Avanguardia didattica in pratica: flipped classroom e integrazione CDD/libri di testo

Nuovi spazi educativi tra pedagogia e architettura

Intessere trame: l'ambiente di apprendimento

Come gestire gli spazi, le riflessioni di Tania Pasquali

Trasformiamoci in progettisti…&nbsp;Abbiamo a disposizione la creatività, la capacità riflessiva, la passione per la ricerca, la preparazione professionale, la condivisione e il confronto tra protagonisti dell’azione educativa per riparare le cicatrici della scuola.1. Diamo valore a tutti gli spazi della scuola, ricerchiamo la coerenza tra dentro e fuori, rinnoviamo con l’aiuto dei bambini corridoi e sgabuzzini, rendiamo gli spazi inutilizzati sicuri e confortevoli e testimoni di nuovi scenari di apprendimento. Per esempio, il corridoio può diventare una galleria d’arte dove dipingere ed esporre i disegni, il giardino un orto e un laboratorio a cielo aperto.2. Portiamo fuori la “scuola” intesa come comunità che si educa nella socialità e nella co-costruzione di significati e facciamola incontrare con altre comunità con le quali possa condividere, nel rispetto delle indicazioni e precauzioni, gli spazi come un teatro, una palestra o una biblioteca.3. Creiamo una rete di contatti con i quali ritrovarsi nei parchi e nelle aree verdi dove poter insieme pensare e agire in modo allargato la cittadinanza.&nbsp;

Ripensiamo gli spazi&nbsp;Ri-guardando le nostre scuole chiuse nei mesi scorsi, in attesa che grandi e piccini vi rientrassero, abbiamo ricordato spesso spazi stretti e oramai a fine vita, ma ancora utilizzati. Molte scuole italiane accolgono i bambini in queste condizioni e il distanziamento fisico, necessario per garantire un controllo in termini sanitari, non permette più questi affollamenti. La scuola ha sempre mostrato ferite e lesioni, anche fisiche, e con la pandemia i suoi cocci sono caduti a terra: questa è l’occasione per raccoglierli e aggiustarli. A questo proposito mi piace pensare alla metafora del kintsugi (letteralmente “arte di riparare con l’oro”): in Giappone, quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l’oro, perché un vaso rotto può divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine.&nbsp;Una scuola senza confini&nbsp;Francesco Muraro (Dirigente Istituto Comprensivo Giacosa) all’interno della web-conference Ripensare gli spazi della scuola ha parlato della necessità di una “scuola sconfinata” in antitesi con la scuola che ci ha visti distanti e ognuno nella propria individualità a casa. È necessario fare un appello alle istituzioni per rivedere norme e vincoli che in alcuni casi hanno limitato la possibilità di una scuola presente sul territorio. Diana Penso, pedagogista, ci propone una riflessione completa sul lavoro di progettazione e organizzazione dello spazio da parte delle insegnanti e fa un riferimento a uno stralcio degli Orientamenti del ’91 in cui l’ambiente scolastico viene definito “non artificioso”.&nbsp; È giusto che l’ambiente educativo sia reale e dia continuità alla vita dei bambini, deve rispondere alle esigenze delle persone che lo abitano e non deve esserci una netta distinzione tra scuola ed extra-scuola: la scuola non può porsi confini.&nbsp;Lo spazio online&nbsp;Un ulteriore spazio esiste nella “scuola sconfinata”: è quello online che abbiamo, per lo più improvvisando, utilizzato nei mesi di lontananza fisica e che siamo chiamati a perfezionare e progettare in coerenza con le indicazioni ministeriali e con i suggerimenti dell’OMS in merito all’esposizione agli schermi per i più giovani. È uno spazio che apre nuove opportunità di condivisione e deve diventare un canale comunicativo con le fami- glie. Pensiamo a come diventa più immediato ed ecologico raggiungere i genitori con le nostre comunicazioni e con la documentazione attraverso una piattaforma online nel rispetto delle norme sulla privacy.&nbsp;

