Ma vogliamo davvero tornare a scuola? E come?

Tempo di progettare e accogliere

Per crescere ci vuole stupore

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Il periodo di quarantena ha generato una grande consapevolezza a livello collettivo: siamo tutti profondamente vulnerabili e interdipendenti gli uni dagli altri. Di fatto però l’esposizione alla vulnerabilità viene modificata dall’imprevedibile combinazione tra fattori di rischio e di opportunità a cui ciascuno di noi è diversamente esposto.


 Le norme sul distanziamento, la chiusura delle scuole, la mancata continuità educativa e sociale di molti servizi, il digital divide, il conseguente aumento della povertà educativa hanno rafforzato i
 
 fattori di rischio
 
 nei confronti di tante famiglie e in particolare di tanti b

Il periodo di quarantena ha generato una grande consapevolezza a livello collettivo: siamo tutti profondamente vulnerabili e interdipendenti gli uni dagli altri. Di fatto però l’esposizione alla vulnerabilità viene modificata dall’imprevedibile combinazione tra fattori di rischio e di opportunità a cui ciascuno di noi è diversamente esposto.Le norme sul distanziamento, la chiusura delle scuole, la mancata continuità educativa e sociale di molti servizi, il digital divide, il conseguente aumento della povertà educativa hanno rafforzato i fattori di rischio nei confronti di tante famiglie e in particolare di tanti bambini.Ri-accogliere i bambiniMentre aspettiamo di aver chiaro come e quando potremo tornare ad accogliere fisicamente i bambini a scuola, sappiamo che è necessario curare e nutrire il legame educativo con loro e le loro famiglie, nonostante tutto e oltre tutto: lasciare i bambini a casa con genitori spesso impegnati in attività di smartworking, o al lavoro fuori di casa, o in difficoltà per varie ragioni nel rispondere ai loro bisogni evolutivi alimenta il circolo dello svantaggio sociale, che nasce in famiglia e che si rimuove attraverso, prima di tutto, l’educazione e la co-educazione, ossia l’allacciatura di relazioni sistemiche e sistematiche tra famiglie, servizi educativi, scuole, servizi sociali, reti di prossimità solidale (Milani, 2018).Tale opera di rimozione questa volta è più difficile. La storia educativa si è interrotta, dobbiamo aiutare a rammendare questo strappo nel modo migliore possibile. Una delle ragioni per cui è più difficile è che quella sorta di dilatazione dello spazio educativo e scolastico che abbiamo vissuto potrebbe protrarsi ancora a lungo.Andare verso A ben guardare, però, per le tante scuole che si sono inventate, con coraggio, dedizione e creatività, modi diversi di mantenere e costruire legami educativi a distanza, i cosiddetti LEAD (si veda la Nota M.I. 13.05.2020, n. 667), non si è trattato di una chiusura.Eravamo abituati a pensare che i bambini vivessero in due mondi prevalenti: il mondo della famiglia e il mondo della scuola e quando parlavamo di relazione scuola-famiglia parlavamo di come fare incontrare questi due mondi. Invece alcune educatrici e insegnanti hanno saputo far accadere qualcosa di diverso: quando è stato loro chiesto, per legge, di fermarsi, hanno adoperato il loro senso civico per chiudere le scuole, ma hanno chiuso solo le porte, senza interrompere le relazioni e senza delegare il loro ruolo alle famiglie.Così facendo, hanno affermato che l’esperienza, quando è educativa, va oltre le barriere (Lawrence Lightfoot, 2012), crea opportuno disordine in quella terra di mezzo fra i due mondi, sposta i confini, facendo entrare, tramite le diverse applicazioni di telefonia web, la scuola a casa e la famiglia a scuola grazie a una inedita partecipazione all’esperienza scolastica dei loro figli.Un’esperienza educativa nuova che ha saputo attraversare muri, delocalizzarsi, andare verso…

