Narrativa: libri per classi "difficili"

Sulla punizione: un sondaggio

Il negozio dei manichini

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

1. Di che colore è la nostra classe?&nbsp;Per prima cosa ho chiesto loro di individuare un colore identificativo della classe. Questa parte dell’attività, utile per iniziare a sviluppare il pensiero metaforico coinvolgendo fortemente le emozioni, è stata quella che ha riscosso il maggiore gradimento. Un’attenta analisi a posteriori è poi stata utile per capire, soprattutto attraverso le sfumature utilizzate, i loro stati d’animo in relazione alla scuola vista come “luogo dove vivere insieme a persone con cui interagire”, e quindi comunità. Tutti hanno indicato gradazioni cromatiche chiare – in particolare il giallo, l’arancione, il rosso, il verde e l’azzurro – abbinandole al senso di libertà, serenità, felicità o amore. Una bambina ha addirittura scelto i colori dell’arcobaleno, perché “ogni giorno proviamo un’emozione diversa e ogni emozione ha la sua bellezza”. &nbsp;2. Qual è il nostro simbolo?&nbsp;A seguire abbiamo pensato all’elaborazione di un simbolo che potesse rappresentarla: i più hanno scelto il cuore, anche se con motivazioni diverse, tutte riconducibili al piacere di stare insieme. Una bambina ha aggiunto al centro un emoticon sorridente con la scritta “Noi siamo felici e ci vogliamo bene, ecco perché ho messo la faccina felice e il cuore”. Altri hanno preferito disegnare una stella brillante, simbolo di luce, “perché al buio si sta male” o “perché porta allegria e felicità”. Un bambino, con mio grande piacere, ha invece scelto di disegnare un libro, aggiungendo “perché mi piace leggere e studiare”.&nbsp;3. Che cosa mi piace, che cosa non mi piace e la mia proposta&nbsp;Ho chiesto ai bambini di scrivere – sempre motivando il perché delle loro affermazioni – “Una cosa che mi piace”, “Una cosa che non mi piace” e, per finire, “Una proposta”. Che cosa mi piace della mia classe? In questa fase le risposte sono state meno omogenee perché in parte influenzate dalle attitudini personali, anche se comunque interessanti da leggere e interpretare. Rispondendo alla prima domanda molti hanno espresso soddisfazione per avere a disposizione il cortile. Quest’anno, infatti, per questioni di spazio legate all’emergenza pandemica siamo ospitati nella sede di un’associazione del territorio con a disposizione un grande spazio esterno su cui si affaccia direttamente la nostra aula. È una novità per i bambini, che gradiscono molto trascorrere parte della giornata all’aperto e sperimentare attività diverse, tra cui l’orto. Ma c’è stato anche chi ha definito particolarmente gradevole la matematica, il dettato, la lettura ad alta voce, i nostri lavori sulle lingue madri, o chi si dichiara soddisfatto “quando siamo felici perché è brutto quando siamo tristi”. Che cosa non mi piace della mia classe? Tra le cose non gradite primeggiano in assoluto il rumore e la confusione che talvolta si generano nelle attività meno strutturate. Ma c’è anche qualcuno che dice di non gradire “le cose difficili” oppure “la matematica perché vado malino”. Una bambina, sottolineando che “è brutto stare distanziati perché è noioso e non ci si può toccare”, focalizza l’attenzione sul disagio più pesante di quest’anno scolastico. La mia proposta La terza domanda, probabilmente la più difficile, ha suscitato molto scompiglio ed è stata motivo di discussione di gruppo sia nella fase di stesura che in quella di condivisione. A scuola, infatti, non è sempre facile predisporre proposte per incoraggiare i bambini a impegnarsi nello sviluppo delle idee e dar loro, al contempo, la possibilità di proporre attività in cui possano decidere autonomamente e, anche se loro lo fanno abitudinariamente, sono rimasti un po’ spiazzati. La maggioranza ha parlato di discipline, evidenziando priorità come quella di dare maggiore spazio ai dettati, a disegni su fogli giganteschi, all’educazione motoria o alla chimica “per diventare uno scienziato pazzo”. Non è mancato chi ha chiesto l’allestimento di un laboratorio di scheletri di animali o di poter fare delle gite. C’è stato anche chi vorrebbe tornare in sede, nella vecchia aula, e avere nuovamente “il nostro angolo morbido per poter leggere comodamente le storie”

Per caso, come spesso accade, mi sono imbattuta in rete, durante il lockdown, nel lavoro di Loretta De Martin – insegnante padovana della secondaria di primo grado – che documentava alcune attività di riflessione svolte con le sue classi a partire dal Making Thinking Visible, cioè “Rendere il pensiero visibile” di Ron Ritchhart e Mark Church. Un approccio in cui è contemplato l’utilizzo di protocolli di discussione con riflessioni individuali successivamente condivise in piccolo gruppo. Da molti anni nelle mie classi la conversazione e la discussione sono il punto di partenza di tutte le attività. In questo caso, invece, prima della discussione ho introdotto – attraverso la compilazione individuale di un elaborato – una riflessione che solo al termine dell’attività è stata condivisa e discussa con i compagni.&nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp;

Per caso, come spesso accade, mi sono imbattuta in rete, durante il lockdown, nel lavoro di Loretta De Martin – insegnante padovana della secondaria di primo grado – che documentava alcune
 
 attività di riflessione
 
 svolte con le sue classi a partire dal
 
 Making Thinking Visible
 
 , cioè “Rendere il pensiero visibile” di Ron Ritchhart e Mark Church. Un approccio in cui è contemplato l’utilizzo di protocolli di disc

Per caso, come spesso accade, mi sono imbattuta in rete, durante il lockdown, nel lavoro di Loretta De Martin – insegnante padovana della secondaria di primo grado – che documentava alcune attività di riflessione svolte con le sue classi a partire dal Making Thinking Visible, cioè “Rendere il pensiero visibile” di Ron Ritchhart e Mark Church. Un approccio in cui è contemplato l’utilizzo di protocolli di discussione con riflessioni individuali successivamente condivise in piccolo gruppo. Da molti anni nelle mie classi la conversazione e la discussione sono il punto di partenza di tutte le attività. In questo caso, invece, prima della discussione ho introdotto – attraverso la compilazione individuale di un elaborato – una riflessione che solo al termine dell’attività è stata condivisa e discussa con i compagni.         

La mia classe “visibile”

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