L’importanza della sintonia dei punti di vista

Ritrovare un senso di appartenenza

Tempo libero o tempo organizzato?

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

Per aiutare bambini e ragazzi a orientarsi nel tempo e nello spazio e recuperare la percezione di sé nel mondo è utile passare in primo luogo dal recupero della dimensione corporea. Ognuno di noi si trova situato in un corpo: noi siamo il nostro corpo che ci consente di essere al mondo, all’interno di un sistema di relazioni, di un ambiente, di una dimensione culturale. È grazie al corpo che apprendiamo, che ci formiamo, che coltiviamo la relazione con il mondo. La stessa costruzione della conoscenza risiede nella facoltà insita nella corporeità di agire e interagire, di fare esperienza all’interno di un ambiente di riferimento. È grazie al corpo, dunque, che sperimentiamo il senso dello spazio e del tempo. «Non si accede al mondo se non percorrendo quello spazio che il corpo dispiega intorno a sé nella forma della prossimità o della distanza delle cose». Inoltre il tempo non è altro che «la vita del corpo» (Galimberti, 1987) iscritto nei suoi ritmi biologici e fisiologici che ne scandiscono l’esistenza. Le attività che seguono intendono indicare allora una possibile strada per un recupero della dimensione spazio-temporale passando dalla percezione dal corpo.

Negli ultimi tempi, anche in seguito all’emergenza sanitaria, l’uso massiccio delle tecnologie digitali ha determinato per bambini e ragazzi il ridursi di quella dimensione relazionale necessaria per acquisire consapevolezza di sé e del mondo, per fare i conti con i propri limiti, con le proprie possibilità. Il rischio è di smarrire quelle coordinate spazio-temporali necessarie per stare al mondo e progettare il futuro. Come nota il filosofo coreano Byun Chun Han, l’accelerazione tecnologica tende ad “annientare” lo spazio e la geografia stessa (ogni luogo è a portata di clic), ad atomizzare il tempo, a frammentarlo in tanti attimi prese

Negli ultimi tempi, anche in seguito all’emergenza sanitaria, l’uso massiccio delle tecnologie digitali ha determinato per bambini e ragazzi il ridursi di quella dimensione relazionale necessaria per acquisire consapevolezza di sé e del mondo, per fare i conti con i propri limiti, con le proprie possibilità. Il rischio è di smarrire quelle coordinate spazio-temporali necessarie per stare al mondo e progettare il futuro. Come nota il filosofo coreano Byun Chun Han, l’accelerazione tecnologica tende ad “annientare” lo spazio e la geografia stessa (ogni luogo è a portata di clic), ad atomizzare il tempo, a frammentarlo in tanti attimi presenti, senza più soglie e passaggi, pause e intervalli, con una “disgregazione” che rischia di coinvolgere anche la nostra identità che si riduce e si impoverisce, soffocata dalle proprie attività prive di durata (Han, 2017).

<ul><li>Boal A. (2009), Il poliziotto e la maschera. Giochi, esercizi e tecniche del Teatro dell’Oppresso, La Meridiana, Molfetta (BA). </li><li>Galimberti U. (1987), Il corpo, Feltrinelli, Milano. </li><li>Han B.C. (2017), Il profumo del tempo. L’arte di indugiare sulle cose, Vita e Pensiero, Milano. </li></ul>

Le esperienze proposte, al di là delle indicazioni fornite nelle schede, vanno adattate e modulate in base all’ordine di scuola e al gruppo classe di riferimento. È molto importante creare le condizioni perché ci sia libertà espressiva. Anche per questo è utile che gli adulti facciano l’esperienza insieme ai bambini/e o ragazzi/e (per esempio quella di percuotersi il corpo alla ricerca di un ritmo), e/o che palesino loro stessi qualche difficoltà (per esempio se non hanno il senso del ritmo), in modo che non si alimenti ansia da prestazione ma si crei un clima di gioco e di reciprocità. Inoltre è meglio non connotare le proposte come “esercizio”, termine che evoca inesorabilmente l’impegno didattico, ma come “attività”, “esperienze”, “pratiche” ecc. Dopo ogni attività laboratoriale è molto utile un momento di condivisione finale, per ragionare insieme su ciò che è accaduto, per considerare limiti e possibilità dell’esperienza, per conoscere meglio se stessi e gli altri, per fare pratica di un dialogo che si alimenti non tanto di risposte quanto di continue domande su di sé e sul mondo. In questo modo si accompagneranno gli allievi ad assumersi poco a poco una visione autonoma, non condizionata, degli eventi dell’esistenza.

Passare dal recupero del corpo

Negli ultimi tempi, anche in seguito all’emergenza sanitaria, l’uso massiccio delle tecnologie digitali ha determinato per bambini e ragazzi il ridursi di quella dimensione relazionale necessaria per acquisire consapevolezza di sé e del mondo, per fare i conti con i propri limiti, con le proprie possibilità. Il rischio è di smarrire quelle coordinate spazio-temporali necessarie per stare al mondo e progettare il futuro. Come nota il filosofo coreano Byun Chun Han, l’accelerazione tecnologica tende ad “annientare” lo spazio e la geografia stessa (ogni luogo è a portata di clic), ad atomizzare il tempo, a frammentarlo in tanti attimi presenti, senza più soglie e passaggi, pause e intervalli, con una “disgregazione” che rischia di coinvolgere anche la nostra identità che si riduce e si impoverisce, soffocata dalle proprie attività prive di durata (Han, 2017).

Sulle attività

Per abitare lo spazio e il tempo

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