Per accogliere bambini e genitori: conoscenza di noi stessi, ascolto, comprensione

L’alleanza scuola-famiglia

La cura dell’alleanza

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

In generale questi mesi hanno mostrato con schiacciante evidenza che i bambini sono dotati di una straordinaria capacità di lettura complessiva del contesto delle relazioni interpersonali e, a fronte della disponibilità empatica offerta dagli adulti, vi partecipano con serietà.Nel nostro approccio pedagogico, ispirato a Elinor Goldschmied, lo stare bene dei bambini è inestricabilmente intrecciato con quello degli adulti che li accudiscono, genitori ed educatori. La priorità rappresentata dalla protezione della salute fisica delle persone deve necessariamente integrare la considerazione del loro benessere mentale e psicologico.Ci viene in aiuto la metafora delle bambole russe, in cui i bambini sono al centro di un insieme di nicchie interpersonali rappresentate dai diversi ruoli adulti, privati e pubblici: ogni sballottamento (stress) in ognuna di esse produce un complesso di vibrazioni che si trasmettono dall’esterno all’interno mettendo a rischio l’integrità psico-fisica.Offrire modalità di accoglienza, rispetto, accettazione, ascolto e soddisfazione dei bisogni adulti rappresenta la garanzia necessaria a far sì che servizi possano assolvere in pieno la propria funzione protettiva.

Quest’anno è stato necessario ricalibrare le modalità di partecipazione dei genitori alla vita del nido.

Il vissuto che sembra aver attraversato tutte le generazioni è stato prevalentemente quello della solitudine, soli si sono sentiti:<ul><li>gli anziani, segregati nelle strutture assistenziali o nelle loro case;</li><li>i genitori, confinati tra le mura domestiche alle prese con la difficile gestione dell’equilibrio tra lavoro e vita familiare;</li><li>i ragazzi, separati dal contesto di appartenenza identitaria rappresentato dalla scuola;</li><li>i bambini, impossibilitati a incontrare i loro amici e privati delle rassicuranti consuetudini legate alla frequenza al nido o alla scuola dell’infanzia. </li></ul>In quanto professionisti impegnati a promuovere educazione e benessere per i più piccoli e per le loro famiglie, ci siamo interrogati continuamente sulle modalità con cui possiamo contribuire a creare un equilibrio tra fattori di stress e fattori di protezione nei confronti di un quotidiano ansiogeno.Come offrire risposte alle difficoltà di piccoli e grandi?

LA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO DEI BAMBINI

Il vissuto che sembra aver attraversato tutte le generazioni è stato pre

Il vissuto che sembra aver attraversato tutte le generazioni è stato prevalentemente quello della solitudine, soli si sono sentiti:gli anziani, segregati nelle strutture assistenziali o nelle loro case;i genitori, confinati tra le mura domestiche alle prese con la difficile gestione dell’equilibrio tra lavoro e vita familiare;i ragazzi, separati dal contesto di appartenenza identitaria rappresentato dalla scuola;i bambini, impossibilitati a incontrare i loro amici e privati delle rassicuranti consuetudini legate alla frequenza al nido o alla scuola dell’infanzia.In quanto professionisti impegnati a promuovere educazione e benessere per i più piccoli e per le loro famiglie, ci siamo interrogati continuamente sulle modalità con cui possiamo contribuire a creare un equilibrio tra fattori di stress e fattori di protezione nei confronti di un quotidiano ansiogeno.Come offrire risposte alle difficoltà di piccoli e grandi?

I bambini hanno compreso, pur implicitamente, il senso di un tempo di emergenza rispondendovi in modo resiliente e assecondando in modo responsabile le regole richieste

In questo periodo storico, in cui forte è il rischio di essere travolti dalle incertezze e dalle sofferenze derivanti dalla pandemia, il riscontro sociale più frequente è quello di trovarsi di fronte a persone estremamente stanche. Il Coronavirus ha creato nelle famiglie livelli multipli di stress: il pensiero di coloro che non ce l’hanno fatta, la preoccupazione per le pesanti conseguenze economiche; la mancanza/discontinuità dei servizi scolastici ed educativi; la contraddittorietà delle informazioni sanitarie, i disagi legati al confinamento.

In questo periodo storico, in cui forte è il rischio di essere travolti dalle incertezze e dalle sofferenze derivanti dalla pandemia, il riscontro sociale più frequente è quello di trovarsi di fronte a persone estremamente stanche. Il Coronavirus ha creato nelle famiglie livelli multipli di stress: il pensiero di coloro che non ce l’hanno fatta, la preoccupazione per le pesanti conseguenze economiche; la mancanza/discontinuità dei servizi scolastici ed educativi; la contraddittorietà delle informazioni sanitarie, i disagi legati al confinamento.

