L’importanza della sintonia dei punti di vista

Ritrovare un senso di appartenenza

Tempo libero o tempo organizzato?

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

Se gli studenti non sanno quello che non sanno, non c’è modo che possano fare una domanda sull’oscurità

Tutte le domande sono utili?

Vari studi osservativi longitudinali mostrano che, già dagli anni della scuola primaria, gli allievi sanno come vengono percepiti in termini di competenza e attitudini scolastiche e si comportano di conseguenza: coloro che ritengono di non essere reputati “bravi” non abboccheranno all’amo, e nemmeno quelli meno interessati. Sono i più capaci e dotati a rispondere, già pronti, a mano alzata, quasi prima che la domanda sia finita; gli altri, intrappolati in questi ruoli, lasceranno trascorrere settimane o addirittura mesi senza mai intervenire nelle interrogazioni “aperte”. In una recente ricerca condotta presso l’università di Cambridge sono stati indagati gli effetti della struttura delle domande sulle prestazioni degli studenti ai compiti scritti. I quesiti presentati differivano nella tipologia (più o meno fattuali o induttivi) e nel tipo di ”impalcatura” che offrivano: alcuni, per esempio, chiedevano esplicitamente di predisporre anticipatamente una scaletta della risposta, altri di definire i termini contenuti nella domanda, altri di eseguire diagrammi, schemi, figure o calcoli nel corso dell’esposizione. I risultati hanno dimostrato che fornire un’“impalcatura” aiuta direttamente tutti gli studenti a ottenere risultati migliori, e consegue anche l’effetto di rafforzare la fiducia nelle proprie capacità e il grado di partecipazione al dibattito in classe (nelle ragazze in modo preferenziale).

Avete mai pensato a quanto sia disorientante il modo in cui, a scuola, funzionano le domande? Gli insegnanti si presentano agli allievi come i detentori della conoscenza, spiegano, organizzano, argomentano, e poi cominciano a fare domande come se non sapessero nulla di quello di cui hanno appena parlato. Non c’è da stupirsi che gli studenti si confondano! Qual è lo scopo per cui gli insegnanti interrogano? Si può rispondere che la ragione del fare domande è quella di verificare la comprensione che la classe ha raggiunto di quanto è stato spiegato. A volte, tuttavia, le domande non sono utili, come quando, dopo aver esposto una regola o un concetto, si chiede: «Avete capito tutti?». Si tratta, in questo caso, di una domanda “sì o no”, indirizzata a un generico e collettivo uditorio, alla quale nessuno si sente personalmente tenuto a rispondere. In realtà, ciò che questo tipo di domanda trasmette è: «Bene, vi do una possibilità: se non fate domande, allora avete capito tutto, e sono libero di passare all’argomento successivo». Gli studenti che non rispondono – e anche quelli che rispondono in modo affermativo – potrebbero non essere consapevoli del fatto che non capiscono, e se non sanno quello che non sanno, non c’è modo che possano fare una domanda sull’oscurità. Altre volte le domande sono inefficaci perché generiche: «Chi ha capito che cosa significa…», «Chi sa quando è successo…», lanciate alla classe come se fossero delle allettanti prelibatezze che tutti gli studenti sono ansiosi di conquistare.

Viviamo in una scuola che dà molto valore alla capacità di fornire le risposte giuste a ciò su cui si viene interrogati e che, in generale, forma a trovare le soluzioni piuttosto che a insegnare a fare le domande. Domande e risposte sono per definizione collegate tra loro, ma sono un insieme di abilità molto diverse. Cercare risposte è un processo di eliminazione, in cui le informazioni vengono selezionate per restringere il campo a una formulazione ottimale, spesso unica. Fare domande è un processo divergente di espansione del possibile, attraverso il pensiero critico e l’immaginazione, niente affatto semplice.

Viviamo in una scuola che dà molto valore alla capacità di fornire le risposte giuste a ciò su cui si viene interrogati e che, in generale, forma a trovare le soluzioni piuttosto che a insegnare a fare le domande. Domande e risposte sono per definizione collegate tra loro, ma sono un insieme di abilità molto diverse. Cercare risposte è un processo di eliminazione, in cui le informazioni vengono selezionate per restringere il campo a una formulazione ottimale, spesso unica. Fare domande è un processo divergente di espansione del possibile, attraverso il pensiero critico e l’immaginazione, niente affatto semplice.

