Sulla punizione: un sondaggio

Diversità: mai perdere la capacità di meravigliarsi

Il senso di sé cognitivo

Star bene al nido: educatori, bambini, famiglie

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Hai un problema? Non ti preoccupare non è un problema per me e tu (bambino) non sei un problema”.

Non è scopo di questo articolo analizzare i motivi di tale aumento, quanto di portare alcune riflessioni, sebbene non esaustive, in merito a come muoversi in questi casi.
 
 In particolare, vorrei evidenziare, innanzitutto, l’importanza dell’osservazione: come professionisti dell’educazione siamo consapevoli di quanto sia uno strumento sostanziale del nostro lavoro.
 
 Lo diventa ancora di più nelle situazioni di fatica dei bambini, visto che la pratica osservativa può contribuire in modo rilevante alla lettura e alla comprensione di quanto il loro c

Non è scopo di questo articolo analizzare i motivi di tale aumento, quanto di portare alcune riflessioni, sebbene non esaustive, in merito a come muoversi in questi casi.In particolare, vorrei evidenziare, innanzitutto, l’importanza dell’osservazione: come professionisti dell’educazione siamo consapevoli di quanto sia uno strumento sostanziale del nostro lavoro.Lo diventa ancora di più nelle situazioni di fatica dei bambini, visto che la pratica osservativa può contribuire in modo rilevante alla lettura e alla comprensione di quanto il loro comportamento significhi in termini di messaggio in codice.I MESSAGGI DA “LEGGERE”Non dobbiamo, infatti, mai dimenticare che ogni comportamento è un messaggio. Vale per gli adulti, vale per i bambini: “non si può non comunicare”, ci insegna la pragmatica della comunicazione umana e, per i piccoli, il comportamento è pressoché l’unica via per trasmettere il proprio mondo interno, dato che il linguaggio verbale è ancora assente o agli esordi.L’osservazione dovrebbe essere ampia e profonda, superando il singolo momento di fatica ed estendendosi all’intera giornata, prendendo nota degli attimi specifici in cui le difficoltà emergono e di quali condizioni ambientali circondano il bambino.Si tratta di porre attenzione a tempi, spazi, materiali, persone, senza perdere la peculiarità dei dati sensoriali, i quali, frequentemente, hanno un ruolo significativo nell’emergere delle problematiche.PARTIRE DAL NIDOL’osservazione ampia e precisa di quanto accade nei nostri contesti è importante anche per rendersi consapevoli di come alcune difficoltà dei bambini siano da ascrivere a quanto avviene nei servizi, più che alle famiglie.Nella mia esperienza, infatti, spesso si fa ricadere sui genitori la responsabilità dei disagi dei bambini, come se il nido non avesse alcun ruolo nell’insorgere dei disagi stessi.La convinzione che la famiglia sia la “causa” dei problemi dei bambini, oltre a non rendere merito alla realtà delle cose, può influenzare negativamente la costruzione dell’alleanza educativa con le famiglie, essendo pregiudizievole verso i genitori.Prima di guardare fuori dalle proprie porte, sarebbe pertanto importante analizzare la propria realtà educativa e, tramite un accurato processo osservativo, lavorare per rintracciare quei significativi elementi che fanno emergere fatiche, ma anche risorse dei bambini.In particolare, intercettare le risorse e i momenti in cui il bambino evidenzia un modo sereno di stare al nido, può aiutare a dirigere le proprie strategie di aiuto al meglio.LA PEDAGOGIA DELL’ACCOGLIENZAInfine, vorrei portare l’attenzione su un altro tema centrale, ovvero la pedagogia dell’accoglienza. Quando ci troviamo di fronte a un problema, al disagio di un bambino, sentiamo in genere forte dentro di noi il desiderio di liberarlo da tale disagio. Ci preoccupiamo quasi immediatamente di “che cosa fare”, di quale azione mettere in campo per risolvere la situazione, per “guarire” il bambino dal suo problema.Dovremmo, invece, come ci insegna Nicolodi, occuparci di accogliere e accompagnare i bambini di cui ci prendiamo cura, focalizzandoci sulle “cure palliative”, ovvero preoccupandoci di come farli sentire accettati e compresi nonostante il problema e passando loro il messaggio che il problema stesso non rappresenti per noi un limite.Saper so-stare nella fatica, a fianco del bambino, senza farlo sentire solo e/o sbagliato, ha un valore incommensurabile e non dovremmo sottovalutarne la potenza, presi dal voler trovare una soluzione.

