Educazione sessuale in classe: chiediamo aiuto ai libri!

Domande imbarazzanti? Leggiamoci sopra!

Gusti e disgusti

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

Calma e comprensione

Ma attenzione: produrre risposte insolite e originali a un qualsiasi problema pratico o teorico, non è sufficiente. 
Se chiediamo ai bambini delle ipotesi per costruire una casetta sull&rsquo;albero del giardino ci inonderanno probabilmente di tante soluzioni innovative, insolite, curiose. Ma pochissime saranno realizzabili. 
Fra ideare e mettere in pratica un&rsquo;idea, c&rsquo;è una distanza enorme. È molto facile trovare soluzioni evadendo la realtà, facendo ipotesi che non hanno fondamento o immaginando alternative che stanno fra le nuvole. La creatività &ldquo;è tutto quello che pri- ma non c&rsquo;era, ma deve essere realizzabile in modo essenziale e globale&rdquo; (Bruno Munari). Il &ldquo;nuovo&rdquo; non sempre è possibile: &ldquo;Tra il dire e il fare c&rsquo;è di mezzo il mare&rdquo;, canta un antico proverbio. 
Ma c&rsquo;è di più. Anche una realizzazione nuova, &ldquo;essenziale e globale&rdquo;, non garantisce abbastanza. 
La soluzione finale degli ebrei, discussa e decisa nel 1942 era veramente un&rsquo;operazione nuova, inedita, mai vista prima... C&rsquo;erano da eliminare 12 milioni di esseri umani e questo comportava enormi problemi logistici e sociali. Il film di Matt Geschonneck, La conferenza, ci mostra tutta la &ldquo;creatività&rdquo; di quei quindici uomini riuniti a Wannsee che riescono a concordare una soluzione &ldquo;finale&rdquo; veramente fuori dal comune. Ma la loro risposta al problema è stata un atto &ldquo;creativo&rdquo;? Nessuno si sentirebbe di rispondere positivamente a questa domanda. Così come troveremmo difficile chiamare creative, &ldquo;essenziali e globali&rdquo; quelle scelte &ldquo;originali&rdquo; fatte per distruggere le foreste dell&rsquo;Amazzonia o quelle che irrorano neve artificiale sui campi da sci impoveriti dai cambiamenti climatici.

&nbsp;

Allora, se eliminiamo dall&rsquo;idea di &ldquo;creatività&rdquo; le scelte irrealizzabili e quelle deplorevoli, dove andiamo a cercare il senso profondo del pensiero creativo? 
Lo possiamo trovare in un principio che dice: il pensiero creativo non può essere distruttivo. 
L&rsquo;idea di creazione (per chi creda o non creda in Dio) non è solo un atto concreto, ma è innanzitutto una scelta etica che deve essere positiva per tutti. 
Un benessere che riempie il &ldquo;vuoto di valori&rdquo;, un vuoto che anche i bambini piccoli cominciano a sperimentare, perché sempre più spesso si richiede loro una &ldquo;omologazione culturale&rdquo;, un adeguamento a modelli che privi- legiano il possesso, la competizione e l&rsquo;individualismo. 
La creatività che ci interessa sviluppare come educatori è quella etica, che trova soluzioni che fanno bene alla persona, che arricchiscono il gruppo e anche la società.

&nbsp;

La creatività &ldquo;è tutto quello che prima non c&rsquo;era, ma deve essere realizzabile in modo essenziale e globale&rdquo; (Bruno Munari)

Una creativit&agrave; etica

Fra emozioni e pensiero

I bambini che giocano &ldquo;ne inventano sempre una&rdquo;, così diceva una maestra mentre i suoi alunni stavano svolgendo attività diverse in sezione: &ldquo;Se i bambini sentono di avere autonomia, se c&rsquo;è una situazione di calma, se loro sono consapevoli che la mia presenza può essere di aiuto e non di ostacolo allora sembra sempre che stiano giocando&rdquo;. 
In effetti quei bambini trovavano sempre soluzioni nuove per superare gli ostacoli posti in quello che stavano facendo. 
Giocavano e imparavano in un clima sereno, senza stress, senza sentire troppo la fretta. 
La maestra passeggiava fra i gruppi affaccendati che stavano &ldquo;giocando&rdquo; e, a un certo punto una volta ha detto: &ldquo;Allora bambini, avete finito?&rdquo;. Fra i vari rumori che si sono alzati, uno nitido e chiaro ha detto: &ldquo;È senza fine...&rdquo;.

&nbsp;

Un clima sereno e calmo nella classe, insieme alla comprensione del senso delle cose che si fanno, sono un buon modo per mettere le basi perché si sviluppi il pensiero creativo. E non è facile arrivare a questa situazione positiva: ci sono ostacoli di ogni genere da superare. Ogni insegnante li conosce e non occorre qui ripeterli. 
Quello che può essere comunque utile riconsiderare è che il pensare creativo, quello che problematizza e che trova soluzioni alternative e nuove, deve essere preso con le pinze, bisogna intendersi su quello che chiamiamo &ldquo;creativo&rdquo;. 
Sicuramente significa individuare delle strade alternative per risolvere un problema, per trovare soluzioni inedite per superare un intoppo e, senza dubbio, significa anche produrre soddisfazione e piacere.

&nbsp;

In teoria si dice che c&rsquo;è un nesso preciso fra emozioni e pensiero. Se si è tristi o depressi, se si è scossi dalla rabbia o in preda alla paura, allora non si riesce a pensare in maniera creativa. 
Lo stesso avviene se si è pressati dalla fretta o preoccupati da un giudizio incombente. E, se non si riesce a pensare in modo creativo, non si riesce neppure ad agire in modo creativo. 
Una classe rumorosa, inquieta, eccessivamente sollecitata dalle cose da fare, con alunni che non hanno chiaro il senso di quello che fanno, avrà molta difficoltà a comportarsi in modo creativo. 
Viene in mente quella bambina, ricordata da Gianfranco Zavalloni, la quale, tornando a casa, aveva detto alla sua mamma: &ldquo;Mamma, la maestra dice sempre che dobbiamo andare avanti... ma avanti dove?&rdquo;. Non sappiamo che cosa abbia risposto la mamma, ma certo avrà compreso che, se chi agisce non ha chiaro il senso delle cose che gli vengono chieste di fare, allora non potrà essere soddisfatto nel farle. Saranno azioni fatte &ldquo;per forza&rdquo; e non &ldquo;per gioco&rdquo;. Saranno compiti svolti perché si dovevano fare, non perché si volevano fare.

&nbsp;

L&rsquo;originalit&agrave; non basta

Coltivare il pensiero creativo

Dove trovi questo contenuto