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Le bambine e i bambini si misurano costantemente con l&rsquo;esperienza e imparano a riflettere su ci&ograve; che sperimentano, a descriverlo, rappresentarlo, riorganizzarlo. Pi&ugrave; coinvolgente, ricca e &ldquo;immersiva&rdquo; sar&agrave; l&rsquo;esperienza che proponiamo, pi&ugrave; per i bambini sar&agrave; possibile rendersi conto degli effetti che ne ricevono; e saranno cos&igrave; in grado di comunicarli anche agli altri.

Questo pu&ograve; accadere per esempio nelle aule immersive, dove la didattica tradizionale viene integrata con contenuti con i quali i bambini possono interagire insieme ai compagni.

Tali esperienze, peraltro, consentono loro di dialogare con gli strumenti digitali, di concepirli in una dimensione relazionale e di non subirli in modo passivo ed egoriferito.

La stessa esperienza far&agrave; un effetto diverso a ogni bambino. Si tratta di prendere atto di questi effetti e di metterli nel gioco relazionale della classe, attraverso la condivisione: grazie allo scambio dialogico le bambine e i bambini man mano scopriranno, insieme, la variegata gamma di risposte a uno stesso evento e avranno l&rsquo;occasione di conoscere e di conoscersi nella differenza.

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L&#39;importanza di un cambio di atmosfera

Esperienza e immersivit&agrave;

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Lavorare sugli effetti

<ul>
	<li style="text-align:justify">Ekman, P. (2007). Gi&ugrave; la maschera. Come riconoscere le emozioni dall&rsquo;espressione del viso. Firenze: Giunti.</li>
	<li style="text-align:justify">Gnoli, A., Rizzolatti, G. (2016). In&nbsp;te mi specchio. Per una scienza dell&rsquo;empatia. Milano: Rizzoli.</li>
	<li style="text-align:justify">Morin, E. (2015). Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l&rsquo;educazione. Milano: Raffaello Cortina Editore.</li>
</ul>

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Noi esseri umani, a partire dall&rsquo;inizio della nostra avventura esistenziale, ci nutriamo di relazioni. &Egrave; grazie all&rsquo;incontro relazionale con gli altri che impariamo a conoscerci e a conoscere il mondo.

Ogni relazione &ndash; amicale, sentimentale, professionale &ndash; &egrave; un continuo scambio generativo, un&rsquo;esperienza che trasforma gli interlocutori, in modo pi&ugrave; o meno incisivo, e aggiunge nuove scoperte su di s&eacute; e sull&rsquo;altro da s&eacute;. A scuola, allora, prima ancora di ricevere informazioni sui contenuti della conoscenza, &egrave; necessario che ognuno impari, fin da subito, &ldquo;la vita degli altri&rdquo;: come vivono e che cosa vivono i compagni; qual &egrave; il loro stato emotivo; qual &egrave; il proprio stato emotivo; che effetto fa a loro e agli altri una data esperienza, come la vivono, come la attraversano.

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L&rsquo;esperienza &egrave; una forma di conoscenza diretta, acquisita in modo personale con l&rsquo;osservazione e la pratica di un determinato ambito della realt&agrave;: &egrave; un evento trasformativo, percepito sensorialmente
</blockquote>

Al tempo stesso rendersi conto dell&rsquo;effetto che ha fatto loro una data esperienza aiuter&agrave; le bambine e i bambini a incarnarla, farla propria, a passare da una prospettiva impersonale a una personale. A questo scopo dopo ogni esperienza &egrave; utile chiedere loro: &ldquo;Vi &egrave; o non vi &egrave; piaciuta?&rdquo;, &ldquo;Che cosa avete immaginato?&rdquo;, &ldquo;Che cosa avete sentito?&rdquo;; in modo che a poco a poco il sentire e il restituire quello che sentono diventi una modalit&agrave; di approccio al mondo, che li renda attivamente partecipi degli eventi.

Una volta raccolti gli effetti possiamo offrire l&rsquo;occasione per un&rsquo;elaborazione personale. Se un bambino ha avvertito paura, allora portiamolo a esprimerla con un disegno o un racconto e invitiamolo a immaginare: &ldquo;Che cosa puoi fare per superare questa paura? Chi e come ti potrebbe aiutare? Raccontaci&rdquo;. Se una bambina ha avvertito gioia, sollecitiamola a dare forma e visibilit&agrave; a questa emozione, a disegnarla, a trasmetterla con un gesto d&rsquo;affetto o una piccola storia.

Aiutando ciascun alunno a esprimere al meglio la propria risposta al mondo, invitandolo a mettere in campo le proprie risorse immaginifiche e creative e portandolo, al tempo stesso, a consolidare il legame con gli altri, lo prepariamo ad affrontare le inesorabili complessit&agrave; dell&rsquo;esistenza.

In questo modo restituiamo alla scuola la sua missione, indicata da Rousseau e Morin (2015), che &egrave; quella di &ldquo;insegnare a vivere&rdquo;.

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Se comprendono quello che accade ai vari interlocutori, se hanno modo di rintracciarne gli effetti, le bambine e i bambini riusciranno a orientarsi nel mondo. Se, invece, non sono aiutati a comprendere che cosa suscita negli altri una data esperienza, la realt&agrave; risulter&agrave; per loro confusa e oscura.

&Egrave; una comprensione che passa attraverso la dimensione empatica, il mettersi nei panni dell&rsquo;altro, riconoscerne il vissuto emotivo e provare qualcosa per quello che sente.

Anche per questo &egrave; importante fare i conti con gli eventi degli ultimi tre anni. Il lungo periodo del &ldquo;distanziamento sociale&rdquo;, il costante dubbio di essere &ldquo;untori&rdquo;, pericolosi gli uni per gli altri, il protratto uso delle mascherine, che cela parte delle micro-espressioni facciali necessarie per lo sviluppo di abilit&agrave; sociali ed emotive (Ekman, 2007) e in definitiva dell&rsquo;empatia, pu&ograve; aver generato in alcuni bambini la difficolt&agrave; a orientarsi nel mondo dell&rsquo;alterit&agrave;, a comprendere s&eacute;stessi e gli altri.

Le bambine e i bambini sono &ldquo;spugne emotive&rdquo;; e di sicuro molti di loro avranno assorbito il clima di preoccupazione, paura, rabbia che abbiamo vissuto noi adulti. &Egrave; importante, dunque, far sperimentare loro un cambio di atmosfera, un modo diverso, pi&ugrave; sereno e coinvolgente, di abitare

l&rsquo;esistenza, anche grazie a esperienze in ambienti di apprendimento ricchi di interazioni e di scambi.

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Relazioni ed esperienze immersive

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