Sulla punizione: un sondaggio

Diversità: mai perdere la capacità di meravigliarsi

Il senso di sé cognitivo

Star bene al nido: educatori, bambini, famiglie

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Si cresce nella relazione anche se non sempre, è possibile pensare, ne abbiamo consapevolezza: siamo immersi costantemente dentro l’alterità e da questa deriva lo sviluppo di ogni identità.
 
 Il nido è relazione: per i bambini fra loro, con l’adulto e con l’ambiente; per gli adulti fra loro, con i bambini, i genitori, con l’ambiente. Siamo insieme in uno spazio che si fa luogo e contenitore dei legami che si sviluppano fra coloro che lo abitano.
 
 Ognuno di noi dipende dall’altro perché siamo esseri incompiuti, abbiamo sempre bisogno di qualcosa (Luigina Mortari). I bambini sono fortemente dipendenti dagli altri: l’adulto che se ne prende cura

Si cresce nella relazione anche se non sempre, è possibile pensare, ne abbiamo consapevolezza: siamo immersi costantemente dentro l’alterità e da questa deriva lo sviluppo di ogni identità.Il nido è relazione: per i bambini fra loro, con l’adulto e con l’ambiente; per gli adulti fra loro, con i bambini, i genitori, con l’ambiente. Siamo insieme in uno spazio che si fa luogo e contenitore dei legami che si sviluppano fra coloro che lo abitano.Ognuno di noi dipende dall’altro perché siamo esseri incompiuti, abbiamo sempre bisogno di qualcosa (Luigina Mortari). I bambini sono fortemente dipendenti dagli altri: l’adulto che se ne prende cura deve essere capace di entrare in sintonia con ciascuno di loro, per sviluppare una relazione modulata e coerente con i bisogni che, soggettivamente, esprimono.Nella relazione di-mostriamo noi stessi: avere consapevolezza di come siamo, sostiene la scelta responsabile di come ci disponiamo ad accogliere l’altro. I bambini ci guardano con fiducia, non sanno giudicare, ogni nostra parola, gesto e sguardo sono per loro giusti. Saperci guardare prima ancora di mostrarci, di porci come esempio alla loro stima, consente di metterci nella posizione di accogliere la loro esistenza e sostenerla nella sua realizzazione.Sarebbe bello se ogni adulto educatore sapesse immaginare di contribuire alla costruzione felice e positiva delle esistenze di ogni bambino e si desse l’obiettivo di divenire capace di tradurre l’immaginazione in un agire che la trasformi in realtà.

Creiamo complicità con i bambini: quell’intesa profonda e leggera allo stesso tempo per essere insieme

