L'anniversario dei 150 anni dall'Unità: materiali utili

Cicale, formiche e Costituzione

Scuola e terremoti

La poesia come strumento didattico nei contesti eterogenei

A scuola di rispetto

Non c’è scuola viva senza partecipazione. Siamo tutti d’accordo. Ma quali sono le condizioni che ci permettono di partecipare, di prendere parte attiva ai complessi processi di apprendimento, spesso inafferrabili? Adele Corradi, in una pagina commovente di Non so se don Lorenzo, scrive: <blockquote>“mi vien fatto di dire che lassù si viveva nell’attenzione. Quando venivano le mie sorelle a trovarmi provavano l’impressione di venire in un mondo di solitudine. Le case erano lontane una dall’altra. La strada si arrampicava nella solitudine. Vivendo lassù, invece, si sapeva che era “una solitudine abitata” e chi l’abitava non era distratto, ma attento. E il più attento di tutti era il Priore”. </blockquote>La singolarità irripetibile dell’esperienza di Barbiana non deve distoglierci dalla constatazione che sempre, nella relazione educativa, l’humus che rende fertile il terreno dell’incontro reciproco sta nell’attenzione e nell’ascolto di cui siamo capaci, che sono qualità che chi ha l’ambizione di insegnare deve sempre cercare di affinare. Il corpo a corpo con un oggetto culturale provoca attrito, produce scintille capaci di accendere curiosità e motivazione, ma per arrivare ad ardere c’è bisogno di qualcuno che ascolti e restituisca ciò&nbsp;che emerge dandogli forma riconoscibile, qualcuno che non lasci cadere la parola a terra, come suggeriva Socrate. Ecco allora che accanto all’attenzione dobbiamo costruire con cura un contesto capace di accogliere tutti, davvero tutte e tutti. Se il dialogo e la conversazione sono i migliori ambienti possibili per negoziare i significati e costruire conoscenza, dobbiamo affermare con decisione e convinzione che qualsiasi forma di educazione a distanza toglie terreno sotto ai piedi a ogni costruzione di conoscenza. A scuola, la conoscenza non può separarsi mai dalla costruzione di una comunità capace di ricercare insieme. L’apprendere è&nbsp;esperienza personale, irriducibile, per molti versi solitaria. Ma da animali politici quali siamo, lontano da una comunità non impareremo nulla di ciò che davvero è importante.

Nel tragitto da casa a scuola avviene un’importante e quotidiana metamorfosi: da figlio e appartenente a un nucleo familiare, il bambino diventa alunno, compagno di banco, parte di un gruppo. È un cambiamento minuto e denso che allena giorno dopo giorno a diventare cittadini. La scuola è luogo di cittadinanza, riconoscimento, crescita, interazione a partire da regole comuni e dal rispetto reciproco. A scuola, i bambini assumono un ruolo nuovo, entrano in un mondo di azione e di autonomia, un contesto organizzato e separato dalla casa. I due spazi si differenziano e si integrano. La famiglia è il luogo della socializzazione primaria, particolare, privata e affettiva; la scuola è il contesto della socializzazione secondaria, universale, pubblica e razionale. Ripensiamo la scuola che fa cittadinanza a partire da tre attenzioni.&nbsp;1. Una scuola che ripara le carenze e le disuguaglianze.&nbsp;Nella fase della chiusura, i bambini non sono stati tutti uguali, ma tutti diversi: alcuni hanno avuto molto, altro hanno avuto molto poco o nulla. Riparare carenze vuol dire prevedere misure, dispositivi, risorse e tempo per colmare ritardi, difficoltà, solitudini. A partire dalla lingua e dai laboratori linguistici: per dare, citando Rodari, tutti gli usi della parola a tutti. Nessuno escluso.&nbsp;2. Una scuola consapevole della pluralità e multiculturalità.&nbsp;Una scuola che fa cittadinanza prende atto di essere abitata da bambini e ragazzi che sono ormai “nativi multiculturali”. Una normale mescolanza che non procede per inerzia, ma esige di essere accompagnata dall’educazione al rispetto, alla curiosità, al riconoscimento reciproco.&nbsp;3. Una scuola “diffusa” che educa alla cura dei luoghi.&nbsp;Ripensare il tempo della scuola vuol dire prevedere presenze in parte in aula e in parte in contesti extrascolastici, coinvolgendo biblioteche, teatri, giardini… integrando spazi fisici esterni e spazi virtuali. Coinvolgendo associazioni, educatori, operatori culturali, mediatori... Una scuola diffusa che riduce le distanze e articola le presenze.&nbsp;

La scuola è #cittadinanza

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