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 Nelle iniziative a favore dei bambini con disturbi del neurosviluppo viene rivolta molta attenzione alla loro inclusione nella scuola, ma è evidente che una inclusione riuscita non dipende solo da scelte pedagogiche e istituzionali o da un corretto atteggiamento degli insegnanti e dei compagni, ma anche dalla capacità dei bambini con disturbo di stare con gli altri e di fornire risposte adeguate alle stimolazioni sociali. Purtroppo molti di loro non presentano competenze sociali spontanee in misura sufficiente ed è necessario che noi li aiutiamo a costruirsele. In questo modo otteniamo il duplice obiettivo che il bambino sa meglio rispon
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Nelle iniziative a favore dei bambini con disturbi del neurosviluppo viene rivolta molta attenzione alla loro inclusione nella scuola, ma è evidente che una inclusione riuscita non dipende solo da scelte pedagogiche e istituzionali o da un corretto atteggiamento degli insegnanti e dei compagni, ma anche dalla capacità dei bambini con disturbo di stare con gli altri e di fornire risposte adeguate alle stimolazioni sociali. Purtroppo molti di loro non presentano competenze sociali spontanee in misura sufficiente ed è necessario che noi li aiutiamo a costruirsele. In questo modo otteniamo il duplice obiettivo che il bambino sa meglio rispondere all’ambiente sociale e, meglio inserito, partecipa più attivamente alle situazioni di apprendimento.
Il caso di Sofia (nome di fantasia) mostra come l’insegnamento di competenze sociali possa creare le premesse per una buona inclusione.
 
Il caso di Sofia
Sofia, 8 anni, ha appena concluso la classe seconda primaria e i genitori si rivolgono al nostro servizio per richiedere una presa in carico. La famiglia riferisce che la bambina presenta un quadro complesso: ha una sindrome genetica rara che comporta disabilità intellettiva di grado lieve, dismorfismi facciali e ritardo di crescita; sono presenti, inoltre, difficoltà di autoregolazione emotivo-comportamentale. Considerato il ritardo nelle acquisizioni delle tappe principali dello sviluppo e nel raggiungimento delle prime autonomie, la bambina è stata trattenuta un anno in più alla scuola dell’infanzia.
I genitori riferiscono comportamenti oppositivi e lieve aggressività sia nel contesto familiare che scolastico uniti a un atteggiamento di chiusura e rifiuto nei confronti di situazioni o attività nuove; Sofia presenta, inoltre, scarsa tolleranza alla frustrazione e difficoltà nelle relazioni tra pari: si interfaccia solo con bambini più piccoli e accetta di partecipare a giochi e attività solo in coppia e lontano dagli occhi dei compagni.
 
Un breve percorso di gruppo
Si è deciso di proporre alla famiglia un intervento sulle abilità sociali che prevede attività in piccolo gruppo con la partecipazione di altri tre bambini con caratteristiche simili a quelle di Sofia. Le attività proposte negli incontri hanno riguardato:

l’alfabetizzazione emotiva (aumentare la consapevolezza delle proprie e altrui emozioni, utilizzando un lessico appropriato);
l’autoregolazione emotiva (imparare a riconoscere l’intensità dell’emozione esperita, scegliendo strategie di gestione adeguate);
gli stili comunicativi (conoscere i vari stili comunicativi e sperimentare attivamente una comunicazione “assertiva” capace di far valere il proprio punto di vista);
la gestione dei conflitti (utilizzare forme di gestione del conflitto non aggressive).



Sofia e la disabilità lieve

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