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Le transizioni in allievi con disabilità

Luigi (nome di fantasia) è un bambino di 5 anni, con una diagnosi di cecità, disabilità intellettiva grave, linguaggio verbale assente, problematiche comportamentali e parziale controllo sfinterico. L’anno successivo frequenterà la classe prima della scuola primaria e questa transizione preoccupa i suoi genitori e le sue insegnanti di sezione e di sostegno che lo hanno accompagnato sin dal suo ingresso nella scuola dell’infanzia.

La transizione tra un ordine di scuola e il successivo rappresenta un momento molto delicato per tutti gli studenti. Spesso viene lasciata al caso, pensando che bambini e ragazzi comunque troveranno un modo per adattarsi, senza domandarsi se ne sono consapevoli e preparati. Per evitare situazioni difficili tra gli studenti, come insicurezza, sfiducia, insuccessi, appare necessaria una buona programmazione che preveda con anticipo, già nei primi mesi dell’anno, una transizione guidata e consapevole, che formalizzi un “progetto-ponte” condiviso tra gli insegnanti dei due ordini di scuola, e una preparazione all’accoglienza che si ispiri a una cultura della continuità e che va adeguata non solo agli stadi di sviluppo dell’alunno, ma anche alla struttura organizzativa della scuola.

Quando le transizioni tra un ordine di scuola e l’altro interessano allievi con disabilità, emergono problematiche ancora più complesse,&nbsp;in quanto tutti i cambiamenti, dalla routine giornaliera, agli ambienti di vita, alle relazioni interpersonali, vengono vissuti con stati di ansia molto elevati: pensate a un alunno con disturbo dello spettro autistico che deve affrontare molte novità e tutte insieme, dai compagni, agli ambienti scolastici, all’insegnante di classe e di sostegno, alla routine scolastica quotidiana. Per lui – come per ogni allievo con grave disabilità e per la sua famiglia – ogni transizione è irta di difficoltà, dubbi, ripensamenti, gravi regressioni, blocchi, insuccessi, perché cambiano i bisogni e i compiti di sviluppo, ma mutano purtroppo anche i servizi, la continuità didattica, lo sfondo integratore, requisito indispensabile di ogni processo di inclusione scolastica (Coppa, 2019). È quindi particolarmente necessario accompagnare con cura gli allievi in questa complessa avventura.

<ul><li style="text-align: justify;">Coppa M.M. (1992), «La simulazione dei deficit visivi. Una proposta operativa per la formazione degli insegnanti polivalenti», Psicologia e scuola, 59, 3-12. </li><li style="text-align: justify;">Coppa M.M. (2019), «Transizioni che ci Lega (no)», relazione alla 10a Assemblea delle famiglie della Lega del Filo d’Oro onlus, Assisi, 7-9 giugno 2019, Atti del convegno. </li><li style="text-align: justify;">Coppa M.M., Orena E., Storani E., Marziani M. (2002), «Preparare l’integrazione attraverso la conoscenza del deficit e la prosocialità», Difficoltà di apprendimento, 7(4), 537-545. </li><li style="text-align: justify;">Zamperlin C., Vocetti C., De Beni R. (2019), «Dalla primaria alla secondaria», Psicologia e scuola, 5, 21-25.</li></ul>

Luigi e la transizione sicura

Un ponte per Luigi Le docenti non hanno aspettato l’ultimo mese di scuola per definire un frettoloso “passaggio di carte” alle insegnanti della primaria, ma in maniera molto oculata e responsabile hanno inserito, all’interno del PEI del bambino, un ampio paragrafo intitolato Un ponte per Luigi. Si tratta di un laboratorio-ponte, già previsto nel Piano dell’Offerta Formativa, che si è svolto insieme a unità didattiche interdisciplinari e verticali, nonché collaborazione su progetti, tra le insegnanti dei due ordini di scuola.

Grazie a questa accurata preparazione Luigi è riuscito a inserirsi in classe prima senza particolari difficoltà.

La progettazione psicopedagogica ha previsto alcuni passaggi, che descriviamo brevemente.<ul><li style="text-align: justify;">Una riunione a gennaio con i Dirigenti delle scuole d’infanzia e primaria, insieme alle docenti della materna e a quelle della primaria. I contenuti della riunione hanno permesso una conoscenza indiretta e diretta dell’alunno e delle sue difficoltà, gli adattamenti e le facilitazioni in termini di riconoscimento tattile degli ambienti della futura classe e degli ambienti del plesso scolastico della primaria: la palestra, la mensa, l’aula morbida, l’aula di informatica, il giardino esterno la scuola...</li><li style="text-align: justify;">Le docenti della scuola dell’infanzia hanno preparato una “carta d’identità” speciale, con tutte le informazioni utili per le future insegnanti, per esempio le modalità di comunicazione espressiva e produttiva, le cose che piacciono al bambino, gli aspetti di “fragilità” comportamentale e relazionale, le attività più o meno gradite ecc.</li><li style="text-align: justify;">Sono stati programmati due “Laboratori di sensibilizzazione alle differenze” (Coppa, 1992; Coppa et al., 2002): uno con gli alunni della sezione d’infanzia, alcuni dei quali sarebbero poi diventati compagni di classe e indispensabili “tutor” di Luigi, e l’altro, all’inizio della primaria, con la nuova classe del bambino. I Laboratori hanno previsto giochi di simulazione: i bambini della classe, bendati, hanno svolto alcune tra le normali attività giornaliere, come andare in bagno o fare merenda; al termine, in circle time, ogni bambino racconta le sue emozioni, le cose che lo hanno aiutato e quelle che gli hanno creato difficoltà.</li><li style="text-align: justify;">La classe ha girato un divertente video, con un format da fumetto, in cui Luigi e i suoi compagni di sezione si presentano e si raccontano, documento importante che poi è stato consegnato alla classe prima, insieme alla carta d’identità.</li><li style="text-align: justify;">Dal mese di aprile sono state organizzate visite quindicinali, grazie alle quali Luigi entrava nella nuova scuola e nella sua futura classe e iniziava ad “arredare” il suo posto, a individuarlo in termini di orientamento e mobilità, a portarci cose personali.</li><li style="text-align: justify;">All’inizio della scuola primaria, la sua classe è stata coinvolta in un laboratorio intitolato Lo spazio di Luigi, in cui sono stati realizzati contrassegni tattili (carte-oggetto), appesi poi alle porte della&nbsp;classe e degli altri ambienti della scuola; per esempio, in mensa, una tavoletta di legno con un cucchiaio, in palestra un pezzetto del tappetino degli esercizi, in aula informatica un vecchio mouse e così via.</li></ul>

La transizione ha seguito alcuni passaggi che hanno preparato Luigi al cambiamento

Di seguito si presenta un processo di “transizione sicura” che ha accompagnato un bambino con disabilità grave, agevolando il suo inserimento nel nuovo contesto.

I passaggi difficili dell’alunno con gravi disabilità

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