LA DIMENSIONE AFFETTIVAÈ a partire dalla dimensione affettiva, dall’esperienza che facciamo insieme ai bambini, che prende avvio una crescita sana e di benessere per il presente dell’essere bambino per il suo futuro di uomo. Un sorriso ogni mattina, all’accoglienza, non dovrebbe mai mancare, così come il saluto dovrebbe portare sempre con sé un arrivederci di attesa per l’incontro del giorno successivo. Impegnarsi a cercare una parola che accoglie, che incoraggia proprio quel bambino che con i suoi comportamenti può rendere difficile il trascorrere del tempo al nido, è una sfida con noi stessi che dobbiamo affrontare con lo scopo di imparare a vedere dove pare non possa esserci niente. La relazione con i bambini è una sfida con noi stessi che aiuta a migliorarci continuamente e a saper essere aperti con chi ancora dobbiamo conoscere e dal quale possiamo imparare molto. Nella relazione educativa non c’è mai nulla che possa essere appreso una volta per tutte. Ogni bambino che incontriamo inevitabilmente ci cambia, ci mette alla prova per darci la possibilità di crescere senza smettere mai di migliorarci. INCONTRARSI CON “LENTEZZA”Bruno Rossi nel suo testo Il lavoro educativo. Dieci virtù professionali (2014), dichiara che “Chi si prende cura degli altri non può non prendersi cura di sé” mettendo in risalto la ricaduta delle emozioni, dei sentimenti e del vissuto personale sui comportamenti educativi degli adulti con i bambini. Se ogni educatore si mette nella condizione di prendersi cura del proprio sentire è una ricchezza per ciascuno di loro. Se, diversamente, oscura ciò che risuona dentro sé stesso perdendo la possibilità di dargli ascolto e voce, corre il rischio di mettersi nella posizione di colui che gli toglie qualcosa. Incontrarsi con i bambini richiede lentezza, non nel suo significato di andare piano, ma in quello di allentare il tempo per fare posto a tutto quello che ha bisogno di entrare per farsi conoscere. È un po’ come re-imparare a vedere il mondo con gli occhi dei bambini: quello sguardo che noi adulti abbiamo perso e che per recuperalo dobbiamo imparare a so-stare nei luoghi dove loro ci portano. In quello del gioco, per esempio, del far finta di… insieme a loro, del correre in giardino senza una meta, del saltare in mezzo alle pozze senza aver paura di sporcarsi, del divertirsi con l’ombrello sotto la pioggia solo per il piacere di fare qualcosa di… “proibito” insieme!&nbsp; METTERSI IN ASCOLTOLa natura asimmetrica della relazione educativa può indurci nell’errore di allontanarci dai bambini, dimenticando che sono persone e che sanno parlare di sé seppur con modi diversi dai nostri. L’educatore che valorizza i bambini è quello che sceglie di mettersi in una posizione di ascolto dei loro bisogni e si impegna a cercare risposte adatte a soddisfare le necessità espresse. Le risposte si costruiscono con il sentire l’emozione che il bambino esprime nel comportamento e quale può essere il bisogno che ne determina l’agire. Si offrono con parole che hanno il sapore del rispetto e dell’accoglienza per favorire comprensione insieme, nel tempo, allo sviluppo dell’autostima e della fiducia in sé stessi. Ciò che i bambini hanno bisogno di sentire è il riconoscimento sempre positivo di sé, anche se stanno sbagliando. Perché tutti commettiamo errori, ma troppo spesso noi adulti non siamo capaci di aiutare il bambino a comprendere che l’errore non è una colpa, ma qualcosa da cui imparare.

Si cresce nella relazione anche se non sempre, è possibile pensare, ne abbiamo consapevolezza: siamo immersi costantemente dentro l’alterità e da questa deriva lo sviluppo di ogni identità. Il nido è relazione: per i bambini fra loro, con l’adulto e con l’ambiente; per gli adulti fra loro, con i bambini, i genitori, con l’ambiente. Siamo insieme in uno spazio che si fa luogo e contenitore dei legami che si sviluppano fra coloro che lo abitano. Ognuno di noi dipende dall’altro perché siamo esseri incompiuti, abbiamo sempre bisogno di qualcosa (Luigina Mortari). I bambini sono fortemente dipendenti dagli altri: l’adulto che se ne prende cura deve essere capace di entrare in sintonia con ciascuno di loro, per sviluppare una relazione modulata e coerente con i bisogni che, soggettivamente, esprimono. Nella relazione di-mostriamo noi stessi: avere consapevolezza di come siamo, sostiene la scelta responsabile di come ci disponiamo ad accogliere l’altro. I bambini ci guardano con fiducia, non sanno giudicare, ogni nostra parola, gesto e sguardo sono per loro giusti. Saperci guardare prima ancora di mostrarci, di porci come esempio alla loro stima, consente di metterci nella posizione di accogliere la loro esistenza e sostenerla nella sua realizzazione. Sarebbe bello se ogni adulto educatore sapesse immaginare di contribuire alla costruzione felice e positiva delle esistenze di ogni bambino e si desse l’obiettivo di divenire capace di tradurre l’immaginazione in un agire che la trasformi in realtà.

Incontrarsi bambini e adulti

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