I bisogni linguistici: cambiamenti in atto

Dieci principi per un insegnamento linguistico efficace

Riflessioni sull’insegnamento della grammatica

Cosa c’è in cucina?

Che cosa si fa in cucina?

Le parole per descrivere le persone

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Sharon &egrave; nata in Italia e frequenta la classe terza, comunica in italiano in maniera fluente ed efficace, ma ha ancora difficolt&agrave; nello scritto e nella comprensione dei testi di studio. Come Sharon, una parte degli alunni presenta impacci negli usi della lingua, orale e scritta, per lo studio.

Gli esiti delle prove INVALSI 2023 lo confermano:

<ul>
	<li style="text-align:justify">in seconda, il divario fra i risultati dell&rsquo;alunno/tipo e i bambini di seconda generazione (nati in Italia) &egrave; di 16,3 punti (con bambini nati all&rsquo;estero &egrave; 22 punti);</li>
	<li style="text-align:justify">in quinta, il divario si attesta su 9,2 punti di differenza (per i nati all&rsquo;estero la differenza &egrave; di 17,2 punti).</li>
</ul>

&nbsp;

La lingua dello studio

L&rsquo;apprendimento della lingua della scuola, nella sua versione scritta e orale, richiede tempi pi&ugrave; lunghi rispetto alla lingua della comunicazione interpersonale di base:

<ul>
	<li style="text-align:justify">ha un lessico specifico, forma e sintassi complesse;</li>
	<li style="text-align:justify">contiene metafore, espressioni idiomatiche, impliciti culturali;</li>
	<li style="text-align:justify">&egrave; spesso decontestualizzata e non pu&ograve; contare su elementi paralinguistici immediati (tono, ripetizioni, ritmo&hellip;) ed extralinguistici (sguardo, gesti, espressioni, situazioni...);</li>
	<li style="text-align:justify">infine, i testi di studio hanno una densit&agrave; informativa alta, un vocabolario legato alla disciplina, dei concetti astratti.</li>
</ul>

Per una parte dei bambini l&rsquo;apprendimento della lingua dello studio pu&ograve; continuare anche a casa, grazie al supporto della famiglia e all&rsquo;esposizione extrascolastica a una lingua variegata: informale e formale, concreta e astratta. Per i bambini non italofoni, in genere, l&rsquo;italiano dello studio si impara solo a scuola e studiando da soli. E, tuttavia, la padronanza della lingua dello studio fa la differenza ed &egrave; la chiave della riuscita scolastica.

 
&ldquo;Parole al centro&rdquo;: un sostegno per imparare

Il progetto Giunti Scuola gratuito &ldquo;Parole al centro&rdquo;, dedicato a Italiano L2 e Plurilinguismo, propone idee, esperienze e materiali per sostenere l&rsquo;apprendimento della lingua dello studio, attraverso l&rsquo;attenzione alla scrittura e a una gestione pi&ugrave; inclusiva dei contenuti disciplinari.

Imparare a scrivere in una lingua che non &egrave; quella famigliare richiede fatiche, tempi e sforzi aggiuntivi. L&rsquo;alfabetizzazione infatti si ancora a prerequisiti che si sviluppano gi&agrave; nell&rsquo;infanzia, quali la dimestichezza con i libri e l&rsquo;alfabeto, l&rsquo;ascolto di storie, l&rsquo;esposizione alla lingua della narrazione, la curiosit&agrave; e la scoperta del significato di messaggi scritti. Tutti prerequisiti che si strutturano, in genere, durante la scuola dell&rsquo;infanzia, oltre che in famiglia, ma che molti bambini con storia di migrazione famigliare non sono nella condizione di acquisire.

Se per la lingua della comunicazione e per l&rsquo;apprendimento dell&rsquo;italiano nei livelli iniziali si pu&ograve; oggi contare su libri e materiali didattici in commercio, per la lingua dello studio le proposte sono limitate. Sono la didattica, le modalit&agrave; cooperative, multisensoriali e interattive, che possono consentire di fare un passo avanti e coinvolgere tutti nell&rsquo;uso ricettivo e produttivo delle parole &ldquo;alte&rdquo; e non solo di quelle &ldquo;basse&rdquo;.

Parole “alte” e parole “basse”

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