A scuola di sicurezza

Scuola dell'infanzia di ottobre. Dentro i campi dell'esperienza:

Giochi di luce

Alla scoperta del corpo

<ul><li><a data-cke-saved-href="https://www.giuntiscuola.it/strumenti/bambini-scienziati/" target="_blank" href="https://www.giuntiscuola.it/strumenti/bambini-scienziati/">Guarda il video dell'intervista a Matteo Pompili</a></li><li>Monaco, L., Pompili, M. (2019). Il giro del mondo in 80 esperimenti. Firenze: Editoriale Scienza.</li><li>AA.VV. (2011). Facciamo che eravamo scienziati. Trieste: Scienza Express edizioni.</li><li>Associazione Tecnoscienza: <a data-cke-saved-href="http://www.tecnoscienza.it" target="_blank" href="http://www.tecnoscienza.it">www.tecnoscienza.it</a></li></ul>

1. Qual è il momento giusto per avvicinare i bambini e le bambine alla scienza?


 Da subito! Normalmente ai bambini la scienza viene proposta a metà della scuola primaria.


 Mi chiedo perché, è troppo complessa? Eppure, prima fanno tante cose apparentemente complicate: arte, musica, inglese…


 O non produce competenze nec

1. Qual è il momento giusto per avvicinare i bambini e le bambine alla scienza?Da subito! Normalmente ai bambini la scienza viene proposta a metà della scuola primaria.Mi chiedo perché, è troppo complessa? Eppure, prima fanno tante cose apparentemente complicate: arte, musica, inglese…O non produce competenze necessarie? Io credo che la scienza, con la sua capacità di produrre domande, aiuti i bambini ad avere consapevolezza e a muoversi nel mondo.Per questo si può fare. E dai tre anni!2. A cosa ci riferiamo quando parliamo di scienza a scuola?Fare scienza a scuola significa proporre il metodo scientifico, cioè presentare un processo che sia fondato su:far fare ai bambini delle ipotesi sul mondo, dare cioè loro dei dubbi. Sembra strano, perché siamo abituati a dar loro certezze, ma è il senso di fare scienza è lo scatenare domande;rispondere a queste domande con attività ed esperimenti;infine, arrivare insieme ai bambini a conclusioni che risolvano i dubbi di partenza.Fare scienza non è quindi tanto una questione di attività, ma di metodo: partire da qualcosa che non si sa, farsi domande, arrivare a fare osservazioni attive per rispondere alle ipotesi.3. Puoi darci qualche esempio e suggerimento per proporre laboratori a scuola?Una attività tipica da proporre è quella sui colori: la domanda, il dubbio scientifico iniziale potrebbe essere “i colori si possono creare?”.Si generano ipotesi: sì o no, perché, proviamo a dircelo… Non c’è giusto o sbagliato, ci sono delle ipotesi.Prepariamo il momento dell’esperimento: se pensiamo di poter creare i colori, allora proviamo a farlo. L’insegnante, nel ruolo di mediatore, mette a disposizione per esempio il rosso, il giallo e il blu. “Che cosa dobbiamo fare? Girare? Mescolare?”.Arriva il momento di osservare che cosa succede: i bambini provano, secondo noi è auspicabile che tutti facciano l’esperimento e non che lo vedano e basta, come già gli insegnanti sanno è importante che l’attività sia agita da loro.Quando tutti hanno lavorato con i colori ecco l’ultima fase, il recupero dell’osservazione. Di nuovo ci poniamo la domanda: “Ma allora si possono creare i colori?”.Dopo l’esperimento tutti dovrebbero poter rispondere di sì. Se prima c’era dubbio, ora abbiamo creato conoscenza, un punto di inizio per generare altre curiosità e domande.4. Nei vostri laboratori e nei vostri libri il gioco, i personaggi e la narrazione hanno una parte importante…Il gioco e il racconto aiutano, come in tutte le cose, a vivere meglio l’esperienza. Il direttore del Museo della scienza CosmoCaixa di Barcellona diceva che bisogna coinvolgere non solo con le mani, ma anche con le emozioni e con il pensiero, e questo vale ancor di più per la scienza che spesso è vissuta come una cosa fredda… Usare un libro, un racconto, dei personaggi, una lettera che arriva ai bambini… aiuta a rafforzare l’esperienza e, soprattutto, il momento fondante della scienza, quello della comunità, perché riusciamo così a giocare con il linguaggio e arriviamo a condividere una lingua, il piacere della scoperta, l’emozione che ci ha dato e il pensiero. Ci arricchiamo insieme e ognuno contribuisce, proprio come fanno gli scienziati.5. Nel laboratorio di scienza ci sono altri risultati da osservare?Certamente. Per esempio, che cosa avviene nei bambini. Quello che proponiamo non è un esperimento ma un processo.Creiamo un grande meccanismo narrativo, di gioco, di condivisone e discussione, dove le diverse attitudini dei singoli possono emergere e in cui insieme si arriva a una conclusione da cui potere ripartire per nuove scoperte.6. Spesso le scuole non hanno grandi attrezzature, spazi, fondi… ma è possibile fare un laboratorio quasi a costo zero?Certo, anche a costo zero, con materiali quotidiani, si può fare della grandissima scienza!E fino a poco tempo fa così accadeva: famosissimi scienziati del passato usavano cose semplici, basti pensare all’esperimento di Newton sullo spettro dei colori. L’esperimento si componeva di un prisma, ai nostri giorni trovabile con grande facilità, e di un raggio di sole. Per comportarci come Newton e trasformarci in scienziati, quello che importa è il processo che mettiamo in atto.