<ul><li>Francesco Muraro, in <a data-cke-saved-href="https://youtu.be/nDgfsGUlUf4" target="_blank" href="https://youtu.be/nDgfsGUlUf4">Ripensare gli spazi della scuola</a></li><li>Diana Penso, <a data-cke-saved-href="http://zeroseiup.eu/gli-spazi-nella-scuola-dellinfanzia" target="_blank" href="http://zeroseiup.eu/gli-spazi-nella-scuola-dellinfanzia">Gli spazi nella scuola dell’infanzia</a> </li><li>MIUR, <a data-cke-saved-href="https://www. miur.gov.it/web/guest/-/orientamenti-pedagogici-sui-led" target="_blank" href="https://www. miur.gov.it/web/guest/-/orientamenti-pedagogici-sui-led">Orientamenti pedagogici sui LEAD</a> </li></ul>

Ripensiamo gli spazi


 Ri-guardando le nostre scuole chiuse nei mesi scorsi, in attesa che grandi e piccini vi rientrassero, abbiamo ricordato spesso spazi stretti e oramai a fine vita, ma ancora utilizzati. Molte scuole italiane accolgono i bambini in queste condizioni e il distanziamento fisico, necessario per garantire un controllo in termini sanitari, non permette più questi affollamenti. La scuola ha sempre mostrato ferite e lesioni, anche fisiche, e con la pandemia i suoi cocci sono caduti a terra: questa è l’occasione per raccoglierli e aggiustarli. A questo proposito mi piace pensare alla metafora del kintsugi (letteralmente “arte

Ripensiamo gli spazi Ri-guardando le nostre scuole chiuse nei mesi scorsi, in attesa che grandi e piccini vi rientrassero, abbiamo ricordato spesso spazi stretti e oramai a fine vita, ma ancora utilizzati. Molte scuole italiane accolgono i bambini in queste condizioni e il distanziamento fisico, necessario per garantire un controllo in termini sanitari, non permette più questi affollamenti. La scuola ha sempre mostrato ferite e lesioni, anche fisiche, e con la pandemia i suoi cocci sono caduti a terra: questa è l’occasione per raccoglierli e aggiustarli. A questo proposito mi piace pensare alla metafora del kintsugi (letteralmente “arte di riparare con l’oro”): in Giappone, quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l’oro, perché un vaso rotto può divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine. Una scuola senza confini Francesco Muraro (Dirigente Istituto Comprensivo Giacosa) all’interno della web-conference Ripensare gli spazi della scuola ha parlato della necessità di una “scuola sconfinata” in antitesi con la scuola che ci ha visti distanti e ognuno nella propria individualità a casa. È necessario fare un appello alle istituzioni per rivedere norme e vincoli che in alcuni casi hanno limitato la possibilità di una scuola presente sul territorio. Diana Penso, pedagogista, ci propone una riflessione completa sul lavoro di progettazione e organizzazione dello spazio da parte delle insegnanti e fa un riferimento a uno stralcio degli Orientamenti del ’91 in cui l’ambiente scolastico viene definito “non artificioso”.  È giusto che l’ambiente educativo sia reale e dia continuità alla vita dei bambini, deve rispondere alle esigenze delle persone che lo abitano e non deve esserci una netta distinzione tra scuola ed extra-scuola: la scuola non può porsi confini. Lo spazio online Un ulteriore spazio esiste nella “scuola sconfinata”: è quello online che abbiamo, per lo più improvvisando, utilizzato nei mesi di lontananza fisica e che siamo chiamati a perfezionare e progettare in coerenza con le indicazioni ministeriali e con i suggerimenti dell’OMS in merito all’esposizione agli schermi per i più giovani. È uno spazio che apre nuove opportunità di condivisione e deve diventare un canale comunicativo con le fami- glie. Pensiamo a come diventa più immediato ed ecologico raggiungere i genitori con le nostre comunicazioni e con la documentazione attraverso una piattaforma online nel rispetto delle norme sulla privacy. 

Dare valore a tutti gli spazi

Dove trovi questo contenuto