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Un deficit nell’elaborazion

Un deficit nell’elaborazione delle informazioni temporali è stato da tempo accertato nella sindrome di disattenzione e iperattività ed è frequente anche nella dislessia e in altre forme di Bisogni Educativi Speciali, come segnalato in un precedente articolo (Di Nuovo, Belluardo et al., 2017).Il potenziamento delle abilità di elaborazione del tempo è utile negli interventi didattici ed educativi. In particolare, oltre a un miglioramento nella elaborazione dei tempi brevi, anche in dimensioni temporali più ampie ci si aspetta un miglioramento nelle abilità cognitive (per esempio attenzione e memoria), nella regolazione della comunicazione e delle emozioni.Diceva Daniel Stern che il “momento presente” (da mezzo secondo a 10 secondi), pur essendo un ricordo del passato, appena trascorso oppure lontano nel tempo, nel momento in cui viene rievocato riporta la persona a emozioni e sentimenti qui e ora, e permette di ri-sintonizzare momenti chiave della vita, dotarli di un nuovo significato. Stern accenna alla possibilità di pensare al momento presente come a una dinamica di tipo frattale. «L’azione del momento temporale, emergendo dallo sfondo della vita delle persone, ne decide il corso a volte per minuti, a volte per giorni, a volte per sempre…».Il rapporto con il “passato silenzioso” emerge nel momento presente, che viene letto e poi rivissuto partendo da un piano che tende a riprodursi dal passato in modo frattale (Stern, 2005).Esiste quindi una relazione tra le elaborazioni di unità temporali brevi e le capacità di gestione ed elaborazione di eventi in ordini temporali più ampi (ore, giorni, settimane), e con gli assetti emotivi che alla gestione del tempo sono legati (Schirmer, 2011).La gestione del tempo incide non solo sulle variabili cognitive (programmazione nel problem solving e pensiero sequenziale), ma anche sull’autoefficacia che implica la proiezione fiduciosa del sé nel futuro. Anche le disfunzioni emotive presenti nell’ansia e nella depressione sono legate al rapporto con il passato e il futuro (Zimbardo, Boyd, 2009). E spesso questo interagisce con deficit motivazionali, come nella tendenza al temporal delay o differimento disfunzionale delle azioni da compiere.Inoltre, il rapporto e le valutazioni dell’alunno su di sé in merito ai propri stati emotivi (paura, tristezza) possono implicare insieme deficit di percezione temporale e regolazione emozionale. Tipico esempio è la preparazione di un’interrogazione o di un esame: la tendenza alla procrastinazione nel tempo, valutando che la meta sia più lontana di quanto effettivamente è, dipende da scarsa autoefficacia e da emozioni negative come l’ansia da prestazione e, quindi, la previsione che “andrà male”.

Un protocollo di intervento

Il meta-livello delle rappresentazioni del tempo è un fattore che modula il rapporto con le emozioni e la possibile loro attivazione disfunzionale. Per favorire la ristrutturazione di questo meta-livello, se assente o attivo implicitamente (con pensieri e valutazioni sul sé “automatici”) in alcuni specifici contesti emotivi, possono essere usati protocolli di intervento. Questi protocolli, centrati sulle dinamiche emozionali della temporalità – per esempio il senso e l’organizzazione del tempo (durata, inizio-fine) e la gestione dell’“attesa” –, possono favorire una proficua riorganizzazione del meta-livello di rappresentazione dell’assetto emotivo. Di recente è stato sviluppato il protocollo laboratoriale “Egle E-ACL” (Emotion-Acceptance and Calm Laboratory). Si è partiti dal modello ACT - Acceptance and Commitment Therapy for Children (Hayes et al., 2013), poi integrato e adattato all’interno di una cornice teorica di riferimento sistemico-relazionale e sulla base dei modelli più aggiornati nell’ambito della psicologia dello sviluppo socio-emotivo e delle neuroscienze affettive. Il protocollo è rivolto ai ragazzi dalla classe terza della scuola primaria alla secondaria di primo grado, coinvolge tutta la classe ed è condotto dagli insegnanti appositamente formati, con il supporto dello psicologo scolastico. Le attività previste, quali schede interattive, esercizi pratici ed esperienziali, attività di role playing, discussioni di gruppo, video e storie narrate, sono state definite e verificate nel corso di un progetto di ricerca-intervento longitudinale, condotto su un campione di oltre 1500 alunni di alcune scuole pilota del territorio nazionale. I risultati hanno mostrato l’efficacia del protocollo riguardo alla regolazione temporale, alla diminuzione del disagio emotivo, all’aumento dell’autostima, al miglioramento dell’inclusione scolastica e del clima relazionale del gruppo classe, con significative ricadute positive sulle competenze di apprendimento (Di Nuovo, Belluardo et al., 2018). Di particolare rilevanza è inoltre la buona fruibilità e facilità di applicazione delle attività, riscontrata dagli insegnanti che hanno aderito ai progetti. La specifica modalità di conduzione del gruppo classe da parte dell’insegnante è risultata, infatti, essere elemento indispensabile alla buona riuscita del protocollo, insieme al monitoraggio dello psicologo. La creazione di un gruppo “sicuro” e di un clima di accettazione e fiducia ha consentito a ciascun alunno di sentirsi accolto e riconosciuto, nonché di sperimentarsi in un contesto contemporaneamente stimolante e supportivo.

