo – strumenti e proposte da “Psicologia e Scuola”

Primi giorni di scuola

Gioco e cresco con gli altri

Conoscersi e riconoscersi

La coesistenza delle quattro condizioni riassunte nella “teoria del fiore” permette l’instaurarsi di una rete collaborativa ricca di stimoli per il bambino.

Per accompagnare il bambino con sindrome dello spettro autistico nel suo percorso di crescita, nessun tipo di intervento può prescindere da un lavoro di rete basato su una forte collaborazione tra scuola, famiglia e centri riabilitativi.

Le caratteristiche di un rapporto funzionale tra scuola e famiglia si possono riassumere in quattro parole chiave (che potremmo connotare come la “teoria del fiore”: si veda la Figura 1): collaborazione, condivisione, fiducia, delega.

Il rapporto scuola-famiglia

Traggo spunto dal concetto espresso da Eric Schopler (2005) sull’importanza della collaborazione tra genitori e “operatori dell’educazione” del bambino con sindrome dello spettro autistico, collaborazione definita come l’incontro tra due “esperti”: da una parte gli insegnanti (esperti dell’educazione e dell’autismo in generale), dall’altra i genitori, identificati da Schopler come i migliori esperti “grezzi” del loro bambino. La collaborazione deve essere intesa come elemento indispensabile al fine di poter permettere il passaggio necessario di informazioni sia prima della stipulazione del PEI (Progetto Educativo Individualizzato), sia durante, sia dopo (in qualità di feedback e verifica). La scuola ha l’importante compito di individuare gli obiettivi su cui concentrarsi al fine di elaborare il PEI, sulla base delle caratteristiche specifiche di ogni singolo bambino e delle difficoltà generali di adattamento al contesto scolastico (obiettivi sia a breve, sia a lungo termine). Per fare ciò, risulta evidente l’importanza della collaborazione con i genitori, in quanto insieme con loro si potranno individuare le metodologie più utili da seguire. Altrettanto fondamentale è la condivisione tra i genitori (che, sempre secondo Schopler, «rappresentano i maggiori esperti a cui rivolgersi perché sono le persone più vicine al bambino») e gli insegnanti, con i quali i primi possono condividere «le tecniche e le strategie utili che magari in passato sono risultate efficaci: pur non possedendo elevate competenze, conoscono le abitudini del bambino, ciò che lo spaventa e le situazioni in cui appare più tranquillo». Per stabilire obiettivi e strategie, la condivisione tra genitori e scuola risulta quindi essenziale. A riguardo della fiducia, rileviamo quanto sia importante che l’insegnante, sin dal momento della presa in carico dell’alunno a scuola, dedichi uno spazio alla conoscenza&nbsp;della famiglia, costruendo un ponte fra casa e scuola che permetta al bambino di sentirsi rispettato e accolto in un ambiente stimolante. Così facendo si creerà un legame di fiducia reciproca (scuola-famiglia) che offrirà una valida base per una futura proficua collaborazione. Osservare la buona relazione esistente tra i propri genitori e gli insegnanti è un esempio positivo per il bambino, il quale vivrà in un clima amichevole, dove i due contesti saranno in alleanza, facendolo sentire al centro delle loro attenzioni, amato, protetto e apprezzato. La delega è l’atteggiamento mentale che permette ai genitori (una volta instaurato un rapporto di collaborazione, di condivisione dei progetti e delle modalità per raggiungerli e infine, aspetto determinante, un buon livello di fiducia) di affidarsi agli insegnanti, in qualità di esperti dell’educazione scolastica del proprio figlio, delegando quindi alla scuola la programmazione per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento, attraverso le strategie ritenute più idonee per l’alunno.

A fronte di quanto esposto sopra e dell’esperienza maturata durante il periodo di lockdown, che ha determinato una nuova situazione relazionale tra scuola e famiglia, possiamo affermare che la “teoria del fiore” è stata ampiamente confermata. Si è potuto constatare, infatti, come la presenza delle quattro condizioni suddette abbia dato origine a buone e fruttuose situazioni, mentre sia stato carente e/o deficitario il risultato in assenza anche di una sola delle quattro. La coesistenza di queste condizioni ha permesso un dialogo fluido e ricco di stimoli e significati per gli alunni, che hanno risposto con attenzione e impegno, trovandosi coinvolti e al tempo stesso supportati da una rete collaborativa che passava informazioni, regole, ritmi di lavoro, organizzazione in maniera armonica e lineare. Riteniamo quindi che sia in tempi di didattica ordinaria, sia (e forse a maggior ragione) in tempo di didattica “particolare” o “straordinaria”, è sempre di fondamentale importanza impostare, mantenere e preservare un buon dialogo e una buona relazione tra scuola e famiglia, i due pilastri fondamentali nella crescita dei nostri alunni.

