L’importanza della sintonia dei punti di vista

Ritrovare un senso di appartenenza

Tempo libero o tempo organizzato?

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

L’atto comunicativo è un atto relazionale che prevede l’incontro tra le differenze (Buber, 1993). Per muoversi in questo orizzonte è necessaria la dimensione empatica, cioè la pratica di mettersi nei panni dell’altro, sentendo che effetto suscita in noi il suo vissuto. Nella relazione è molto importante tener conto di ciò che si sente per l’altro, perché questo orienta la nostra risposta a lui. Non si tratta quindi di identificarsi – per esempio con la sofferenza del nostro interlocutore – ma di sentire che effetto ci fa ciò che lui sente. Tenendo conto di questo effetto (ci preoccupa, ci rattrista, ci intenerisce…), la risposta sarà conseguente: di rassicurazione, di consolazione, di sostegno… La dimensione empatica richiede anche la sospensione del giudizio sull’interlocutore, il considerarlo per le sue specificità senza schedarlo, classificarlo, senza ritenere prevedibili i suoi comportamenti, ma di trattarlo come un essere in divenire che può continuamente sorprendere se stesso e gli altri.

La dimensione empatica, necessaria e mai praticata a sufficienza nei contesti educativi, richiede quindi un continuo ascolto di se stessi e dell’altro. L’ascolto di sé è fondamentale quanto l’ascolto dell’altro: ascoltarsi vuol dire accorgersi di quali emozioni e sensazioni si provano, per poterne tener conto nello scambio comunicativo («quando fai così mi arrabbio»; «mi rammarico perché vedo che sei molto triste»; «sono contenta»; «mi preoccupo…»). Esprimere quello che si sente, quindi, apre un importante ponte comunicativo tra noi e gli altri.

Sulle attività proposte

Le attività che seguono possono essere proposte con opportuni adattamenti ad allievi di vari ordini di scuola. Il tempo dedicato a ogni attività e il tipo di esperienza possono variare a seconda dell’ordine di scuola e delle peculiari caratteristiche della classe. Va sempre previsto, alla fine di ogni attività, un momento di condivisione nel quale alimentare una riflessione di gruppo su quanto emerso dal­l’esperienza. Le domande-guida vanno dosate con cautela: è preferibile alimentare negli allievi il sorgere di altre domande piuttosto che condurli alla ricerca di risposte definitive. Durante la condivisione è importante vigilare perché tutti abbiamo la possibilità di esprimere il proprio punto di vista. Durante le attività, come nel momento della condivisione, va evitata qualunque forma di giudizio tra gli allievi e da parte degli adulti. I bambini, i ragazzi, devono essere sicuri che le esperienze proposte non saranno oggetto di valutazione ma costituiscono un momento importante di incontro, di sperimentazione e di conoscenza reciproca.

<ul><li>AA.VV. (2007), Gioco e dopogioco, Edizioni La Meridiana, Molfetta (BA). </li><li>Buber M. (1993), Il principio dialogico e altri saggi, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI). </li></ul>

La pratica dell’ascolto

Relazioni e comunicazione un laboratorio

Dove trovi questo contenuto