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STIMOLARE LA CURIOSITÀ

Il costruttivismo pedagogico ci suggerisce di educare un bambino fin da piccolo a essere curioso, a scoprire da sé il mondo attraverso l’esperienza attiva

… FACENDO ESPERIENZA

Da neonato a bambino: in sei anni accadono cose fondamentali

Guai a noi a pensare che la forte vivacità di un bambino piccolo, in tutto quel lungo ciclo che va dalla nascita a sei anni, sia un “gioco”, o un’innata e insensata fregola di muoversi. Il senso c’è, potremmo chiamarla innata curiosità, meglio ancora conquista del mondo o della propria posizione nel mondo.Il bambino piccolo non solo conosce il mondo con il suo caracollare, ma lo fa suo con una propria interpretazione, a partire da quel “linguaggio interiore” (come ci dice Vygotskij) fatto all’inizio di reazioni, sguardi e mugolii e, poi, via via, attraverso parole sempre più strutturate.Parole che non sono un vocabolario accumulato, ma la costruzione attiva dell’interpretazione delle cose (non solo come si chiamano, ma anche a che cosa servono) che si fa comunicazione e relazione.

La dimensione sociale della scoperta è altrettanto importante: lo scambio tra pari raddoppia la curiosità, rende dialettica la propria posizione, crea scambio di esperienze e di idee, anche semplici, fondamento di relazioni amicali intriganti.L’adulto non deve dare risposte già pronte, ma tante e continue domande da porre ai bambini, avendo con loro la voglia (e la sua curiosità) di scoprire insieme la risposta, accogliendo la splendida fantasia dei bambini. Che potrebbe anche essere quella, contro i nostri paradigmi adulti, di voler usare gli scivoli del giardino non solo scendendo, come regola vorrebbe, ma anche provando a risalirli come piccoli Indiana Jones che sembrano apprezzare di più le cose quando non sono ovvie.

ABITUARE ALLA SCOPERTA

ALLA CONQUISTA DEL MONDO…

Serve dunque pensare i nostri piccoli come tanti mini-Galileo, capaci in modo spontaneo di farsi domande (implicite o esplicite), a farsi ipotesi, a provare e riprovare per costruire una conoscenza vera (potremmo dire attivistica), con lo sviluppo di una competenza essenziale per tutta la vita: la capacità costruttiva di essere curiosi.Altrimenti non stimolare i bambini in modo attivo o peggio “trasmettere” dall’alto il senso delle cose li renderà incapaci di un pensiero proprio, costretti da una passività che negli anni li inaridirà a soli noiosi trasmettitori.Abituare i bambini alla scoperta attraverso una continua ricerca attiva è essenziale, lo si può fare partendo dai riti delle routine, come la cura comune di un piccolo orto, dal raccontare una favola senza completarla, chiedendo loro come si vorrebbe finirla.

Dunque, la curiosità, la relazione e la memoria che si produce, i comportamenti che si consolidano, sono l’inizio della “cultura” umana, che si fa, giorno per giorno, più intensa e sociale.Con la crescita questa vitalità innata incontra ovviamente il linguaggio, l’allargarsi di spazi e tempi di esperienza, ma nasce sempre dentro quell’io scopritore che va salvaguardato, valorizzato, anche curato se vi sono rischi, ma soprattutto condiviso gioiosamente con lui.Nasce da questo innatismo infantile il compito dell’educatore e dell’insegnante di essere una “spalla sapiente” che lo guida senza dominarlo, anzi stimolando la sua curiosità e il suo mettersi alla prova.Bruner chiama questo compito scaffolding, una relazione mite in cui l’adulto sta sempre dietro, non davanti alle esperienze che sta vivendo il bambino.

Da neonato a bambino: in sei anni accadono cose fondamentali

Mio nipote caracolla tra le stanze, accende le luci, apre il rubinetto del bidet, borbotta il suo slang del giorno, tira una palla di qua e una di là. Ha quindici mesi e non sta mai fermo, ha una continua sorridente frenesia verso le novità, punta il dito con il braccio e fa “Oh… Oh...”.È un gioco? No, è molto di più.L’altro giorno cadeva una pioggia fragorosa: osservava il suo primo temporale. Guardava dalla porta finestra a bocca aperta e sentiva anche il forte rumore con grande sorpresa. Ma poi è avvenuto il “salto” (cognitivo, emotivo, sensoriale): ha allungato il braccio per toccare la cosa che stava cadendo forte e si è trovato bagnato. Mi ha guardato e sorriso: aveva scoperto la pioggia e che si trattava di acqua, forse la stessa del bidet.

Delicato è il ruolo dell’adulto, che non deve dare risposte preconfezionate su tutto

Mio nipote caracolla tra le stanze, accende le luci, apre il rubinetto del bidet, borbotta il suo slang del giorno, tira una palla di qua e una di là. Ha quindici mesi e non sta mai fermo, ha una continua sorridente frenesia verso le novità, punta il dito con il braccio e fa “Oh… Oh...”.


 È un gioco? No, è molto di più.


 L’altro giorno cadeva una pioggia fragorosa: osservava il suo primo temporale. Guardava dalla porta finestra a bocca aperta e sentiva anche il forte rumore con grande sorpresa. Ma poi è avvenuto il “salto” (cognitivo, emotivo, sensoriale): ha allungato il braccio pe

Mio nipote caracolla tra le stanze, accende le luci, apre il rubinetto del bidet, borbotta il suo slang del giorno, tira una palla di qua e una di là. Ha quindici mesi e non sta mai fermo, ha una continua sorridente frenesia verso le novità, punta il dito con il braccio e fa “Oh… Oh...”.È un gioco? No, è molto di più.L’altro giorno cadeva una pioggia fragorosa: osservava il suo primo temporale. Guardava dalla porta finestra a bocca aperta e sentiva anche il forte rumore con grande sorpresa. Ma poi è avvenuto il “salto” (cognitivo, emotivo, sensoriale): ha allungato il braccio per toccare la cosa che stava cadendo forte e si è trovato bagnato. Mi ha guardato e sorriso: aveva scoperto la pioggia e che si trattava di acqua, forse la stessa del bidet.

SUSCITARE DOMANDE

Il bambino impara sul serio solo attraverso l’esperienza di scoperta, che non avviene mai da sola ed ha un senso quando viene condivisa, dapprima con i familiari, poi con i pari età.Potremmo dire che ogni piccolo è un esploratore in miniatura, nato curioso.In uno dei film di Indiana Jones, a uno che gli dice davanti al suo (troppo) coraggio “ma vuoi morire da giovane?”, il protagonista risponde “non contano gli anni, contano i chilometri”.Cioè non è il tempo che conta, ma il movimento che fa crescere, come i tanti passi che il mio nipote di quindici mesi fa ogni giorno caracollando di qua e di là.

Piccoli esploratori crescono

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