Virtù dell’errore

Le tecnologie peggiorano l’apprendimento? Che cosa dice veramente il rapporto OCSE

Bambini e sessualità, un avvicinamento troppo precoce?

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

Di fronte alla pandemia una delle principali preoccupazioni ha riguardato la perdita dell’esperienza scolastica per i nostri bambini e ragazzi. Si è giustamente insistito sull’importanza della socializzazione e della condivisione emotiva, e sulle conseguenze della privazione scolastica per la crescita psicologica degli alunni, ma è stato anche espresso il timore che gli apprendimenti ne possano risentire.Infatti insegnamento sfilacciato, mancata stimolazione in presenza da parte di docenti e compagni, didattica avulsa a distanza, difficoltà di collegamento in rete e disimpegno sono tutti fattori che compromettono gli apprendimenti e possono solo in parte essere compensati da alcuni vantaggi potenziali della DAD, come l’accesso immediato alla rete, la riduzione degli elementi di distrazione extrafamiliare e la possibilità di organizzarsi in modo autonomo.&nbsp;Uno studio internazionalePossiamo allora chiederci: è fondata la preoccupazione? Ha la pandemia abbassato i livelli di apprendimento? La recente web conference per la scuola organizzata dall’associazione degli esperti di apprendimento italiani (AIRIPA) ha cercato di rispondere a questo quesito ed è giunta a una conclusione piuttosto pessimistica. In particolare la professoressa Lucia Mason dell’Università di Padova ha presentato i risultati di una serie di ricerche che offrono una stima quantitativa del danno provocato dalla pandemia in tutto il mondo. Per esempio, uno studio internazionale pubblicato nell’Educational Researcher (AERA, ottobre 2020) e che ha interessato studenti delle classi dalla terza primaria alla secondaria di primo grado, ha offerto un quadro preoccupante sui livelli di apprendimento raggiunto dagli studenti in epoca di pandemia. In particolare ci sarebbero un 63- 68% del progresso annuale in termini di apprendimento in lettura e addirittura un 37-50% del progresso annuale in matematica. Lo studio ha anche mostrato che gli studenti migliori ne hanno risentito meno, mentre ci sono stati studenti che sono rimasti molto indietro.&nbsp;E in Italia?Abbiamo anche dati che riguardano l’Italia. Per esempio il Report Ipsos-Save, in uno studio rivolto ad adolescenti tra 14 e 18 anni, esamina le percezioni soggettive legate agli apprendimenti e riporta che il 35% degli studenti si sente più impreparato; il 37% denuncia un peggioramento delle capacità di concentrazione e studio; il 28% degli studenti dichiara che almeno un loro compagno aveva smesso di frequentare la DAD. Anche gli studenti che frequentano riportano spesso stati d’animo ed emozioni negative. Sono soprattutto stanchi ma anche incerti, preoccupati, irritabili, ansiosi, disorientati, nervosi, apatici, scoraggiati.&nbsp;La percezione dei genitori&nbsp;Una ricerca, condotta da una équipe di cui facevano parte la professoressa Mason e alcuni ricercatori portoghesi, ha trovato conferma anche nella percezione dei genitori. Vi è diminuzione della motivazione scolastica. Questa diminuzione appare maggiore negli studenti italiani e, in generale, negli studenti più giovani e in quelli che non possono partecipare ad attività extracurricolari.&nbsp; Irene Mammarella ha partecipato a una poderosa ricerca che ha coinvolto ben 6720 genitori (e in 2002 casi si trattava di bambini con un disturbo) di sette nazioni europee: Gran Bretagna, Svezia, Spagna, Belgio, Olanda, Germania e, per l’appunto, Italia. I ricercatori hanno chiesto ai genitori come si erano trovati a gestire a casa i loro figli che non potevano andare a scuola e l’impressione generale riportata è stata negativa: livelli di istruzione e apprendimento insufficienti, scarso sostegno dalla scuola, preoccupazioni, senso di isolamento. I genitori di bambini con qualche disturbo hanno fornito manifestazioni simili di disagio, ma in alcuni casi hanno riportato di avere sperimentato maggiore difficoltà.&nbsp;Conclusioni difficili&nbsp;Che cosa ci suggeriscono i dati e le osservazioni raccolte in questo periodo di Covid-19?1. La pandemia ha lasciato un forte segno sulla scuola anche per quanto riguarda gli apprendimenti.2. Non se ne può ricavare un’indicazione di carattere generale perché ci sono stati casi che non ne hanno sofferto o addirittura ne hanno tratto beneficio.3. Un maggiore danno lo hanno spesso subito gli studenti più deboli perché svantaggiati socialmente o con un vero e proprio disturbo.4. Queste conseguenze negative non erano del tutto inevitabili, se è vero che qualcuno non le ha avute. &nbsp;Come prepararci al futuro?&nbsp;In base a queste osservazioni dobbiamo dunque trarre delle indicazioni per i prossimi mesi. Anche tenendo conto che l’esperienza con la DAD ci ha insegnato a valerci di essa in una prospettiva di didattica integrata, occorre che gli insegnanti abbiano un’idea più precisa su come funzionano i processi cognitivi in condizioni di apprendimento a distanza e siano meglio preparati a sfruttarne le opportunità.Ma un’attenzione particolare deve essere rivolta ai bambini con bisogni educativi speciali preparandoli per tempo a essere attrezzati tecnicamente e psicologicamente per affrontare questo tipo di didattica.Questo è quanto abbiamo cercato di fare anche noi, per esempio con simulazioni di collegamento a distanza per bambini che seguivamo nel nostro Centro per gli apprendimenti. Il bambino, anche se era con noi, si comportava come se dovesse procedere autonomamente da casa e noi, da una stanza vicina, lo seguivamo.&nbsp;<img filer_id="233287" data-cke-saved-src="/media/filer_public_thumbnails/filer_public/7c/8a/7c8a374a-0f76-43ee-9f8b-0cbdbf52239d/a_cura_di_psicologia_e_scuola.png__700x234_q85_subsampling-2.png" src="/media/filer_public_thumbnails/filer_public/7c/8a/7c8a374a-0f76-43ee-9f8b-0cbdbf52239d/a_cura_di_psicologia_e_scuola.png__700x234_q85_subsampling-2.png" title="" align="" thumb_option="" original_image="false" width="700" height="234">

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