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È da salutare con soddisfazione il crescente e doveroso interesse per la promozione da parte della scuola di abilità, non strettamente legate alle singole materie scolastiche, ma utili per l&rsquo;apprendimento e per la vita. 
Queste abilità sono ovviamente molte e presentano caratteristiche diverse che possono portare a classificazioni, definizioni e elenchi a loro volta differenti e confusivi. Anche i termini utilizzati possono cambiare. Per esempio, una recente proposta di legge ha riguardato la promozione nella scuola di competenze definite &lsquo;non cognitive&rsquo;. Tenendo conto che nessuno psicologo accetterebbe un dualismo &ldquo;cognitivo-noncognitivo&rdquo; per l&rsquo;attività della mente e che di fatto molte di queste competenze rappresentano al contrario le punte più alte della &ldquo;cognitività&rdquo;, si capisce che in realtà il &ldquo;noncognitivo&rdquo; voleva dire semplicemente &ldquo;non legato ai singoli apprendimenti scolastici&rdquo;, ma è indubbio che questo termine può creare confusione.

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Più prudentemente il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, pur riconoscendo che una delle principali cause di abbandono scolastico è la mancata acquisizione di competenze di base, ha auspicato una &ldquo;attività per il potenziamento delle competenze trasversali... soprattutto del primo ciclo di istruzione&rdquo;. A questo proposito, come suggerisce Santo Di Nuovo, possiamo citare come esempi le abilità di metacognizione e autovalutazione, motivazione, autoefficacia, affermatività, abilità di comunicazione, capacità di affrontare le prove valuta- tive senza stress che hanno uno stretto legame con gli apprendimenti. 
Tuttavia, il Ministero dell&rsquo;Istruzione, nelle linee-guida &ldquo;Percorsi per le Competenze Trasversali e l&rsquo;Orientamento&rdquo; del 2019, parlava di soft skills con riferimento a &ldquo;competenze trasversali e trasferibili attraverso la dimensione operativa del fare: capacità di interagire e lavorare con gli altri, capacità di risoluzione di problemi, creatività, pensiero critico, consapevolezza, resilienza e capacità di individuare le forme di orientamento e sostegno disponibili per affrontare la complessità e l&rsquo;incertezza dei cambiamenti, preparandosi alla natura mutante delle economie moderne e delle società complesse&rdquo;. 
Le soft skills vengono chiamate così anche per distinguerle dalle hard skills, cioè dalle abilità di base oggetto del tradizionale insegnamento. Qualche volta viene aggiunta una specificazione, e si dice soft skills for life per ricordare che, fra le abilità complementari a quelle di base, l&rsquo;interesse è rivolto a quelle importanti per la vita. Come si vede, nel riferimento alle abilità trasversali, ci sono molte sovrapposizioni, ma anche accenti lievemente diversi, che richiedono uno sforzo di chiarificazione o di restringimento del campo.

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Le 10 abilit&agrave; secondo l&rsquo;OMS

Il problem solving

Il potenziamento delle competenze trasversali

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	<li style="text-align: justify;">Di Nuovo, S. &ldquo;Competenze trasversali e life skills: si possono insegnare a scuola?&rdquo; in &ldquo;Psicologia e Scuola&rdquo;, a. 42, pp.10-15.</li>
	<li style="text-align: justify;">Il documento approvato dal direttivo AIP nel febbraio 2022, elaborato mediante il lavoro congiunto della task force AIP sullo psicologo scolastico coordinata da Stefano Cacciamani (Univer- sità della Valle d&rsquo;Aosta) ed Emanuela Confalonieri (Università Cattolica di Milano), e del gruppo tematico AIP &ldquo;La Psicologia per la scuola che cambia&rdquo; coordinato da Ilaria Castelli (Uni- versità di Bergamo) è reperibile nel sito dell&rsquo;Associazione (www. aipass.org) e nell&rsquo;ultimo numero della rivista Psicologia e scuola.</li>
</ul>

Al di là del fatto che, come in parte abbiamo visto, vi sono diverse descrizioni ed elencazioni di &ldquo;competenze per la vita&rdquo;, possiamo osservare che ciascuna di esse può essere declinata in modo differente. Per esempio, la capacità di risolvere problemi ha numerose diverse sfaccettature che vanno dal ragionamento astratto al ragionamento pratico e trova ovviamente, sul piano educativo-didattico, adattamenti molteplici che variano a seconda del contesto e dell&rsquo;età degli alunni interessati. Cercherò però di evidenziare alcuni elementi di base che potrebbero essere co- muni alle varie situazioni e che dovrebbero interessare gli insegnanti. 
A questo scopo farò un esercizio di individuazione di momenti significativi del processo di soluzione del problema, che sono stati anche evidenziati dalla ricerca in questo campo. Apparentemente questo elenco può sembrare pignolo ed eccessivo, anche tenendo conto del fatto che molto spesso il processo di soluzione è fluido e rapido. Esso tuttavia ci evidenzia la complessità dei processi che la mente mette in atto nella soluzione di problemi e la possibilità di sviluppare la propensione e la capacità di utilizzarli, soprattutto in vista dei casi in cui quel processo fluido si rivela insufficiente. 
Ecco dunque l&rsquo;elenco:

