L'importanza del dialogo con i bambini - “Pillole” per cominciare bene

Bambini adottati in classe - “Pillole” per cominciare bene

Le paure dei bambini e l'importanza della famiglia - "Pillole" per cominciare bene

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

<p style="text-align: justify;">
 La “costruzione dell’identità” è un lungo processo che si struttura nel tempo grazie alla rete di relazioni e di influenze sociali all’interno del quale ci si muove (Vygotskij, 1973): è riconoscendo man mano ciò che abbiamo in comune e ciò che abbiamo di differente da chi ci circonda, e al tempo stesso è il riconoscimento che riceviamo da parte degli altri, che ci consente di dare forma al nostro specifico modo di stare al mondo. La scuola offre una buona occasione per mettere in atto questo processo, perché permette a bambini e adolescenti di uscire dallo spazio autoreferenziale della famiglia e di fare l’esperienza di un confronto dire
</p>

La “costruzione dell’identità” è un lungo processo che si struttura nel tempo grazie alla rete di relazioni e di influenze sociali all’interno del quale ci si muove (Vygotskij, 1973): è riconoscendo man mano ciò che abbiamo in comune e ciò che abbiamo di differente da chi ci circonda, e al tempo stesso è il riconoscimento che riceviamo da parte degli altri, che ci consente di dare forma al nostro specifico modo di stare al mondo. La scuola offre una buona occasione per mettere in atto questo processo, perché permette a bambini e adolescenti di uscire dallo spazio autoreferenziale della famiglia e di fare l’esperienza di un confronto diretto con altri modi di vivere, di pensare, con altri sguardi sul mondo. Man mano che si percepisce la propria specificità, si assume un determinato “stile relazionale” (per dirla in altre parole, si indossa uno specifico personaggio che ha peculiari caratteristiche di interazione con il mondo).
Questo stile a volte rischia di diventare una gabbia se i ruoli tendono a essere codificati e se non c’è spazio per sperimentarne altri: sono tanti i bambini e gli adolescenti che nei contesti sociali cristallizzano un certo modo di stare al mondo (aggressivo, timido, evitante, caotico, solitario, prodigo, provocatorio, cauto, sprezzante…) e non riescono più a cambiare modalità relazionale, anche se lo vorrebbero.
Un modo flessibile di stare al mondo
È importante allora che gli allievi imparino a scuola un modo flessibile, aperto, scambiante di interagire con i compagni di classe e con gli adulti di riferimento. Naturalmente, più gli allievi avranno la percezione di essere liberi dal giudizio da parte dei pari e degli adulti, e si sentiranno accettati, valorizzati, rispettati e inclusi nel sistema di riferimento, liberi di potersi esprimere al di là dei ruoli codificati, più avranno modo di trovare uno stile di vita autentico, che consenta loro di alimentare i propri desideri e far fiorire le proprie potenzialità (Mortari, 2019).
Come usare le schede
Le attività proposte vanno concepite come un’occasione ludica, un’esperienza di scoperta di sé e degli altri. È importante che gli allievi non si sentano costretti a partecipare, ma che ognuno si senta libero di stare nell’esperienza con il grado di coinvolgimento che vuole.
Dopo l’esperienza è necessario riflettere con gli allievi su come è andata, su quello che a loro è piaciuto e quello che non è piaciuto, che cosa è stato comodo, che cosa scomodo ecc. Ognuno deve sentirsi libero di condividere con gli altri quello che pensa, quello che ha scoperto di sé... un allenamento alla riflessione su ciò che accade loro nell’esistenza, perché alla lunga siano in grado di scegliere quello che vogliono davvero, al di là dei condizionamenti. Anche per questo è molto utile come insegnanti partecipare alle attività, mettersi personalmente in gioco, esporsi, parlare di sé, offrire insomma agli allievi un modello di coinvolgimento a cui far riferimento.
Se non ci sono già delle prassi consolidate, è utile stabilire di comune accordo delle regole per non sovrapporsi gli uni con altri mentre si parla, per agevolare un ascolto reciproco. Per esempio, chi prende la parola si potrebbe mettere in piedi, ognuno ha a disposizione massimo 2 minuti ecc.
 
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Mortari, L. (2019). Aver cura di sé. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Pitruzzella, S. (2004). Manuale di teatro creativo. Milano: Franco Angeli.
Vygotskij, L.S. (1973). Lo sviluppo psichico del bambino. Roma: Editori Riuniti.



Riconoscere sé stessi e gli altri

Dove trovi questo contenuto