Virtù dell’errore

Le tecnologie peggiorano l’apprendimento? Che cosa dice veramente il rapporto OCSE

Bambini e sessualità, un avvicinamento troppo precoce?

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

• Behzadnia, B., FatahModares, S. (2020). Basic psychological need-satisfying activities during the COVID-19 Outbreak. Applied Psychology: Health and Well-Being, 12, 1115-1139. • Dweck, C. S. (2017). From needs to goals and representations: Foundations for a unified theory of motivation, personality, and development. Psychological Review, 124, 689–719. • Moè, A. (2014). Autostima. Che cosa è, come si coltiva. Bari: Laterza. • Moè, A. (2020). La motivazione. Teorie e processi. Bologna: Il Mulino. • Moè, A. (2021). Motivarsi. Tre buone ragioni e qualche strategia. Bologna: Il Mulino. • Roth, G., Vansteenkiste, M., Ryan, R. M. (2019). Integrative emotion regulation: Process and development from a self-determination theory perspective. Development and Psychopathology, 31, 945-956. • Ryan, R. M., Deci, E. L. (2017). Self-determination theory: Basic psychological needs in motivation, development, and wellness. Guilford Publications. • Vansteenkiste, M., Van den Bergh, O., Chauvrier, P., Desmet, A., Dewaele, A., Phalet, K. (2020). The population is no longer motivated. How can we create a motivating climate?, Research Report, 12.&nbsp;

Un altro giorno di scuola! Che significa? Incontrare, fare esperienze, confrontarsi… Oppure sedersi e aspettare, ascoltare o parlare: a chi? Le restrizioni indotte dalla pandemia ci hanno portato a “relazionarci” sempre più spesso tramite uno schermo: chi c’è dall’una e dall’altra parte e come sta? Secondo gli assunti della teoria dell’autodeterminazione (Richard Ryan e Edward Deci, 2017) e anche del recente modello motivazionale di Carol Dweck (2017), abbiamo bisogno di sentirci accettati, in relazione, supportati, sostenuti, parte di una comunità.&nbsp;Tale sentimento è giocoforza facilitato nelle relazioni in presenza, mentre risulterebbe più difficile da costruire a distanza. Come recuperare quindi tale percepito di essere connessi? Non connessi via internet, ma come persone che imparano e lottano per poter dispiegare il meglio di sé? &nbsp;Quello che potremmo avere imparato...&nbsp;1. Le persone hanno più risorse di quelle che credono di avere e nei momenti di crisi riescono a sfoderarle. Si chiama “resilienza” (mi piego, ma non mi spezzo) e può essere favorita dal percepirsi “connessi” cioè in relazione, dall’avere chiari e importanti obiettivi e dal sentirsi auto-efficaci, cioè capaci di affrontare le sfide (Moè, 2020).&nbsp;2. Il bisogno che tutti esprimiamo è di percezione di “vicinanza e affetto” (Ryan e Deci, 2017) che può essere coltivato, almeno transitoriamente, anche “a distanza”: telefonate, lettere, video chiamate…&nbsp;3. L’incertezza fuori di noi può essere contrastata dalla certezza interiore: di Angelica Moè Università degli Studi di Padova credere in sé e in ciò che si fa (Moè, 2014). In particolare, trovare e rinnovare significati costituirebbe una colonna portante: che senso ha? Perché faccio questo? I significati di un tempo potrebbero non essere gli stessi di adesso. In tal senso, insegnare a trovare e rinnovare significati favorirebbe motivazione e benessere (Moè, 2021).&nbsp;<img filer_id="233498" src="/media/filer_public_thumbnails/filer_public/0d/54/0d54dc83-50ab-4a2d-b435-d89a5c603b11/parole_bambini_addario__nisrin.png__500x444_q85_subsampling-2.png" title="" align="" thumb_option="" original_image="false" width="500" height="444"> ... E ciò che vorremmo poter fare&nbsp;1. Rimotivarci. La letteratura evidenzia un calo di motivazione in seguito al perdurare della pandemia e del clima di incertezza (Vansteenkiste et al., 2020). Tale tendenza potrebbe venire contrastata attraverso specifici esercizi che potrebbero diventare abitudini, vedi tabella “Esercizi” alla pagina successiva (Behzadnia e FatahModares, 2020).&nbsp;2. Credere che passerà. È un problema di regolazione emotiva. Ammesso il caso estremo, che la situazione critica non perdurasse, non potendo modificare “ciò che ci accade” potremmo piuttosto cambiare il modo con cui ci atteggiamo e in particolare il vissuto emotivo. Ciò avverrebbe allorché riuscissimo a farci amiche le nostre emozioni, integrandole in chi siamo e stiamo diventando (Roth et al., 2017). Si tratterebbe di ascoltarci, accettare, vivere le emozioni fino in fondo, trasformarle: da paura a incertezza, da incertezza a dubbio, da dubbio a sfida, da sfida a soddisfazione… &nbsp;3. Dare fiducia alle generazioni future. Proprio per questo servirebbe essere connessi, a tutti i livelli, con noi stessi e le nostre emozioni, con chi ci sta accanto e con i ‘nostri” alunni con i mezzi fisici o virtuali di cui possiamo disporre.&nbsp; Mi auguro che possiate coltivare, costruire e valorizzare ogni forma di relazione- connessione che possa di volta in volta dare a voi in primis, e come ricaduta agli alunni, la carica motivazionale per riprendere ogni giorno le sfide di insegnare e crescere!&nbsp;