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	<li style="text-align: justify;">Riconoscimento della problematicità: sia nella vita, sia nei contesti scolastici di apprendimento è importante riconoscere tutte quelle numerose situazioni.</li>
	<li style="text-align: justify;">Accettazione della problematicità: anziché farsi prendere dalla preoccupazione, lo studente può accettare o addirittura considerare interessante e sfidante il fatto che ci sia un problema da risolvere.</li>
	<li style="text-align: justify;">Identificazione del problema: per definire obiettivi precisi e focalizzare l&rsquo;attenzione occorre capire esattamente in che cosa consiste il problema.</li>
	<li>
	Stima del grado di solvibilità del problema: occorre capire se il problema è effettivamente risolvibile e quale è la sua reale difficoltà.
	</li>
	<li>
	Percezione di autoefficacia e Autoattribuzione di impegno: è necessario un atteggiamento motivazionale che includa l&rsquo;idea che le proprie iniziative sono potenzialmente efficaci e che un impegno personale giova a tale scopo.
	</li>
	<li>
	Rappresentazione del problema: ogni problema ha una sua forma esterna, ma bisogna andare oltre per capire la sua forma profonda, rappresentandosela in modo da coglierne gli elementi sottostanti.
	</li>
	<li>
	Categorizzazione del problema e Ricorso all&rsquo;esperienza precedente: si è aiutati nella generazione della rappresentazione del problema dal fatto di riportarlo ad una tipologia nota; in questo modo ci si può valere del ricordo dei casi in cui ci si è trovati ad affrontare problemi simili.
	</li>
	<li>
	Stima delle risorse necessarie e dei costi-benefici: quando si è entrati più decisamente nel merito del problema si è anche in grado di stimare quanto impegno richiederà, se è opportuno puntare in alto o non vale la pena ed è sufficiente raggiungere obiettivi minimi, anche tenendo conto delle risorse proprie e del contesto disponibili.
	</li>
	<li>
	Pianificazione: in certi casi è opportuno definire pregiudizialmente tutti i passi da seguire, in altri è invece sufficiente ipotizzare un percorso generale e definire il modo con cui iniziare, riservandosi di precisare i passaggi successivi in base agli esiti dei passaggi precedenti.
	</li>
	<li>
	Implementazione di procedure organizzate che si è in grado di mettere in atto: è il momento della resa dei conti e bisogna es- sere sicuri di avere implementato tutte le procedure ipotizzate e di possedere la padronanza per metterle in atto.
	</li>
	<li>
	Uso di strategie: bisogna conoscere e saper usare strategie che possono aiutare a risolvere me- glio il problema e a gestire momenti di difficoltà.
	</li>
	<li>
	Monitoraggio: durante il processo di soluzione occorre monitorare bene il processo di svolgimento, domandandosi se si sta procedendo bene, evidenziando i passaggi incerti che potrebbero essere oggetto di ripensamento, chiedendosi se la soluzione del problema è probabile e prossima oppure a rischio.
	</li>
	<li>
	Risposta controllata: una volta arrivati alla soluzione occorre mettere in atto le eventuali azioni richieste dalla soluzione, in modo efficace, puntuale e tempestivo.
	</li>
	<li>
	Autovalutazione: ci si deve domandare se si ritiene di aver risolto correttamente il problema e cercare tutti i possibili indici che aiutano ad autovalutarsi correttamente, valorizzando la propria emozione positiva se la soluzione è corretta, assumendo un atteggiamento resiliente e costruttivo se la soluzione è sbagliata.
	</li>
	<li>
	Implementazione di procedure correttive: occorre individuare le possibili fonti d&rsquo;errore e mettere in atto le procedure che permet- tono di eliminare l&rsquo;errore.
	</li>
</ol>

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Il documento prodotto dall&rsquo;Associazione degli Psicologi Italiani (AIP) nel febbraio 2022 si focalizza sulle &ldquo;life skills&rdquo; (ricordandone la traduzione più diffusa di &ldquo;competenze per la vita&rdquo;) più volte enfatizzate anche dall&rsquo;Organizzazione Mondiale della Sanità e tipicamente definite come &ldquo;competenze per un comportamento adattivo e positivo che rendono capaci gli individui di affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita di ogni giorno&rdquo;. Le abilità individuate dall&rsquo;OMS, a quanto ci riporta il documento AIP, sono 10, divise in tre aree:

<ol>
	<li>area cognitiva (decision-making e problem-solving, pensiero critico e pensiero creativo),</li>
	<li>area relazionale (capacità di comunicazione e di gestione delle relazioni interpersonali, auto-consapevolezza, empatia);</li>
	<li>area emotiva (capacità di gestire lo stress e le emozioni).</li>
</ol>

Aggiungo qualche osservazione soffermandomi su una delle 10 abilità più sopra menzionate con riferimento all&rsquo;OMS e sul suo rapporto con la metacognizione.

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Noi e molti altri didatti e psicologi cognitivisti abbiamo studiato modalità, anche divertenti, attraverso cui esperti o insegnanti possono stimolare i quindici processi menzionati, evidenziando come quasi tutti mettano in gioco la metacognizione, con riferimento alla riflessione su che cosa la mente può fare e al controllo effettivo della mente. Se riusciremo a portare il bambino a padroneggiarli singolarmente e poi a utilizzare quelli che servono nel contesto dei vari problemi che incontra, avremo contribuito a creare un buon solutore di problemi per le situazioni scolastiche e della vita.

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La metacognizione in gioco

Competenze per la scuola e per la vita

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