In questi mesi comunque i servizi per l’infanzia hanno saputo offrire ai bambini (che pure all’inizio della pandemia sono stati “i grandi assenti” nel panorama sociale), un’attenzione che si è sostanziata in proposte operative derivanti da un patrimonio di pratiche pedagogiche consolidate.Vi è stato un pullulare di riflessioni, finalizzato a garantire loro il diritto basilare a vivere spazi educativi accoglienti, in grado di favorire lo sviluppo di tutte le competenze, la curiosità e la spinta a crescere. Le soluzioni organizzative messe in atto da nidi e scuole dell’infanzia hanno mostrato con evidenza come le misure di distanziamento fisico, ritenute necessarie di fatto, non significhino assolutamente distanziamento emotivo.Gli educatori hanno investito ingenti risorse personali e istituzionali per cercare di essere presenti con proposte, supporti e ascolto, facendo leva in modo generoso sui propri percorsi esperienziali, sulla passione che li ha vivificati e sulla creatività che sta alla base di ogni atto educativo.La pandemia ha mostrato con chiarezza che l’attuale momento di incertezza e di timore può essere affrontato in modo costruttivo se si riesce a dar vita a forme di solidarietà collettiva, consistenti nel condividere proposte, riflessioni e soluzioni tra educatori e con i genitori.Lavorare insieme facendo sì che le “bolle” educative non equivalgano a mondi chiusi, ma rappresentino invece vere e proprie “camere d’aria”, riserve di ossigeno mentale per i bambini e per i loro adulti.

RIDARE CENTRALITÀ AL RUOLO EDUCATIVO

Oltre al timore del contagio, frequenti sono state le ansie dei genitori riguardanti i possibili elementi di vulnerabilità psicologica derivanti dall’assenza prolungata del contatto fisico con gli educatori, in un momento evolutivo in cui la relazione, ancora non mediata dagli oggetti, passa soprattutto attraverso l’esplorazione del corpo altrui (riconoscere le caratteristiche del volto attraverso la percezione e il tatto).Inoltre, la preoccupazione del possibile ritardo linguistico derivante dalle mascherine che impediscono la lettura del labiale, inteso come pilastro portante dell’apprendimento linguistico.Gli educatori, pur riconoscendo il limite del mostrare solo la metà del volto, hanno saputo rivalutare il significato comunicativo primario della gestualità e della mimica (posture, gesti, tono della voce, ruolo delle mani) e la potenza dell’intenzione comunicativa veicolata dallo sguardo con cui si può osservare e lasciarsi osservare dai bambini.

Per quanto riguarda gli operatori che lavorano nei servizi pre-scolastici, scarsa è apparsa l’attenzione dedicata dalle politiche pubbliche. Talvolta il confinamento obbligato è risultato spesso coincidente con l’acuirsi della realtà della precarietà lavorativa. Dopo le riaperture, ognuno si è trovata a far fronte a una serie di sfide a livello sia concreto che emotivo, costringendo a rivedere in maniera spesso radicale il modo di lavorare con i bambini, con i genitori e tra colleghi (l’eliminazione di molto materiale da gioco, la complessità delle regole per l’igienizzazione, la gestione di turni e spazi ecc.).I vissuti prevalenti di fatica, paura e smarrimento che li hanno accompagnati necessitano di ascolto e di supporto. Ogni gruppo di lavoro dovrebbe poter disporre di punti di riferimento stabili per trovare le risorse che permettano loro di offrire equilibri tra varie istanze a famiglie e bambini, trovare spazi e tempi per ri-centrarsi sulle proprie esigenze organizzative e personali e ridare centralità al proprio ruolo educativo, tramite la messa in campo di tutte le proprie conoscenze ed esperienze e facendo appello alla propria creatività.

IL SENSO DI SOLITUDINE

NUOVE MODALITÀ DI RELAZIONE

NUOVI MOMENTI DI INCONTRO

Ora è più che mai importante riscoprire il valore dei gesti e degli sguardi. I bambini più grandi hanno assimilato le mascherine a un gioco di travestimento e di divertito riconoscimento.

FLESSIBILITÀ E ADATTAMENTO DEI SERVIZI

Per quanto riguarda i genitori dei nidi, di fatto le misure sanitarie hanno ridotto lo spazio per l’ascolto dei loro pensieri e vissuti. Scarse sono divenute le occasioni per scambi formali e informali e per la possibilità di condividere qualche momento della vita del nido dall’interno, mettendo a rischio così un patrimonio di buone pratiche sedimentate nel tempo, che avevano sancito forme concrete di alleanza educativa (la presenza durante l’ambientamento, il trascorrere una giornata al nido, i laboratori co-costruiti, qualche attività gestita da loro come la lettura di un libro nella propria madrelingua ecc.).

Le bolle educative, risorsa in tempo di pandemia

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