“Il successo non è dato dalla guarigione o eliminazione del problema. Il vero successo educativo è stare nel problema senza creare problemi. È saper so-stare. Saper stare nel problema a volte risolve gran parte dei problemi. Cambia completamente il sistema.” G. Nicolodi

Hai un problema? Non ti preoccupare non è un problema per me e tu (bambino) non sei un problema”.

Non è scopo di questo articolo analizzare i motivi di tale aumento, quanto di portare alcune riflessioni, sebbene non esaustive, in merito a come muoversi in questi casi. In particolare, vorrei evidenziare, innanzitutto, l’importanza dell’osservazione: come professionisti dell’educazione siamo consapevoli di quanto sia uno strumento sostanziale del nostro lavoro. Lo diventa ancora di più nelle situazioni di fatica dei bambini, visto che la pratica osservativa può contribuire in modo rilevante alla lettura e alla comprensione di quanto il loro comportamento significhi in termini di messaggio in codice. I MESSAGGI DA “LEGGERE” Non dobbiamo, infatti, mai dimenticare che ogni comportamento è un messaggio. Vale per gli adulti, vale per i bambini: “non si può non comunicare”, ci insegna la pragmatica della comunicazione umana e, per i piccoli, il comportamento è pressoché l’unica via per trasmettere il proprio mondo interno, dato che il linguaggio verbale è ancora assente o agli esordi. L’osservazione dovrebbe essere ampia e profonda, superando il singolo momento di fatica ed estendendosi all’intera giornata, prendendo nota degli attimi specifici in cui le difficoltà emergono e di quali condizioni ambientali circondano il bambino. Si tratta di porre attenzione a tempi, spazi, materiali, persone, senza perdere la peculiarità dei dati sensoriali, i quali, frequentemente, hanno un ruolo significativo nell’emergere delle problematiche. PARTIRE DAL NIDO L’osservazione ampia e precisa di quanto accade nei nostri contesti è importante anche per rendersi consapevoli di come alcune difficoltà dei bambini siano da ascrivere a quanto avviene nei servizi, più che alle famiglie. Nella mia esperienza, infatti, spesso si fa ricadere sui genitori la responsabilità dei disagi dei bambini, come se il nido non avesse alcun ruolo nell’insorgere dei disagi stessi. La convinzione che la famiglia sia la “causa” dei problemi dei bambini, oltre a non rendere merito alla realtà delle cose, può influenzare negativamente la costruzione dell’alleanza educativa con le famiglie, essendo pregiudizievole verso i genitori. Prima di guardare fuori dalle proprie porte, sarebbe pertanto importante analizzare la propria realtà educativa e, tramite un accurato processo osservativo, lavorare per rintracciare quei significativi elementi che fanno emergere fatiche, ma anche risorse dei bambini. In particolare, intercettare le risorse e i momenti in cui il bambino evidenzia un modo sereno di stare al nido, può aiutare a dirigere le proprie strategie di aiuto al meglio. LA PEDAGOGIA DELL’ACCOGLIENZA Infine, vorrei portare l’attenzione su un altro tema centrale, ovvero la pedagogia dell’accoglienza. Quando ci troviamo di fronte a un problema, al disagio di un bambino, sentiamo in genere forte dentro di noi il desiderio di liberarlo da tale disagio. Ci preoccupiamo quasi immediatamente di “che cosa fare”, di quale azione mettere in campo per risolvere la situazione, per “guarire” il bambino dal suo problema. Dovremmo, invece, come ci insegna Nicolodi, occuparci di accogliere e accompagnare i bambini di cui ci prendiamo cura, focalizzandoci sulle “cure palliative”, ovvero preoccupandoci di come farli sentire accettati e compresi nonostante il problema e passando loro il messaggio che il problema stesso non rappresenti per noi un limite. Saper so-stare nella fatica, a fianco del bambino, senza farlo sentire solo e/o sbagliato, ha un valore incommensurabile e non dovremmo sottovalutarne la potenza, presi dal voler trovare una soluzione.

So-stare nei problemi

Dove trovi questo contenuto