La mediazione dell’insegnante

L’autodeterminazione del bambino

Il cerchio dell’apprendimento

Saluto e mi presento

In classe: gli oggetti e le azioni a scuola

Parole per ritrovarsi

Possiamo condividere con i bambini le mappe del territorio: osservare e conoscere ci&ograve; che ci circonda, ci d&agrave; numerosi spunti per progettare un giardino in continuit&agrave; con l&rsquo;ambiente al di fuori della scuola.

Cogliamo gli elementi che ci suggeriscono idee da realizzare nel giardino: per esempio, la vicinanza al fiume, alla campagna diventano percorsi da fare con i bambini e tradotti in istallazioni-gioco, in centri d&rsquo;esplorazione creati con materiali naturali e architetture realizzate con le piante.

In questo senso &egrave; importante &ldquo;fare insieme&rdquo;, coinvolgendo le famiglie, e &ldquo;fare con quello che si ha&rdquo; o si pu&ograve; recuperare. Preferiamo materiali naturali, destrutturati, inusuali e di recupero, scarti aziendali, valorizzando il riciclo, il riuso e il recupero creativo.

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Creare &ldquo;spazi parlanti&rdquo;, leggibili e narrativi, facilita l&rsquo;interazione e l&rsquo;orientamento dei bambini, permette una buona organizzazione dei materiali, che devono essere scelti, adatti, belli e percepiti in una relazione di cura piuttosto che di tensione tra loro. Per questo, spazi, arredi e oggetti dovrebbero avere un valore sentimentale e consentire una rimodulazione e nuove funzioni.

Coinvolgiamo i bambini:

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	<li>ad aiutarci a dare un nome ai vari luoghi del giardino, alle piante ecc.;</li>
	<li>a realizzare una mappa delle zone di gioco e delle attivit&agrave; con cartelli, disegni e simboli.</li>
</ul>

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DARE UN NOME, COSTRUIRE STORIE

I bambini nell&rsquo;esperienza libera all&rsquo;aperto sono in una situazione felice e inclusiva. Tutti trovano un proprio posto e possono aspirare e attuare esperienze di gioco che mettono in campo la condizione migliore per ciascuno, interessi autentici e capacit&agrave; con gradi di approfondimento sempre pi&ugrave; prossimi, vicini ai propri talenti.

Il giardino rispecchia l&rsquo;identit&agrave; pedagogica di una scuola. Possiamo chiederci, per esempio, se il giardino contiene degli elementi distintivi essenziali che consentono un progetto aperto; se la disposizione degli arredi e dei materiali pu&ograve; essere modificata nel tempo.

Il giardino dovrebbe assomigliare alla natura e porsi in continuit&agrave; con l&rsquo;ambiente naturale in cui la scuola &egrave; inserita.

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UN GIARDINO PI&Ugrave; &ldquo;NATURALE&rdquo;

RUOLO DELL&rsquo;ADULTO-GIARDINIERE

TERZO O PRIMO EDUCATORE?

C&rsquo;&egrave; una parte &ldquo;pedagogica&rdquo; che progettiamo e organizziamo e una parte &ldquo;naturale&rdquo; che cambia ogni giorno, con le stagioni e il gioco dei bambini. Pensiamo una scuola che sostiene questa relazione, che costruisce opportunit&agrave; disegnandosi intorno al proprio giardino, creando terrazze, ponti tra dentro e fuori.

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UNO SPAZIO SENTIMENTALE

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GIARDINI IN PROSSIMIT&Agrave;

A educatori e docenti spetta il compito di ascoltare, capire ed espandere la voce dei bambini. Ascolto &egrave; disponibilit&agrave; verso il tempo, &egrave; agire sperimentando con loro. &Egrave; un gioco di rimandi in cui, attraverso il dialogo, si cercano significati insieme, restituendo ai bambini, come in un gioco di specchi, nuovi spazi per pensare e coltivare capacit&agrave; e talenti. Si apre un lavoro infinito in cui si &egrave; disponibili a stare nella relazione e co-costruire anche insieme alle famiglie.

Gli adulti e l&rsquo;ambiente sono fattori di conversione se si comprende che per sviluppare capacit&agrave; bisogna avere fiducia nei bambini e offrire una struttura d&rsquo;aiuto componibile, cio&egrave; interattiva aperta al dubbio e al cambiamento.

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Pensare al giardino, invita a porsi domande sul pensiero dei bambini, sul posto assegnato a questo spazio dalle persone che lo abitano.

La ricerca educativa sugli spazi scolastici rimane sempre attuale e, ancora oggi, non appaiono scontate le proposte che hanno fatto storia in questo ambito: pensatori e scuole che hanno posto attenzione ad arredi, spazi e tempi dedicati all&rsquo;infanzia e che oggi, ci restituiscono una ricchezza di risposte e proposte dalle quali attingere.

Emerge l&rsquo;importanza del contesto educativo: la qualit&agrave; degli spazi, dei tempi e dell&rsquo;ambiente rappresentano il &ldquo;terzo educatore&rdquo; con insegnanti e famiglie. Attuare questo pensiero di Loris Malaguzzi, che considera la predisposizione dello spazio fonte di piacere e di benessere, prima ancora che di apprendimento, &egrave; una forte necessit&agrave; per rafforzare il bisogno di &ldquo;ritornare&rdquo; alla natura per comprenderla piuttosto che &ldquo;prenderla&rdquo; credendo che sia &ldquo;nostra&rdquo;.

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Come facciamo a porre attenzione alle cose, a percepire il valore di un&rsquo;ape, di un filo d&rsquo;erba, di una cascata, come impariamo a prendercene cura se non abbiamo esperienza di tutto questo? Si pu&ograve; educare alla natura, alla conoscenza del sistema mondo, alla salute globale, all&rsquo;ecologia, senza aver fatto una reale esperienza fin da piccoli in natura?

L&rsquo;Outdoor education dovrebbe rappresentare un percorso che dalla nascita si sviluppa per tutta la vita, per comprendere la natura.

L&rsquo;esperienza in natura ci fa riflettere come educatori, pone domande sulla nostra esperienza didattica all&rsquo;aperto.

Immaginare lo spazio e riflettere sui sentimenti pi&ugrave; autentici che proviamo rispetto ai vari ambienti, per esempio, ponendosi in vari punti della scuola e del giardino, sviluppa nuove consapevolezze progettuali.

Il giardino al centro

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