La conquista dello spazio scenico 2

La conquista dello spazio scenico 3

La conquista dello spazio scenico 4

pedagogicamente

Comunicare con la musica

Giochi e... desideri

Le emozioni dell’inizio

Il gioco è alleato educativo e la progettazione degli angoli a esso dedicati deve essere riconosciuta per il suo potente valore. Che cosa serve agli adulti<ul><li>Spirito e desiderio di ricerca e formazione, gli educatori devono conoscere e aprirsi al confronto sulle teorie e sulle ricerche che riguardano l’argomento.</li><li>Un’analisi delle possibilità e delle risorse che il contesto offre o che può offrire.</li><li>Immaginazione, creatività, capacità di previsione degli effetti e delle ricadute che la progettazione degli angoli avrà sui bambini.</li><li>La capacità di stare nell’incertezza e nell’improvvisazione pur nella chiarezza degli intenti e degli obiettivi.</li></ul>

Offriamo tempo e spazio per giocare: consentiamo ai bambini di giocare da soli o in gruppo o con l’adulto, ma anche di osservare chi gioca senza essere forzato a partecipare. Riconosciamo i bisogni che emergono nella quotidianità: non fermiamoci all’apparenza, ma analizziamo le loro azioni.Per esempio, quando il gioco diventa spostare tutte le seggioline per raggiungere punti di altezza, non limitiamoci a vederne il rischio, ma chiediamoci come sostenere il gioco del bambino che dà il via all’attività, ma anche di quelli che avranno intenzione di seguirlo nell’esperienza. Come si fa<ul><li>Lasciamo a disposizione le seggioline, ma offriamo anche altro materiale che possiamo recuperare nella palestra (cubi, ponti, cilindri, scalette…) o attrezzature reperibili nella scuola (tavoli bassi, scatole rigide, cuscini e materassi…). Prevediamo di posizionare in sicurezza questi materiali e strutture allontanandoli da mobili e davanzali spigolosi.</li><li>Osserviamo con quale interesse i bambini si avvicinano e come usano gli oggetti proposti, se li muovono, come li muovono, con quale progetto.</li><li>Rimaniamo vicini ai bambini per cogliere le opportunità delle scoperte a vari livelli, motorio, cognitivo, sociale…; osserviamo come sperimentano il peso, la gravità, l’equilibrio, i concetti topologici, lo spazio mio e dell’altro, il desiderio, l’attesa…</li><li>Rilanciamo l’esperienza attraverso il linguaggio, dando loro le parole per narrare l’accaduto.</li></ul>

Offriamo tempo e spazio per ri-elaborare le conoscenze dei bambini e trasformarle: i bambini conoscono il castello della propria città, l’hanno visitato fuori e dentro in occasione della festa del patrono, ne hanno visto le immagini nei libri di favole e sui manuali. Nella palestra iniziano a progettare la costruzione di un castello prendendo le grandi e piccole costruzioni psicomotorie.

Per i più grandi: e se ci costruissimo un castello?

Per iniziare

Per i più piccoli: io sposto le sedie e mi arrampico

Il gioco è alleato educativo e la progettazione degli angoli a esso dedicati deve essere riconosciuta per il suo potente valore.


 


 
 Che cosa serve agli adulti
 

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 Spirito e desiderio di ricerca e formazione, gli educatori devono conoscere e aprirsi al confronto sulle teorie e sulle ricerche che riguardano l’argomento.
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 Un’analisi delle possibilità e delle risorse che il contesto offre o che può offrire.
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 Immaginazione, creatività, capacità di previsione degli effetti e delle ricadute che la progettazione degli angoli avrà sui bambini.
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 La capacità di stare nell’incertezza e nell’improvvisazione pur nella chiarezza degli intenti e degli obie
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Il gioco è alleato educativo e la progettazione degli angoli a esso dedicati deve essere riconosciuta per il suo potente valore.Che cosa serve agli adultiSpirito e desiderio di ricerca e formazione, gli educatori devono conoscere e aprirsi al confronto sulle teorie e sulle ricerche che riguardano l’argomento.Un’analisi delle possibilità e delle risorse che il contesto offre o che può offrire.Immaginazione, creatività, capacità di previsione degli effetti e delle ricadute che la progettazione degli angoli avrà sui bambini.La capacità di stare nell’incertezza e nell’improvvisazione pur nella chiarezza degli intenti e degli obiettivi.

Come si fa<ul><li>Il gioco prende avvio da due bambini, ma l’interesse degli altri non tarda ad arrivare. Servono molti pezzi e per recuperarli dalle attività degli amici serve mediare: “Giocate con noi? Portate qui i vostri pezzi?”.</li><li>I bambini, per tentativi ed errori, costruiscono una struttura con un’apertura su un lato per entrare e uscire.</li><li>Qualcuno pensa al modo per coprirlo, qualcun’altro si arrampica e si posiziona come vedetta. I bambini chiedono all’insegnante dei tessuti di grandi dimensioni e l’adulto ne sostiene la ricerca con disponibilità, apertura, senza esprimere giudizio.</li><li>Una volta ottenuto il castello desiderato i bambini improvvisano un gioco di finzione assegnandosi dei ruoli. Il gioco del far finta prende forma e si ri-forma di continuo, ha bisogno di tempo: si può perciò decidere di lasciare il castello a disposizione per le giornate seguenti e con i bambini stabiliamo che dobbiamo parlare di questa scelta all’ausiliaria che passerà a fine giornata per le pulizie.</li><li>Stiamo in ascolto di chi gioca e di chi non partecipa al gioco. Chi non vi partecipa ha altri interessi o desidererebbe partecipare ma va accompagnato nel proporsi? Sosteniamo la pluralità di linguaggi e troviamo un modo per assicurare il protagonismo di tutti i bambini che si sentono di voler entrare nel gioco.</li><li>Fermiamoci, prima di passare al successivo momento della giornata, per discutere del gioco appena concluso. I bambini narrano le fasi che li hanno visti coinvolti, condividono impressioni, ricordi, conoscenze e ipotesi.</li></ul>

Gli angoli gioco

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