Il periodo di quarantena ha generato una grande consapevolezza a livello collettivo: siamo tutti profondamente vulnerabili e interdipendenti gli uni dagli altri. Di fatto però l’esposizione alla vulnerabilità viene modificata dall’imprevedibile combinazione tra fattori di rischio e di opportunità a cui ciascuno di noi è diversamente esposto.Le norme sul distanziamento, la chiusura delle scuole, la mancata continuità educativa e sociale di molti servizi, il digital divide, il conseguente aumento della povertà educativa hanno rafforzato i fattori di rischio nei confronti di tante famiglie e in particolare di tanti bambini.Ri-accogliere i bambiniMentre aspettiamo di aver chiaro come e quando potremo tornare ad accogliere fisicamente i bambini a scuola, sappiamo che è necessario curare e nutrire il legame educativo con loro e le loro famiglie, nonostante tutto e oltre tutto: lasciare i bambini a casa con genitori spesso impegnati in attività di smartworking, o al lavoro fuori di casa, o in difficoltà per varie ragioni nel rispondere ai loro bisogni evolutivi alimenta il circolo dello svantaggio sociale, che nasce in famiglia e che si rimuove attraverso, prima di tutto, l’educazione e la co-educazione, ossia l’allacciatura di relazioni sistemiche e sistematiche tra famiglie, servizi educativi, scuole, servizi sociali, reti di prossimità solidale (Milani, 2018).Tale opera di rimozione questa volta è più difficile. La storia educativa si è interrotta, dobbiamo aiutare a rammendare questo strappo nel modo migliore possibile. Una delle ragioni per cui è più difficile è che quella sorta di dilatazione dello spazio educativo e scolastico che abbiamo vissuto potrebbe protrarsi ancora a lungo.Andare verso&nbsp;A ben guardare, però, per le tante scuole che si sono inventate, con coraggio, dedizione e creatività, modi diversi di mantenere e costruire legami educativi a distanza, i cosiddetti LEAD (si veda la Nota M.I. 13.05.2020, n. 667), non si è trattato di una chiusura.Eravamo abituati a pensare che i bambini vivessero in due mondi prevalenti: il mondo della famiglia e il mondo della scuola e quando parlavamo di relazione scuola-famiglia parlavamo di come fare incontrare questi due mondi. Invece alcune educatrici e insegnanti hanno saputo far accadere qualcosa di diverso: quando è stato loro chiesto, per legge, di fermarsi, hanno adoperato il loro senso civico per chiudere le scuole, ma hanno chiuso solo le porte, senza interrompere le relazioni e senza delegare il loro ruolo alle famiglie.Così facendo, hanno affermato che l’esperienza, quando è educativa, va oltre le barriere (Lawrence Lightfoot, 2012), crea opportuno disordine in quella terra di mezzo fra i due mondi, sposta i confini, facendo entrare, tramite le diverse applicazioni di telefonia web, la scuola a casa e la famiglia a scuola grazie a una inedita partecipazione all’esperienza scolastica dei loro figli.<blockquote>Un’esperienza educativa nuova che ha saputo attraversare muri, delocalizzarsi, andare verso…</blockquote>

Direzioni da seguire per ripartire&nbsp; 1. Integrare distanza e vicinanza in una nuova forma di relazione, che ci consente di entrare nelle case senza essere in casa, di osservare bambini e genitori da vicino e al contempo di lasciarci osservare, di essere testimoni del loro mondo di relazioni. 2. Ripensare la relazione con i genitori e la nozione di sostegno alla genitorialità: i genitori non hanno bisogno di essere istruiti, di ricevere montagne di consigli (quanti consigli hanno ricevuto durante la quarantena?), hanno invece bisogno di educatori che sappiano mettersi al loro fianco e osservare ciò che accade nello spazio quotidiano per rivelare loro il loro sapere, le ricchezze e le straordinarie capacità che spesso i genitori manifestano nella soluzione creativa dei tanti problemi quotidiani. 3. Ricomporre la relazione fra didattica ed educazione: accompagniamo i bambini nella scoperta del sapere tramite l’azione didattica, perché il processo di costruzione del sapere è una strada maestra per costruire umanità. La didattica a distanza talvolta si è centrata solo su piccoli compiti o su piccole attività da realizzare che si trasformavano in ulteriori incombenze per i genitori e che non erano orientate a un progetto educativo condiviso con la famiglia. Queste attività corrono il rischio di essere escludenti piuttosto che inclusive, perché escludono quei genitori e quei bambini che non hanno le capacità, l’organizzazione e le risorse per corrispondere a questo tipo di domanda e perché contribuiscono a costruire una rappresentazione centrata su ciò che i genitori non fanno piuttosto che su ciò che possono realisticamente fare. 4. Chiamare per nome i genitori, bussare alla loro porta prima di entrare, accordarsi sui tempi e sui modi dell’azione educativa, riconoscere la mediazione del genitore, o del gruppo dei genitori, saperla favorire e sostenere senza pretenderla, differenziando le strategie e gli strumenti di intervento: non tutte le famiglie accettano che si entri nelle loro case, ma alcuni accettano una telefonata, alcuni preferiscono una videochiamata, altri un messaggio su whatsapp o una lettera di carta nella posta. 5. Non demonizzare e non idolatrare nulla, non dimentichiamo che quando il fine è orientato all’accompagnamento della crescita del bambino anche le tecnologie ci hanno dimostrato di essere un ponte per soggettivizzare, piuttosto che assoggettare, per nutrire il legame sociale ed educativo, in una parola per rafforzare il processo dell’educazione.&nbsp;

