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Fra i vari argomenti che Psicologia e scuola propone, in questo numero assume un rilievo centrale quello delle &ldquo;competenze non cognitive&rdquo; nella scuola (cos&igrave; sono definite le competenze che vengono indicate pi&ugrave; opportunamente come life skills dall&rsquo;OMS), anche alla luce delle iniziative legislative che stanno portando il tema alla ribalta. 
La proposta di legge n. 2372 afferma che l&rsquo;obiettivo di prevenire la povert&agrave; educativa e la dispersione scolastica pu&ograve; essere perseguito introducendo &laquo;competenze non cognitive, quali l&rsquo;amicalit&agrave;, la coscienziosit&agrave;, la stabilit&agrave; emotiva e l&rsquo;apertura mentale&raquo;. Si tratta di elementi connessi alla dimensione cognitiva, affettivo-emozionale e sociale, che, di fatto, non sono scindibili dal pensare, operare e partecipare. Il ricorso al concetto di competenza connesso al &ldquo;non cognitivo&rdquo;, poi, &egrave; di per s&eacute; fuorviante, perch&eacute; tali competenze descrivono la capacit&agrave; di usare conoscenze e abilit&agrave; per agire in modo efficace rispetto a compiti e contesti anche complessi, affrontando e risolvendo problemi. 
Sgombrato il campo da questi aspetti terminologici, comunque non marginali, porre l&rsquo;accento sul tema delle life skills apre a una serie di considerazioni relative all&rsquo;idea di scuola sottesa alla proposta di legge, sicuramente non ben definita, al ruolo dell&rsquo;insegnante in questo percorso e ai processi opportuni di formazione e di sperimentazione da mettere in atto per guidarne e monitorarne l&rsquo;implementazione. 
Nell&rsquo;impossibilit&agrave; di affrontarle in questo breve editoriale, mi limito a segnalare la centralit&agrave; dell&rsquo;insegnante nel progetto e la necessit&agrave; di puntare sulla sua formazione per favorire una reale innovazione didattica che si fondi su approcci consolidati e sostenuti da evidenze scientifiche. Non si tratta, infatti, di insegnare le life skills, ma di promuoverne l&rsquo;acquisizione progressiva attraverso la riflessione metacognitiva, la partecipazione attiva, l&rsquo;apprendimento cooperativo, forme di peer education ecc. Sarebbe deleterio, al contrario, pensare alle life skills come a obiettivi staccati e contrapposti a quelli prettamente disciplinari, magari da perseguire attraverso l&rsquo;azione di figure diverse dagli insegnanti.

“Competenze non cognitive” a scuola

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