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La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Di che cosa abbiamo realmente bisogno? Che cosa ci fa stare bene, ci fa percepire vivi e vitali, “noi stessi”? È la soddisfazione dei bisogni fondamentali. Quali? Secondo il modello proposto da Dweck (2017) si tratterebbe di sentirci accettati e non esclusi o isolati, competenti e non incapaci e di predire: poter capire e spiegare ciò che accade a noi e nel mondo e non percepire confusione, incertezza, indeterminazione. Dalla congiunzione di questi tre bisogni di base emergerebbero altrettanti bisogni composti: percezione di controllo (credere di riuscire), autostima (credere di valere) e fiducia (credere di potere; Figura 1). Infine, la soddisfazione di questi bisogni darebbe origine alla percezione di essere radicati e integri, definita come “coerenza di sé”, che è fondamentale costituendo il perno su cui regge l’intero sistema. A definirla sarebbero due sfaccettature, ovvero l’identità (chi sono?) e il significato (che senso ha?). Risposte positive, chiare e coese a queste domande dipenderebbero dal percepire soddisfatti e non frustrati gli imprescindibili bisogni di accettazione, predicibilità e competenza.

<ul><li>Aelterman N., Vansteenkiste M., Haerens L., Soenens B., Fontaine J.R., Reeve&nbsp;J. (2019), «Toward an Integrative and Fine-Grained Insight in Motivating and Demotivating Teaching Styles: The Merits of a Circumplex Approach», Journal of Educational Psychology, 111(3), 497-521. doi:10.1037/edu0000293 </li><li>Bandura A. (2000), Autoefficacia. Teoria e applicazioni, Erickson, Trento. </li><li>Dweck C. (2000), Teorie del sé. Intelligenza, motivazione, personalità e sviluppo, Erickson, Trento. </li><li>Dweck C. (2017), «From Needs to Goals and Representations: Foundations for a Unified Theory of Motivation, Personality, and Development», Psychological Review, 124(6), 689-719. doi: 10.1037/rev0000082 </li><li>Moè A. (2021), Motivarsi. Tre buone ragioni e qualche strategia, il Mulino, Bologna. </li><li>Neff K. (2003), «Self-Compassion: An Alternative Conceptualization of a Healthy Attitude Toward Oneself», Self and Identity, 2(2), 85-101. doi:10.1080/15298860309032 </li><li>Reeve J. (2016), «Autonomy-Supportive Teaching: What It Is, How to Do It», in Liu W.C., Wang J.C.K., Ryan R.M. (eds.), Building Autonomous Learners, 129-152, Springer, Singapore. </li></ul>

Favorire la percezione di coerenza

Che cosa, infatti, ci fa soffrire o gioire? Le risposte stanno nelle dicotomie corrispondenti ai tre fondamentali bisogni, riassunte nella Tabella 1, dove pure si trovano indicazioni per favorirli e non frustrarli, in parte riprese da Reeve (2016). Com’è possibile osservare, si tratterebbe di “esserci” e di promuovere il saper fare (riuscita) e capire (predicibilità) in un clima supportivo e valorizzante (Aelterman et al., 2019), ovvero che fa sentire se stessi e consente di sperimentarsi per costruire competenza, appartenenza, predicibilità.

La soddisfazione dei bisogni determina un senso di sé coerente, pieno, integro ed equilibrato, oppure una percezione di svuotamento. Ne deriva l’importanza di massimizzare le situazioni, stimoli e proposte che possano favorirla. A tal fine, si tratterebbe di lavorare nell’ottica di “supportare chi supporta”, ovvero di motivare e favorire il benessere dei motivatori. Infatti la capacità di accettare è favorita dall’accettarsi, quella di insegnare (competenza) dall’avere imparato, e il dare fiducia dal personale percepire di poter predire. Ne risulta l’importanza per docenti, genitori e altre figure di riferimento di auto-motivarsi. Ciò potrebbe avvenire sviluppando atteggiamenti auto-compassionevoli (Neff, 2003), coltivando disposizioni motivanti (Moè, 2021), costruendo convinzioni efficaci (Bandura, 2000; Dweck, 2000), facendo in primis esperienze di accettazione, predicibilità, riuscita e coltivandole, ricordandole, elaborandole fino a farle pienamente proprie giungendo a definire un sé coerente capace di promuovere le stesse forme accettanti e valorizzanti in ciascuno.

Di che cosa abbiamo realmente bisogno? Che cosa ci fa stare bene, ci fa percepire vivi e vitali, “noi stessi”?
 
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Di che cosa abbiamo realmente bisogno? Che cosa ci fa stare bene, ci fa percepire vivi e vitali, “noi stessi”?È la soddisfazione dei bisogni fondamentali. Quali? Secondo il modello proposto da Dweck (2017) si tratterebbe di sentirci accettati e non esclusi o isolati, competenti e non incapaci e di predire: poter capire e spiegare ciò che accade a noi e nel mondo e non percepire confusione, incertezza, indeterminazione.Dalla congiunzione di questi tre bisogni di base emergerebbero altrettanti bisogni composti: percezione di controllo (credere di riuscire), autostima (credere di valere) e fiducia (credere di potere; Figura 1).Infine, la soddisfazione di questi bisogni darebbe origine alla percezione di essere radicati e integri, definita come “coerenza di sé”, che è fondamentale costituendo il perno su cui regge l’intero sistema. A definirla sarebbero due sfaccettature, ovvero l’identità (chi sono?) e il significato (che senso ha?). Risposte positive, chiare e coese a queste domande dipenderebbero dal percepire soddisfatti e non frustrati gli imprescindibili bisogni di accettazione, predicibilità e competenza.

Percepirsi vivi e vitali

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