Divulgatore, studioso e appassionato di scienza, Matteo Pompili è coordinatore di Tecnoscienza, una società di Bologna composta da divulgatori scientifici che progetta e produce format di comunicazione della scienza, della tecnologia e delle criticità ambientali. Collabora con musei, centri di ricerca, enti locali e case editrici.

1. Qual è il momento giusto per avvicinare i bambini e le bambine alla scienza?Da subito! Normalmente ai bambini la scienza viene proposta a metà della scuola primaria.Mi chiedo perché, è troppo complessa? Eppure, prima fanno tante cose apparentemente complicate: arte, musica, inglese…O non produce competenze necessarie? Io credo che la scienza, con la sua capacità di produrre domande, aiuti i bambini ad avere consapevolezza e a muoversi nel mondo.Per questo si può fare. E dai tre anni! 2. A cosa ci riferiamo quando parliamo di scienza a scuola?Fare scienza a scuola significa proporre il metodo scientifico, cioè presentare un processo che sia fondato su:<ul><li>far fare ai bambini delle ipotesi sul mondo, dare cioè loro dei dubbi. Sembra strano, perché siamo abituati a dar loro certezze, ma è il senso di fare scienza è lo scatenare domande;</li><li>rispondere a queste domande con attività ed esperimenti;</li><li>infine, arrivare insieme ai bambini a conclusioni che risolvano i dubbi di partenza.</li></ul>Fare scienza non è quindi tanto una questione di attività, ma di metodo: partire da qualcosa che non si sa, farsi domande, arrivare a fare osservazioni attive per rispondere alle ipotesi. 3. Puoi darci qualche esempio e suggerimento per proporre laboratori a scuola?Una attività tipica da proporre è quella sui colori: la domanda, il dubbio scientifico iniziale potrebbe essere “i colori si possono creare?”.Si generano ipotesi: sì o no, perché, proviamo a dircelo… Non c’è giusto o sbagliato, ci sono delle ipotesi.Prepariamo il momento dell’esperimento: se pensiamo di poter creare i colori, allora proviamo a farlo. L’insegnante, nel ruolo di mediatore, mette a disposizione per esempio il rosso, il giallo e il blu. “Che cosa dobbiamo fare? Girare? Mescolare?”.Arriva il momento di osservare che cosa succede: i bambini provano, secondo noi è auspicabile che tutti facciano l’esperimento e non che lo vedano e basta, come già gli insegnanti sanno è importante che l’attività sia agita da loro.Quando tutti hanno lavorato con i colori ecco l’ultima fase, il recupero dell’osservazione. Di nuovo ci poniamo la domanda: “Ma allora si possono creare i colori?”.Dopo l’esperimento tutti dovrebbero poter rispondere di sì. Se prima c’era dubbio, ora abbiamo creato conoscenza, un punto di inizio per generare altre curiosità e domande. 4. Nei vostri laboratori e nei vostri libri il gioco, i personaggi e la narrazione hanno una parte importante…Il gioco e il racconto aiutano, come in tutte le cose, a vivere meglio l’esperienza. Il direttore del Museo della scienza CosmoCaixa di Barcellona diceva che bisogna coinvolgere non solo con le mani, ma anche con le emozioni e con il pensiero, e questo vale ancor di più per la scienza che spesso è vissuta come una cosa fredda… Usare un libro, un racconto, dei personaggi, una lettera che arriva ai bambini… aiuta a rafforzare l’esperienza e, soprattutto, il momento fondante della scienza, quello della comunità, perché riusciamo così a giocare con il linguaggio e arriviamo a condividere una lingua, il piacere della scoperta, l’emozione che ci ha dato e il pensiero. Ci arricchiamo insieme e ognuno contribuisce, proprio come fanno gli scienziati. 5. Nel laboratorio di scienza ci sono altri risultati da osservare?Certamente. Per esempio, che cosa avviene nei bambini. Quello che proponiamo non è un esperimento ma un processo.Creiamo un grande meccanismo narrativo, di gioco, di condivisone e discussione, dove le diverse attitudini dei singoli possono emergere e in cui insieme si arriva a una conclusione da cui potere ripartire per nuove scoperte. 6. Spesso le scuole non hanno grandi attrezzature, spazi, fondi… ma è possibile fare un laboratorio quasi a costo zero? Certo, anche a costo zero, con materiali quotidiani, si può fare della grandissima scienza!E fino a poco tempo fa così accadeva: famosissimi scienziati del passato usavano cose semplici, basti pensare all’esperimento di Newton sullo spettro dei colori. L’esperimento si componeva di un prisma, ai nostri giorni trovabile con grande facilità, e di un raggio di sole. Per comportarci come Newton e trasformarci in scienziati, quello che importa è il processo che mettiamo in atto.

Divulgatore, studioso e appassionato di scienza, Matteo Pompili è coordinatore di Tecnoscienza, una società di Bologna composta da divulgatori scientifici che progetta e produce format di comunicazione della scienza, della tecnologia e delle criticità ambientali.Collabora con musei, centri di ricerca, enti locali e case editrici.

I bambini sono scienziati

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