<ul><li>Di Nuovo S., Belluardo G. et al. (2017), «Le abilità di time processing nei Bisogni Educativi Speciali», Psicologia Clinica dello Sviluppo, 21(1), 121-142. </li><li>Di Nuovo S., Belluardo G. et al. (2018), «Bisogni Educativi Speciali e insegnanti: quali emozioni?», Psicologia e scuola, 56. </li><li>Hayes S.C. et al. (2013), ACT: teoria e pratica dell’Acceptance and Commitment Therapy, Raffaello Cortina Editore, Milano. </li><li>Schirmer A. (2011), «How emotions change time», Frontiers in Integrative Neuroscience, 5, 58. </li></ul>doi:10.3389/fnint.2011.00058 <ul><li>Stern D. (2005), Il tempo presente, Raffaello Cortina Editore, Milano. </li><li>Toplak M.E., Tannock R. (2005), «Time perception: modality and duration effects in attention-deficit/hyperactivity disorder (ADHD)», Journal of Abnormal Child Psychology, 33(5), 639-654. </li></ul>doi:10.1007/s10802-005-6743-6 <ul><li>Zimbardo P.G., Boyd J.N. (2009), Il paradosso del tempo, Mondadori, Milano. </li></ul>

Nelle prossime pagine di schede “Strumenti e percorsi” si presentano alcune schede estrapolate dal protocollo E-ACL, che consentono di lavorare in modo specifico sull’interazione tra dinamiche temporali ed emozionali. In particolare, all’interno dei protocolli, l’interazione tempo ed emozioni è stata sviluppata in merito a processi temporali sia di ordine “lungo” (ore e giorni) sia di ordine “breve” (secondi e minuti). La scheda 1, Il valore del tempo, si pone l’obiettivo di integrare e potenziare processi di ordine cognitivo, quali la pianificazione temporale a medio-lungo termine, con processi di ordine emotivo-motivazionale, per promuovere nei ragazzi la capacità di organizzare in modo funzionale i propri spazi e tempi di vita. La scheda 2, L’attesa, la calma, le emozioni, è invece incentrata sui processi di gestione dell’attesa e di monitoraggio attentivo all’interno del tempo “breve”, nel “qui e ora” dei processi emozionali, al fine di sviluppare e potenziare processi metacognitivi di gestione emozionale.

Sulle attività proposte

Un deficit nell’elaborazione delle informazioni temporali è stato da tempo accertato nella sindrome di disattenzione e iperattività ed è frequente anche nella dislessia e in altre forme di Bisogni Educativi Speciali, come segnalato in un precedente articolo (Di Nuovo, Belluardo et al., 2017). Il potenziamento delle abilità di elaborazione del tempo è utile negli interventi didattici ed educativi. In particolare, oltre a un miglioramento nella elaborazione dei tempi brevi, anche in dimensioni temporali più ampie ci si aspetta un miglioramento nelle abilità cognitive (per esempio attenzione e memoria), nella regolazione della comunicazione e delle emozioni. Diceva Daniel Stern che il “momento presente” (da mezzo secondo a 10 secondi), pur essendo un ricordo del passato, appena trascorso oppure lontano nel tempo, nel momento in cui viene rievocato riporta la persona a emozioni e sentimenti qui e ora, e permette di ri-sintonizzare momenti chiave della vita, dotarli di un nuovo significato. Stern accenna alla possibilità di pensare al momento presente come a una dinamica di tipo frattale. «L’azione del momento temporale, emergendo dallo sfondo della vita delle persone, ne decide il corso a volte per minuti, a volte per giorni, a volte per sempre…». Il rapporto con il “passato silenzioso” emerge nel momento presente, che viene letto e poi rivissuto partendo da un piano che tende a riprodursi dal passato in modo frattale (Stern, 2005). Esiste quindi una relazione tra le elaborazioni di unità temporali brevi e le capacità di gestione ed elaborazione di eventi in ordini temporali più ampi (ore, giorni, settimane), e con gli assetti emotivi che alla gestione del tempo sono legati (Schirmer, 2011). La gestione del tempo incide non solo sulle variabili cognitive (programmazione nel problem solving e pensiero sequenziale), ma anche sull’autoefficacia che implica la proiezione fiduciosa del sé nel futuro. Anche le disfunzioni emotive presenti nell’ansia e nella depressione sono legate al rapporto con il passato e il futuro (Zimbardo, Boyd, 2009). E spesso questo interagisce con deficit motivazionali, come nella tendenza al temporal delay o differimento disfunzionale delle azioni da compiere. Inoltre, il rapporto e le valutazioni dell’alunno su di sé in merito ai propri stati emotivi (paura, tristezza) possono implicare insieme deficit di percezione temporale e regolazione emozionale. Tipico esempio è la preparazione di un’interrogazione o di un esame: la tendenza alla procrastinazione nel tempo, valutando che la meta sia più lontana di quanto effettivamente è, dipende da scarsa autoefficacia e da emozioni negative come l’ansia da prestazione e, quindi, la previsione che “andrà male”.

Il tempo delle emozioni

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