Un altro giorno di scuola! Che significa? Incontrare, fare esperienze, confrontarsi… Oppure sedersi e aspettare, ascoltare o parlare: a chi? Le restrizioni indotte dalla pandemia ci hanno portato a “relazionarci” sempre più spesso tramite uno schermo: chi c’è dall’una e dall’altra parte e come sta? Secondo gli assunti della teoria dell’autodeterminazione (Richard Ryan e Edward Deci, 2017) e anche del recente modello motivazionale di Carol Dweck (2017),
 
 abbiamo bisogno di sentirci accettati, in relazione, supportati, sostenuti, parte di una comunità
 
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 Tale sentimento è giocoforza facilitato nelle relazioni in presenza, mentre risulterebbe

Un altro giorno di scuola! Che significa? Incontrare, fare esperienze, confrontarsi… Oppure sedersi e aspettare, ascoltare o parlare: a chi? Le restrizioni indotte dalla pandemia ci hanno portato a “relazionarci” sempre più spesso tramite uno schermo: chi c’è dall’una e dall’altra parte e come sta? Secondo gli assunti della teoria dell’autodeterminazione (Richard Ryan e Edward Deci, 2017) e anche del recente modello motivazionale di Carol Dweck (2017), abbiamo bisogno di sentirci accettati, in relazione, supportati, sostenuti, parte di una comunità. Tale sentimento è giocoforza facilitato nelle relazioni in presenza, mentre risulterebbe più difficile da costruire a distanza. Come recuperare quindi tale percepito di essere connessi? Non connessi via internet, ma come persone che imparano e lottano per poter dispiegare il meglio di sé?  Quello che potremmo avere imparato... 1. Le persone hanno più risorse di quelle che credono di avere e nei momenti di crisi riescono a sfoderarle. Si chiama “resilienza” (mi piego, ma non mi spezzo) e può essere favorita dal percepirsi “connessi” cioè in relazione, dall’avere chiari e importanti obiettivi e dal sentirsi auto-efficaci, cioè capaci di affrontare le sfide (Moè, 2020). 2. Il bisogno che tutti esprimiamo è di percezione di “vicinanza e affetto” (Ryan e Deci, 2017) che può essere coltivato, almeno transitoriamente, anche “a distanza”: telefonate, lettere, video chiamate… 3. L’incertezza fuori di noi può essere contrastata dalla certezza interiore: di Angelica Moè Università degli Studi di Padova credere in sé e in ciò che si fa (Moè, 2014). In particolare, trovare e rinnovare significati costituirebbe una colonna portante: che senso ha? Perché faccio questo? I significati di un tempo potrebbero non essere gli stessi di adesso. In tal senso, insegnare a trovare e rinnovare significati favorirebbe motivazione e benessere (Moè, 2021). ... E ciò che vorremmo poter fare 1. Rimotivarci. La letteratura evidenzia un calo di motivazione in seguito al perdurare della pandemia e del clima di incertezza (Vansteenkiste et al., 2020). Tale tendenza potrebbe venire contrastata attraverso specifici esercizi che potrebbero diventare abitudini, vedi tabella “Esercizi” alla pagina successiva (Behzadnia e FatahModares, 2020). 2. Credere che passerà. È un problema di regolazione emotiva. Ammesso il caso estremo, che la situazione critica non perdurasse, non potendo modificare “ciò che ci accade” potremmo piuttosto cambiare il modo con cui ci atteggiamo e in particolare il vissuto emotivo. Ciò avverrebbe allorché riuscissimo a farci amiche le nostre emozioni, integrandole in chi siamo e stiamo diventando (Roth et al., 2017). Si tratterebbe di ascoltarci, accettare, vivere le emozioni fino in fondo, trasformarle: da paura a incertezza, da incertezza a dubbio, da dubbio a sfida, da sfida a soddisfazione…  3. Dare fiducia alle generazioni future. Proprio per questo servirebbe essere connessi, a tutti i livelli, con noi stessi e le nostre emozioni, con chi ci sta accanto e con i ‘nostri” alunni con i mezzi fisici o virtuali di cui possiamo disporre.  Mi auguro che possiate coltivare, costruire e valorizzare ogni forma di relazione- connessione che possa di volta in volta dare a voi in primis, e come ricaduta agli alunni, la carica motivazionale per riprendere ogni giorno le sfide di insegnare e crescere! 

Motivare e motivarsi

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