Educazione sessuale in classe: chiediamo aiuto ai libri!

Domande imbarazzanti? Leggiamoci sopra!

Gusti e disgusti

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

Nella classe, durante la proiezione, registra un silenzio e un&rsquo;attenzione rara. Tutti sono davvero molto interessati e quando termina la parte che la professoressa aveva pensato di condividere, ragazze e ragazzi si ribellano, perché tutti vogliono finire di vedere il film. Le loro motivazioni sono tutte molto serie, nota la professoressa: 
&ldquo;Tanto, se non lo vediamo qui con lei, lo vediamo appena tornati a casa&rdquo;. 
&ldquo;Preferiamo vedere come va a finire e discuterne insieme, soprattutto se ci fa paura o ci crea ansia&rdquo;. 
&ldquo;Prof, siamo grandi, non continui a trattarci da piccoli, vogliamo sapere come funzionano le nostre emozioni&rdquo;. 
&ldquo;Le promettiamo che se è troppo forte glielo diciamo&rdquo;. 
&ldquo;Meglio vederlo insieme e cercare insieme una soluzione e una spiegazione&rdquo;. 
Così, dopo qualche incertezza, accoglie il loro desiderio. 
&ldquo;Finita la visione &ndash; continua a raccontare &ndash; discutiamo a lungo, parliamo del senso della vita, della difficoltà che possiamo attraversare in alcuni momenti, della necessità dell&rsquo;amicizia, della famiglia, dell&rsquo;aiuto che possiamo trovare negli altri, in noi stessi, nella nostra forza e nella nostra debolezza, del valore del tempo e dell&rsquo;attesa. È un momento importante quello che viviamo perché ci ascoltiamo, ci sentiamo tutti vicini e ancora oggi ricordiamo quanto quel film abbia cementato la nostra amicizia. Credo che ad Alberto abbia fatto molto bene condividere con noi quel film, che per lui poi ho scoperto essere qualcosa che lo aiutava a tenersi in vita, infatti è a lieto fine&rdquo;. 
Trovo che questa storia sia davvero molto istruttiva da molti punti di vista, se vogliamo ragionare intorno alle cosiddette life skills. 
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È importante accogliere qualche frammento del mondo culturale di ragazzi 
e ragazze, cercando insieme il senso che la cultura può dare alle domande

Alberto, con grande intelligenza, per condividere la sua sofferenza ha scelto la strada più lunga e il linguaggio dell&rsquo;arte. Ha avuto inoltre il coraggio di portare all&rsquo;attenzione della sua professoressa un linguaggio e un modo di trattare argomenti per lui essenziali tramite un&rsquo;arte a lei sconosciuta ma familiare ai suoi compagni, e del tutto ignorata dalla scuola. 
Non credo ci possa essere attenzione e cura dei sentimenti e delle emozioni senza una sincera curiosità reciproca, senza che noi adulti ci si metta in gioco e si abbia la sensibilità di avvicinare, provare a frequentare e cercare di comprendere almeno qualche ele- mento del vasto mondo di cui si nutre l&rsquo;immaginario infantile e adolescenziale oggi, che va dai videogiochi ai social, dalla musica alle serie tv e ai mille stimoli audiovisivi che accompagnano quasi ininterrottamente la loro vita.

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L&rsquo;arte del convivere

Mettersi in gioco

Durante un corso sull&rsquo;educazione civica ci domandavamo quali attività contribuivano a creare comunità e mi ha colpito l&rsquo;intervento di una professoressa di una città del nord: ha raccontato di un ragazzo che in prima media soffre di una forte depressione. Ha avuto un grave lutto in famiglia da cui non si è ripreso e parla di suicidio. Lei è molto preoccupata, anche per un certo isolamento che vive lo studente in una classe dove ci sono diversi alunni molto vivaci e aggressivi, che monopolizzano l&rsquo;attenzione. 
Il ragazzo, che qui chiamiamo Alberto, un giorno propone alla professoressa di vedere a scuola un cartone animato giapponese, un anime intitolato &ldquo;A silent voice&rdquo;. Poi ci ripensa e, poiché non è certo che sia adatto alla classe, chiede alla professoressa di vederlo prima lei, a casa. 
Alberto è in ansia riguardo all&rsquo;esito della sua proposta e più volte chiede alla professoressa se lo ha visto. Lei non sa nulla di manga e di anime, fumetti e film giapponesi da anni molto diffusi tra i più giovani. Ma quando trova il tempo per vederlo, è stupita dalla profondità e bellezza del film, che tratta con intelligenza e sensibilità delle angherie subite da una ragazza sorda nella scuola in cui arriva, dell&rsquo;esclusione e delle sopraffazioni in classe, del tema del suicidio e delle tante ingiustificabili violenze che passano sotto il nome di bullismo. 
Pensa tuttavia che i temi trattati siano troppo forti per una prima media ed è perplessa nel proporlo. Decide dunque di far vedere solo la prima parte del film, che narra del bullismo.

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Insomma, sono profondamente convinto che è sul terreno culturale che vada nutrita con costanza, giorno dopo giorno, la complessa e difficile arte del convivere, perché questo è il terreno proprio della scuola. E visto che noi proponiamo di continuo a bambini e ragazzi di entrare nel nostro mondo culturale, di cui non è sempre facile per loro individuare il senso, soprattutto quando è spezzettato in discipline che non comunicano tra loro, credo sarebbe importante accogliere a volte qualche frammento del loro mondo culturale, anch&rsquo;esso frammentato, cercando insieme il senso che la cultura può dare alle domande che ci urgono e alle sofferenze che accompagnano inevitabilmente ogni vita e ogni convivenza. 
Alberto, con il suo coraggioso gesto di provare a parlare di sé attraverso un film che nominava la &ldquo;voce silenziosa&rdquo;, in cui troppe volte sono costretti i sentimenti di tante studentesse e studenti, credo ci dia una indicazione da ascoltare. La cura delle relazioni reciproche parte dalla presenza attenta di noi insegnanti e dalla capacità di interrogare, insieme, letteratura, cinema, poesia, teatro, canzoni e forse anche qualche teorema matematico, insieme alla storia e all&rsquo;arte che parlano di noi, e alla natura che può farci da specchio. Altrimenti si cade in uno schizofrenico strabismo per cui promuoviamo momenti dedicati allo star bene a scuola attraverso circle time e altre pratiche talvolta efficaci, ma poi facciamo soffrire gli allievi con la matematica e la grammatica, allontanando la conoscenza scolastica dalla vita. È una sfida difficile, ma necessaria.

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Le parole dei ragazzi

Come ascoltare la voce silenziosa

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