Quando i docenti fanno lezione a se stessi, si rivolgono alla lavagna

Il gioco e le abilità cognitive

Tempo di riflessione

La Gioia di ricominciare

Muoviamo i primi passi

Ciao, finalmente!

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UNA SCUOLA CHE INCLUDE

Andrea Canevaro diceva che &egrave; inclusiva una scuola che pensa e che non si deve muovere sempre nella condizione di emergenza. Non si deve muovere in risposta cio&egrave; al bisogno di un bambino con delle specificit&agrave; che si differenziano da quelle della maggioranza degli alunni, cosiddetti nella norma, che non sono portatori di nessun disagio o svantaggio iniziale.

Io aggiungo che &egrave; una scuola che sente il bisogno di auto-interrogarsi e lo sa fare senza cercare difese o scappatoie.

La prima domanda che deve porsi &egrave;: &ldquo;Come intervenire sugli svantaggi iniziali sapendo che a tre anni i giochi sono fatti?&rdquo;. Determinante risulta ancora una volta il linguaggio che i bambini assorbono dal contesto socioculturale di appartenenza.

Tale osservazione ci introduce al concetto di povert&agrave; educativa, caratterizzata dall&rsquo;impossibilit&agrave; di accedere a beni e servizi, come appunto i nidi e le scuole dell&rsquo;infanzia. &Egrave; pi&ugrave; insidiosa di quella economica, perch&eacute; priva i bambini della possibilit&agrave; di apprendere e sperimentare, scoprendo le proprie capacit&agrave;, sviluppando le proprie competenze, coltivando i propri talenti e allargando le proprie aspirazioni.

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UN &ldquo;CONTESTO&rdquo; ADATTO

Anche l&rsquo;organizzazione degli spazi costituisce un contesto pi&ugrave; o meno adatto e stimolante: attraverso il loro allestimento facciamo capire al bambino che cosa ci aspettiamo da lui. Sia per gli spazi delle routine (per esempio bagno e antibagno, mensa, luogo dell&rsquo;accoglienza ecc.) sia per le attivit&agrave; di gioco.

Tutto deve essere organizzato per un bambino che esplora, cerca, fruga, si nasconde, guarda, osserva, si sofferma, fa, manipola, si diverte, cerca gli altri e li trova, organizza un gioco insieme&hellip;

In altre parole, un bambino attivo, che fa da s&eacute; e che chiede implicitamente: aiutami a imparare da solo, ma anche &ldquo;aiutami a fare da me, con gli altri&rdquo;.

Per quanto attiene le competenze pi&ugrave; prettamente cognitive, utilissime a poter garantire il recupero di qualche svantaggio di partenza, ricordiamoci che dovranno sempre essere connotate da molta cura e attenzione. Per accompagnare la crescita e l&rsquo;evoluzione di ogni bambino dovranno essere proposte esperienze intense ed entusiasmanti, che non potranno essere spente attraverso &ldquo;precocismi deleteri e asfittici&rdquo;.

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	<li>Bernstein, B. Classe sociale, linguaggio e socializzazione, in Giglioli, P.P., Fele, G. (a cura di) (2000), Linguaggio e contesto sociale. Bologna: Il Mulino.</li>
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Il contesto delle realt&agrave; educative per l&rsquo;infanzia 0-6, se vuole risultare adatto alla scelta inclusiva, deve risultare allora ricco di offerte, di proposte stimolanti, insieme ad alcune indicazioni delle modalit&agrave; opportune per poterle realizzare.

Partiamo dall&rsquo;uso del linguaggio: non &egrave; sufficiente che ci si capisca, magari con un codice ristretto (Bernstein 2000), cio&egrave; stringato ed elementare. Risulta invece fondamentale che il linguaggio degli educatori del nido fino ai docenti della scuola dell&rsquo;infanzia, utilizzi il cosiddetto codice elaborato, veicolato dal pensare a voce alta, per descrivere e ridefinire ci&ograve; che si sta facendo e come, facendo cos&igrave; emergere strutture fondamentali di spazio e tempo, rapporti topologici e di causa/effetto&hellip;

Seguono poi l&rsquo;ascolto partecipe, il rispetto dei tempi di azione e reazione, lo sguardo attento e comunicativo, l&rsquo;attenzione al sorriso accennato e reciproco, la giusta lentezza del gesto o l&rsquo;accompagnamento rassicurante all&rsquo;esplorazione.

Queste sono alcune delle caratteristiche di un contesto relazionale attento ai bisogni dei bambini, con la presenza di adulti in grado di autoregolarsi ed &ldquo;autoaggiustarsi&rdquo;.

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Le diversit&agrave;, di contesto socio-culturale-etnico ed economico di appartenenza, possono essere prese in carico attraverso una &ldquo;cura&rdquo; particolare: non solo per colmare lo svantaggio iniziale, ma al fine che questa sollecitudine attenta possa intervenire, attraverso l&rsquo;incoraggiamento psicologico, a sostenere la motivazione e l&rsquo;autoefficacia di tutte le bambine e di tutti i bambini. 

Stiamo facendo riferimento al tentativo della realizzazione della cosiddetta inclusione: una scelta inclusiva che non sia soltanto, in modo superficiale e sbrigativo, tradotta nell&rsquo;espressione aperta a tutti.

Sappiamo che il termine inclusione appare per la prima volta nelle Linee guida sull&rsquo;integrazione scolastica degli alunni con disabilit&agrave; del 2009, ma sappiamo anche che a questa affermazione non &egrave; seguita, come previsto, una riorganizzazione del sistema che prendesse in considerazione l&rsquo;inclusione come un valore fondativo.

Questa assunzione importante doveva rendere sostanziale una formazione basilare di tutti i docenti, non solo di quelli di sostegno, per renderli in grado di usare in modo adeguato sia percorsi individualizzati che personalizzati.

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UN BAMBINO ATTIVO

Una scuola inclusiva si deve muovere sul piano del miglioramento per tutte e tutti

La scelta inclusiva

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