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Scuola e terremoti

Cittadinanza: non è mai troppo presto

Il valore di educare nella scuola dell'infanzia

A scuola di rispetto

Perché bambini e ragazzi sono stati posti al bando dalla nostra società?


 Chiusi dentro luoghi da cui non possono scappare, sotto la sorveglianza di adulti spesso poco sensibili per vivere esperienze umane di discutibile qualità?


 Come è successo che a un certo punto il nostro mondo ha fatto sparire dalla scena sociale questo universo straordinario, poliedrico, vivace e colorato?


 Noi tutti abbiamo bisogno dei bambini, perché essi possono offrirci un contributo insostituibile, non in termini di lavoro, giacché abbiamo la triste abitudine di misurare il contributo della popolazione solo in termini di produzioni lavorative, ma in termini di pres

Perché bambini e ragazzi sono stati posti al bando dalla nostra società?Chiusi dentro luoghi da cui non possono scappare, sotto la sorveglianza di adulti spesso poco sensibili per vivere esperienze umane di discutibile qualità?Come è successo che a un certo punto il nostro mondo ha fatto sparire dalla scena sociale questo universo straordinario, poliedrico, vivace e colorato?Noi tutti abbiamo bisogno dei bambini, perché essi possono offrirci un contributo insostituibile, non in termini di lavoro, giacché abbiamo la triste abitudine di misurare il contributo della popolazione solo in termini di produzioni lavorative, ma in termini di presenza, presenza viva, curiosa, osservatrice, interrogante e certo anche creatrice, operatrice, immaginatrice.L’educazione diffusa vuole che i bambini e i ragazzi imparino dentro la società, nel suo complesso reticolo di opportunità, tutte da adattare naturalmente alla loro presenza, ma che proprio per questo potrebbero mutare il volto del nostro mondo, rendendolo vivo, affettivamente denso e ricco, improvvisamente colorato, fresco, spontaneo. Loro meritano di crescerci a fianco, accompagnandoci e trovando il loro spazio, dove imparare, ma anche semplicemente dove vivere la loro età, al riparo dalla persecuzione di apparati normativi e tirannici e di insegnamenti poco motivanti.

Assecondiamo i desideri e le vocazioni dei bambini, creando tutte le opportunità perché si rivelino e si compiano.

<ul><li>Mottana P., Campagnoli G. (2017). La città educante. Manifesto dell’educazione diffusa. Come oltrepassare la scuola. Trieste: Asterios.</li><li>Mottana P., Gallo L. (2017). Educazione diffusa. Per salvare i bambini e il mondo. Roma: Dissensi.</li><li>Mottana P., Campagnoli G. (2020). Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso. Firenze: Terra Nuova edizioni.</li><li>Blog www.paolomottana.it</li></ul>

Concretamente si tratta di...• Ridurre l’idea di scuola come edificio a una base, una tana, un punto di partenza e di ritorno, dove riunirsi per partire, in piccole squadre, e poi rivedersi per condividere, discutere e arricchire.• Coinvolgere direzioni didattiche pubbliche perché offrano la loro disponibilità a porre in atto una o più sperimentazioni di educazione diffusa.• Creare gruppi capitanati da un educatore-mentore che guidi, sostenga, segua e organizzi i percorsi dei bambni, rendendosi disponibile per tutto il tempo educativo per loro (non più di 10-15 bambini).• Formare equipe di insegnanti ed educatori, coordinati dall’educatore- mentore, che sviluppino programmi di educazione diffusa nel territorio, incrociando contenuti e attività pratiche, percorsi, abilità e conoscenza acquisite facendoli, e che poi li attuino individualizzandoli sempre di più.• Predisporre un reticolo di offerte di esperienze nel territorio che facciano capo ad associazioni, centri culturali e sociali, biblioteche, musei, fattorie, officine, servizi commerciali, dove bambini possano osservare, contribuire, esprimersi.• Riconfigurare la rete degli apprendimenti secondo aree di contenuto vicine alla vita delle giovani generazioni e in modo che esse possano trovarvi gli stimoli per organizzarvi sempre più articolate attività e opere, sapendo anche valorizzare l’enorme quantità di apprendimenti “incidentali” che l’attività nella società concreta comporta.• Sensibilizzare la popolazione e ogni soggetto (pubblico o privato) coinvolgibile, intorno alla responsabilità comune per la formazione delle giovani generazioni, affinché offrano le loro competenze e la loro disponibilità al servizio gratuito per sostenerli, insegnargli, condividere con loro le proprie esperienze e possibilità.• Coinvolgere gli attori pubblici e sociali perché facilitino la mobilità e la sicurezza di bambini e ragazzi in movimento sul territorio, con politiche di ciclo-pedonalizzazione sicura, di trasporto leggero e gratuito, con corsie per risciò, biciclette, monopattini e altri servizi (per esempio spazi, giardini, edifici e zone dove possano riunirsi o organizzare eventi) che consentano a bambini e ragazzi di essere nuovamente ospitati nel territorio, anche senza l’accompagnamento degli adulti.• Fare una rivoluzione culturale e sociale che riporti adulti e giovani a vivere insieme e a crescere in un mondo un po’ meno separato, gerarchico e punitivo, affinché i bambini possano finalmente sviluppare autonomia, creatività, cittadinanza autentica, saperi e abilità nel vivo della vita della comunità contemporanea.