Le domande degli studenti: un potenziale inutilizzato

Gli effetti della struttura delle domande sulle prestazioni degli studenti

Avete mai pensato a quanto sia disorientante il modo in cui, a scuola, funzionano le domande? Gli insegnanti si presentano agli allievi come i detentori della conoscenza, spiegano, organizzano, argomentano, e poi cominciano a fare domande come se non sapessero nulla di quello di cui hanno appena parlato. Non c’è da stupirsi che gli studenti si confondano! Qual è lo scopo per cui gli insegnanti interrogano? Si può rispondere che la ragione del fare domande è quella di verificare la comprensione che la classe ha raggiunto di quanto è stato spiegato.A volte, tuttavia, le domande non sono utili, come quando, dopo aver esposto una regola o un concetto, si chiede: «Avete capito tutti?». Si tratta, in questo caso, di una domanda “sì o no”, indirizzata a un generico e collettivo uditorio, alla quale nessuno si sente personalmente tenuto a rispondere.In realtà, ciò che questo tipo di domanda trasmette è: «Bene, vi do una possibilità: se non fate domande, allora avete capito tutto, e sono libero di passare all’argomento successivo». Gli studenti che non rispondono – e anche quelli che rispondono in modo affermativo – potrebbero non essere consapevoli del fatto che non capiscono, e se non sanno quello che non sanno, non c’è modo che possano fare una domanda sull’oscurità. Altre volte le domande sono inefficaci perché generiche: «Chi ha capito che cosa significa…», «Chi sa quando è successo…», lanciate alla classe come se fossero delle allettanti prelibatezze che tutti gli studenti sono ansiosi di conquistare.

In definitiva è all’insegnante che spetta la costruzione di un ambiente di classe in cui la formulazione di domande divenga intellettualmente, socialmente e accademicamente gratificante per gli studenti e sia incentivata tanto quanto l’enunciazione delle risposte, passando da prerogativa degli insegnanti a competenza attesa negli allievi. In una classe “guidata dalle domande” i quesiti degli studenti possono essere innescati da incongruenze tra le conoscenze possedute e le nuove informazioni, da parole sconosciute, da argomentazioni conflittuali, ma anche dalla curiosità per gli eventi e i problemi del mondo reale. In uno studio condotto su studenti delle medie, circa tre quarti degli intervistati preferivano approfondire questioni poste da loro stessi piuttosto che rispondere semplicemente alle domande del libro di testo, dichiarando di sentirsi «felici», «eccitati» o «orgogliosi» di aver generato da soli i problemi su cui indagare, e descrivendo l’esperienza di cercare soluzione alle proprie domande come «emozionante», «divertente» e «interessante». Più domande che risposte, più interrogativi e meno interrogazioni, per generare dissonanza cognitiva e curiosità epistemica: che ne pensate?

A scuola le domande che possono concorrere alla verifica della comprensione non sono solo quelle dell’insegnante: possono esserlo validamente anche quelle poste dagli allievi stessi. Le domande degli studenti sono una vera e propria cartina al tornasole dei loro processi cognitivi e dei livelli di apprendimento: da un lato rivelano la qualità del pensiero, gli errori e i punti oscuri nelle conoscenze, dall’altro aprono una finestra anche su ciò che gli studenti vogliono sapere, sui loro interessi, motivazioni, curiosità verso gli argomenti di studio. Nonostante la capacità delle domande degli studenti di migliorare l’apprendimento e di concorrere alla valutazione formativa, molto di questo potenziale rimane ancora inutilizzato. Le osservazioni condotte nelle classi hanno documentato che gli studenti pongono spontaneamente poche domande, la maggior parte delle quali sono di natura fattuale, procedurale o chiusa, e solo occasionalmente volte a generare conoscenza innovativa o critica.

Più interrogativi e meno interrogazioni

Più domande che risposte

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