E il gioco continua…

Giocare è una cosa seria

Il gioco e le abilità cognitive

La Gioia di ricominciare

Comunicare con la musica

Giochi e... desideri

L&rsquo;insegnante che pensa e progetta il gioco guardandolo come attivit&agrave; fondamentale deve essere un abile equilibrista che riesce a bilanciare attivit&agrave; strutturate, routine e tempi di gioco. Winnicott afferma che il gioco &egrave; un&rsquo;attivit&agrave; seria che non va interrotta; sappiamo bene come nella quotidianit&agrave; questo sia difficile, dobbiamo forse allora ripensare almeno un po&rsquo; il nostro atteggiamento di adulti e ricordarci come neppure a noi piace essere bruscamente interrotti quando facciamo un&rsquo;attivit&agrave; che ci piace&hellip;

Programmare bene i tempi e &ldquo;controllare&rdquo; i nostri modi di fare talvolta frettolosi o &ldquo;bruschi&rdquo; (spesso inconsapevoli e non voluti), quando conduciamo i bambini da un&rsquo;attivit&agrave; all&rsquo;altra, possono essere un modo per realizzare a scuola la vera casa del gioco.

Le attivit&agrave; ludiche da proporre non devono essere n&eacute; ripetitive n&eacute; stereotipate, cos&igrave; da non produrre noia e frustrazione, ma adeguate alle competenze e alle capacit&agrave; del bambino, stimolanti per lo sviluppo. Anche le attivit&agrave; pi&ugrave; strutturate devono essere animate da spirito ludico, cos&igrave; da non creare contrapposizione tra gioco e lavoro.

Cos&igrave; come ricchi e frequenti devono essere i momenti e le occasioni di gioco libero (e qui una particolare cura deve essere messa nell&rsquo;allestimento dell&rsquo;ambiente) dove l&rsquo;adulto, quando non &egrave; richiesto il suo intervento, pu&ograve; svolgere un importante ruolo di osservatore.

Non dobbiamo essere l&rsquo;arbitro del gioco, ma il &ldquo;regista&rdquo; del film ludico che i bambini mettono in atto, un regista che pu&ograve; anche divenire attore partecipando e condividendo il gioco.

La ormai nota presenza del gioco, in tutti i tempi e in tutte le culture e societ&agrave;, ci permette di affermare che il gioco &egrave; un bisogno primario, vitale degli uomini, un&rsquo;attivit&agrave; spontanea specifica dell&rsquo;infanzia, costantemente presente e pervasiva nella quotidianit&agrave; dei bambini. Una delle attivit&agrave; principali che conducono il bambino verso il suo pieno sviluppo.

Affermazione, quest&rsquo;ultima, apparentemente banale, ormai dimostrata da psicologi e pedagogisti, ma anche da filosofi e medici che ci hanno ricordato negli ultimi secoli come il gioco sia uno strumento fondamentale per l&rsquo;educazione.

Ma gli adulti ne sono davvero consapevoli? E come possono (soprattutto nel loro ruolo di educatori) incoraggiare, sviluppare e promuovere il gioco e le sue potenzialit&agrave;?

Ci troviamo spesso di fronte a un&rsquo;ambiguit&agrave;: riconosciamo il gioco come attivit&agrave; fondamentale, ma nella pratica spesso tendiamo a &ldquo;mortificarla&rdquo; e soprattutto a irrigidirla e regolarla. Pi&ugrave; cresce il bambino e meno spazio riconosciamo alle sue attivit&agrave; ludiche. L&rsquo;adulto tende poi a cercare di &ldquo;giustificare&rdquo; il gioco. Si deve &ldquo;giocare per&hellip;&rdquo; crescere, imparare, muoversi, perch&eacute; fa bene. Ma ci si dimentica che il gioco, soprattutto nelle prime fasi della sua crescita, &egrave; la vita e la voce del bambino.

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&Egrave; nel gioco che il bambino esprime le proprie potenzialit&agrave; e competenze, racconta di s&eacute; e conosce il mondo, impara e lo fa perch&eacute; prova piacere, gioia, soddisfazione.

Il gioco &egrave; s&igrave; un&rsquo;attivit&agrave; spontanea e libera, ma perch&eacute; il gioco possa contribuire al meglio allo sviluppo del soggetto ha bisogno di essere incoraggiato, pensato e progettato soprattutto nella nostra contemporaneit&agrave;, che vede una sempre pi&ugrave; massiccia riduzione di tempi e spazi di gioco.

Devono essere pensati gli ambienti, i materiali e le proposte ludiche perch&eacute; i bambini possano esprimere s&eacute; stessi e crescere giocando, ed &egrave; per questo che il nido e la scuola dell&rsquo;infanzia sono (e possono essere) la casa del gioco. Ma ci&ograve; che pu&ograve; renderlo davvero tale &egrave; l&rsquo;organizzazione dei tempi, degli ambienti e soprattutto l&rsquo;atteggiamento dell&rsquo;adulto, il quale guarda al gioco come vero e proprio dispositivo di cura educativa.

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Giocare &egrave; sempre una scelta volontaria del giocatore, scelta che lo mette in una posizione di partecipazione attiva, di azione, di apprendimento costante. Il gioco, anche se accompagnato dal riso, &egrave; sempre un&rsquo;attivit&agrave; seria, anzi serissima, impegnativa, coinvolgente, che richiede concentrazione e l&rsquo;uso di molteplici competenze e abilit&agrave;.

Capacit&agrave; e abilit&agrave; cognitive, relazionali, motorie&hellip; che si modificano, si sviluppano e si ampliano con il gioco e che andranno poi a modificare i mille modi di giocare che il bambino stesso metter&agrave; in atto.

Nell&rsquo;infanzia, la quasi totalit&agrave; delle attivit&agrave; che il bambino mette in atto, anche all&rsquo;interno delle strutture educative, ha la forma e lo spirito del ludico e viene vissuta come gioco. Gioco e sviluppo (e sviluppo del gioco) vanno di pari passo. Il gioco promuove la scoperta del mondo e del proprio s&eacute; attraverso lo sviluppo delle capacit&agrave; legate ai sensi e alle capacit&agrave; simboliche.

Attraverso i giochi di manipolazione e di tipo euristico con gli oggetti il bambino allarga i propri &ldquo;orizzonti&rdquo; e apprende a muoversi nel mondo. I giochi motori guidano lo sviluppo delle capacit&agrave; motorie (ma non solo, hanno riflessi sulle competenze sociali e relazionali), mentre le capacit&agrave; cognitive verranno aiutate dai giochi che richiedono ricerca di soluzioni e sperimentazione.

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&Egrave; necessario trovare l&rsquo;equilibrio tra la necessit&agrave; di organizzare, progettare e &ldquo;dirigere&rdquo; e quella di permettere ai bambini di sperimentare s&eacute; stessi e il mondo in piena libert&agrave; e sicurezza

COME INCORAGGIARE

DI FRONTE AL BAMBINO CHE GIOCA

ALLA SCOPERTA DEL MONDO

L’insegnante in gioco

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