<blockquote>I bambini devono essere posti nelle condizioni di poter trovare un loro spazio dove imparare e vivere la loro età</blockquote>

Perché bambini e ragazzi sono stati posti al bando dalla nostra società?Chiusi dentro luoghi da cui non possono scappare, sotto la sorveglianza di adulti spesso poco sensibili per vivere esperienze umane di discutibile qualità?Come è successo che a un certo punto il nostro mondo ha fatto sparire dalla scena sociale questo universo straordinario, poliedrico, vivace e colorato?Noi tutti abbiamo bisogno dei bambini, perché essi possono offrirci un contributo insostituibile, non in termini di lavoro, giacché abbiamo la triste abitudine di misurare il contributo della popolazione solo in termini di produzioni lavorative, ma in termini di presenza, presenza viva, curiosa, osservatrice, interrogante e certo anche creatrice, operatrice, immaginatrice. L’educazione diffusa vuole che i bambini e i ragazzi imparino dentro la società, nel suo complesso reticolo di opportunità, tutte da adattare naturalmente alla loro presenza, ma che proprio per questo potrebbero mutare il volto del nostro mondo, rendendolo vivo, affettivamente denso e ricco, improvvisamente colorato, fresco, spontaneo. Loro meritano di crescerci a fianco, accompagnandoci e trovando il loro spazio, dove imparare, ma anche semplicemente dove vivere la loro età, al riparo dalla persecuzione di apparati normativi e tirannici e di insegnamenti poco motivanti.

L'esperienza di imparareI bambini e i ragazzi hanno bisogno di vivere, non di espiare una pena, di partecipare, non di essere tenuti in panchina, di dire la loro, di intervenire, di essere finalmente considerati soggetti a pieno titolo e non soggetti difettosi o in rodaggio.L’esperienza di imparare può essere ricca, piacevole, gratificante se condotta a contatto con la realtà, con la sensazione di non essere solo spettatori, ma artefici, di poter offrire il proprio contributo, nei servizi, nella manutenzione, nella pulizia, nella cura del territorio, nell’aiuto umano, nella festa e nel gioco, negli eventi di spettacolo, di musica, di danza, nella creazione di zone di interscambio, di convivialità, di integrazione con tutte le generazioni e tutte le culture. Una scommessa da realizzareUna gaia educazione, che si possa finalmente realizzare nel tessuto vivo della società, deve riscattare il corpo di questi cuccioli che hanno tanto bisogno di viverlo e sperimentarlo in tante e tante espressioni, deve stimolare l’immaginazione, deve custodire la sensibilità, deve suscitare la creatività non in astratto, ma in opere concrete, tangibili, godibili.La scommessa che ci attende sotto questo profilo è straordinaria e la sua posta immensa: una realtà che sappia commisurarsi, che sappia ospitare soggetti tanto aperti, delicati e sensibili non può che essere una realtà infinitamente più vivibile di quella nella quale purtroppo sopravviviamo sempre più tristi e grigi. Accogliamo dunque il loro fervore, la loro intensità, la loro inesauribile differenza!Di questo vuole che si discuta la proposta dell’educazione diffusa che trova nella gaia educazione e nel suo orientamento, al meglio dell’esperienza di vivere, il suo fondamento. Ma concretamente che cosa dobbiamo fare? A pagina seguente troviamo alcuni spunti di riflessione e indicazioni.

L'educazione diffusa

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