Laboratorio di ricerca&nbsp;Questo movimento inverso, che ha portato gli insegnanti a recarsi nelle case dei bambini e delle famiglie, ha di fatto pluralizzato e dilatato il contesto educativo scolastico. Abbiamo quindi davanti a noi l’occasione di trasformare l’anno scolastico 20-21 in un laboratorio di ricerca del punto di equilibrio tra forme di attività educative in presenza, nei servizi educativi e a scuola, e attività a distanza, dando l’abbrivio a forme innovative e durevoli di smart education, smart learning e soprattutto smart caring, incrociate allo smart welfare che stanno costruendo molti educatori, assistenti sociali, psicologi, nei servizi sociali (Milani, 2020; Petrella, Ius, Milani, 2020). Che cosa vuol dire smart in questo contesto? Effimero, dematerializzato, orientato alla produttività a prescindere dalle esigenze dei lavoratori? No. Un’esperienza educativa nuova che ha saputo attraversare muri, delocalizzarsi, andare verso… Semplicemente vuol dire intelligente, capace di adattarsi alla situazione critica per trarne opportunità, quindi non rigido né burocratizzato, piuttosto flessibile e orientato a costruire nuove geografie di rapporti tra scuole e famiglie, trasformando i confini in soglie invece che in barriere fra lo “spazio sacro” della relazione tra bambino e insegnante e il parallelo “spazio sacro” della relazione genitore-figlio.Come abitare la scuola adesso&nbsp;Come possiamo abitare questa terra di mezzo che si è venuta inaspettatamente a creare, così caotica perché le linee di demarcazione sono molto meno chiare di quelle del “mondo di prima”, e trasformarla in un’opportunità per ripensare non solo il processo di relazione tra scuole e famiglie, ma anche la nostra capacità di accogliere i bambini nella loro interezza, nella ricchezza del loro mondo di relazioni (che è questo, in fin dei conti, il senso delle relazioni tra scuola e famiglia)? In estrema sintesi e rischiando una certa dose di superficialità, accenniamo, di seguito, ad alcune direzioni di questo movimento inverso che abbiamo visto emergere in queste settimane e che potranno apportare dei cambiamenti durevoli nel “mondo di dopo”.

Lawrence Lightfoot S. (2012). Il dialogo tra genitori e insegnanti. Una conversazione essenziale per imparare gli uni dagli altri. Bergamo: Edizioni Junior. Milani P. (2018). Educazione e famiglie. Ricerche e nuove pratiche per la genitorialità. Roma: Carocci. Milani P. (2020). È nato un nuovo smart welfare?. In Animazione Sociale, 334, pp. 31-35. Nota M.I. 13.05.2020, n. 667, Commissione Infanzia Sistema integrato Zero-sei, Orientamenti pedagogici sui LEAD: legami educativi a distanza, un modo diverso per fare nido e scuola dell’infanzia. Petrella A., Ius M., Milani P. (2020). Lessico pedagogico: smart welfare. In Studium educationis, 2/2020, in press. &nbsp;

Andare incontro ai bambini

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