Per accompagnare il bambino con sindrome dello spettro autistico nel suo percorso di crescita, nessun tipo di intervento può prescindere da un lavoro di rete basato su una forte collaborazione tra scuola, famiglia e centri riabilitativi.

Le caratteristiche di un rapporto funzionale tra scuola e famiglia si possono riassumere in quattro parole chiave (che potremmo connotare come la “teoria del fiore”: si veda la Figura 1): collaborazione, condivisione, fiducia, delega.

<ul><li>Cottini L. (2017), Autismo. Come e cosa fare con bambini e ragazzi a scuola, Giunti EDU, Firenze. Howell L., </li><li>Lumachi S. (2018), Manuale per insegnanti e genitori di bambini con diagnosi di autismo, Liberodiscrivere, Genova. Howell L., </li><li>Lumachi S. (2020), Questo è il mio quaderno: mi presento, Liberodiscrivere, Genova. </li><li>Schopler E. (2005), Autismo in famiglia. Manuale di sopravvivenza per genitori, Erickson, Trento. </li><li>Zanobini M., Usai M.C. (2019), Psicologia della disabilità e dei disturbi dello sviluppo. Elementi di riabilitazione e d’intervento (8a ed.), FrancoAngeli, Milano, 2019.</li></ul>

Traggo spunto dal concetto espresso da Eric Schopler (2005) sull’importanza della
 
 collaborazione
 
 tra genitori e “operatori dell’educazione” del bam

Traggo spunto dal concetto espresso da Eric Schopler (2005) sull’importanza della collaborazione tra genitori e “operatori dell’educazione” del bambino con sindrome dello spettro autistico, collaborazione definita come l’incontro tra due “esperti”: da una parte gli insegnanti (esperti dell’educazione e dell’autismo in generale), dall’altra i genitori, identificati da Schopler come i migliori esperti “grezzi” del loro bambino. La collaborazione deve essere intesa come elemento indispensabile al fine di poter permettere il passaggio necessario di informazioni sia prima della stipulazione del PEI (Progetto Educativo Individualizzato), sia durante, sia dopo (in qualità di feedback e verifica).La scuola ha l’importante compito di individuare gli obiettivi su cui concentrarsi al fine di elaborare il PEI, sulla base delle caratteristiche specifiche di ogni singolo bambino e delle difficoltà generali di adattamento al contesto scolastico (obiettivi sia a breve, sia a lungo termine). Per fare ciò, risulta evidente l’importanza della collaborazione con i genitori, in quanto insieme con loro si potranno individuare le metodologie più utili da seguire.Altrettanto fondamentale è la condivisione tra i genitori (che, sempre secondo Schopler, «rappresentano i maggiori esperti a cui rivolgersi perché sono le persone più vicine al bambino») e gli insegnanti, con i quali i primi possono condividere «le tecniche e le strategie utili che magari in passato sono risultate efficaci: pur non possedendo elevate competenze, conoscono le abitudini del bambino, ciò che lo spaventa e le situazioni in cui appare più tranquillo». Per stabilire obiettivi e strategie, la condivisione tra genitori e scuola risulta quindi essenziale.A riguardo della fiducia, rileviamo quanto sia importante che l’insegnante, sin dal momento della presa in carico dell’alunno a scuola, dedichi uno spazio alla conoscenza della famiglia, costruendo un ponte fra casa e scuola che permetta al bambino di sentirsi rispettato e accolto in un ambiente stimolante. Così facendo si creerà un legame di fiducia reciproca (scuola-famiglia) che offrirà una valida base per una futura proficua collaborazione. Osservare la buona relazione esistente tra i propri genitori e gli insegnanti è un esempio positivo per il bambino, il quale vivrà in un clima amichevole, dove i due contesti saranno in alleanza, facendolo sentire al centro delle loro attenzioni, amato, protetto e apprezzato.La delega è l’atteggiamento mentale che permette ai genitori (una volta instaurato un rapporto di collaborazione, di condivisione dei progetti e delle modalità per raggiungerli e infine, aspetto determinante, un buon livello di fiducia) di affidarsi agli insegnanti, in qualità di esperti dell’educazione scolastica del proprio figlio, delegando quindi alla scuola la programmazione per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento, attraverso le strategie ritenute più idonee per l’alunno.

L’importanza della collaborazione tra genitori ed educatori

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