È una novità della Legge finanziaria 2022: il lavoro di docente della scuola dell’infanzia e primaria viene considerato usurante e quindi si potrà andare in pensione prima. Capisco la gioia, ma l’evento ci obbliga a non eccedere in autostereotipi della lagna.Intendo cioè ricordarvi il lavoro con i bambini come “salute”, prima che come “malattia”, e come mantenere la salute a lungo.

È una novità della Legge finanziaria 2022: il lavoro di docente della scuola dell’infanzia e primaria viene considerato usurante e quindi si potrà andare in pensione prima. Capisco la gioia, ma l’evento ci obbliga a non eccedere in autostereotipi della lagna.Intendo cioè ricordarvi il lavoro con i bambini come “salute”, prima che come “malattia”, e come mantenere la salute a lungo.

COLTIVIAMO LA SALUTE PROFESSIONALE

Per un docente motivato lavorare con i bambini è una cosa gratificante. Si sta sempre al bordo continuo della scoperta del mondo, a seguire bambini che trafficano per farsi persone. Che cosa c’è di più gratificante del trattare piccole anime alle prese con il mondo, che sanno ancora di latte, cui non puzzano i piedi adolescenti, non hanno brufoli, ma non stanno mai fermi, sono capaci ancora di stupirsi, sanno ridere e piangere senza vergogna?Naturalmente non basta sentirsi portati a stare con i bambini. No, serve coscienza professionale.Altrettanto, è evidente che l’ambiente di lavoro (colleghi, dirigenti, famiglie, spazi della scuola) favorisce o meno una condizione di “salute professionale” positiva.

Inoltre, è ovvio, che un insegnante non isola la sua condizione esistenziale nelle ore di scuola, ma conta nello star bene con sé stesso la condizione fisica, quella sociale, familiare, privata e così via.Ho conosciuto docenti che, con situazioni private difficili, avevano dalla scuola effetti benefici di ottimismo e di voglia di vivere. Ma non sempre è così.Ho conosciuto insegnanti obbligati ad andare in pensione per l’età, ma in lacrime perché volevano ancora stare a scuola e magari ci tornano da volontari. Ma non sempre è così.Ho visto maestri logorati da conflitti con i colleghi rinascere cambiando scuola. Ma non sempre è così.Ho visto docenti ripetere lo stesso anno di scuola per tutti gli anni di lavoro, mentre intorno a loro cambiava tutto e loro non capivano perché cambiare.Ho visto insegnanti felici e altri svuotati.

UN LAVORO GRATIFICANTE

Infine, penso ci siano due ottime “cure” da tenere sempre vicini al proprio sé per darsi forza, voglia di vivere, piacere delle cose che si fanno.La prima è di cercare sempre di trovare in voi l’ironia, la capacità resiliente di sapersi vedere anche con una propria versione leggera, che fa bene alla resilienza, ridimensiona gli eccessi, vi rende simpaticamente più umani.E, dulcis in fundo, non sottovalutate quella che chiamo “cura tricologica”: non dimenticate cioè di andare dal parrucchiere quando è il momento. Non sto scherzando, ovviamente si tratta di una metafora e un aspetto simbolico che va oltre l’estetica: dovete sempre avere l’età, le occasioni e la voglia per essere a posto con voi stessi, per piacervi a vostro gusto. È un segno di benessere per voi e di senso della vita.Edgard Morin ci ha parlato della “testa ben fatta”. Giusto sul piano cognitivo, ma per un bravo insegnante che ha cura di sé anche sentirsi in ordine e piacersi contribuiscono a una vita meglio vissuta. Ad ogni età e condizione esistenziale.

Per un docente motivato lavorare con i b

Per un docente motivato lavorare con i bambini è una cosa gratificante. Si sta sempre al bordo continuo della scoperta del mondo, a seguire bambini che trafficano per farsi persone. Che cosa c’è di più gratificante del trattare piccole anime alle prese con il mondo, che sanno ancora di latte, cui non puzzano i piedi adolescenti, non hanno brufoli, ma non stanno mai fermi, sono capaci ancora di stupirsi, sanno ridere e piangere senza vergogna?Naturalmente non basta sentirsi portati a stare con i bambini. No, serve coscienza professionale.Altrettanto, è evidente che l’ambiente di lavoro (colleghi, dirigenti, famiglie, spazi della scuola) favorisce o meno una condizione di “salute professionale” positiva.

Mettiamoci in gioco e individuiamo alcuni semplici suggerimenti per una buona salute professionale

Mettiamoci in gioco e individuiamo alcuni semplici suggerimenti per una buona salute professionale

AFFRONTIAMO I MOMENTI DI CRISI

Abbiate cura di voi e della vostra salute professionale facendo in modo che ogni anno scolastico abbia qualcosa di diverso dai precedenti, che il vostro passato sia generativo del nuovo, non la noiosa ripetizione di riti già consumati: imparate cioè che la creatività fa solo bene

IN EQUILIBRIO CON SÉ STESSI

Cari docenti abbiate il coraggio di guardarvi allo specchio e l’onestà di auto-valutarvi spesso sulla vostra condizione esistenziale nel lavoro. Non c’è cosa peggiore che nascondersi o pensare che basti far passare il tempo.Non vergognatevi delle crisi, ma fatevene una ragione, il vostro narciso professionale non vi chiede di essere perfetti, ma umani.Abbiate quindi cura di voi, esistenziale ed umana, che se trova un ambiente favorevole di colleghi capaci come voi di ascoltare e di ascoltar-si può creare un dialogo partecipato per ritrovare serenità quando qualcosa in voi non va come dovrebbe andare.Difendetevi dalle tempeste della vita, cercando in voi la resilienza utile a rimbalzare sui guai e trovando nuovi equilibri. Anche i bambini possono, indirettamente, diventare una cura e non una malattia in più.Imparate come navigare tra le onde stressanti della burocrazia, dei contesti disordinati, se ci sono nel vostro ambito di lavoro. E a navigare tra genitori spesso complicati: fatevi pure dare del “tu” amicale, ma non siate mai loro complici, siete “altro” per i loro figli.Non cercate dai vostri colleghi per forza l’amicizia o peggio la complicità. Meglio la sincerità e una differenza creativa che essere gemelli pedagogici: la differenza aiuta la salute.

Poi però può arrivare quello che i clinici chiamano burnout, con depressioni e ansie diverse, quando non ce la fate più. A questo punto, però, evitate tre errori: quello di sentirsi “colpevoli” di tutto, quello di sentirsi “vittime” degli altri e quello di stare al bordo del baratro.Non nascondetelo, ma non esageratelo. Cercate le giuste e sagge soluzioni possibili.Potrebbe essere utile trovare colleghi capaci di ascoltarvi e con cui dividere dolori simili (una specie di auto-aiuto più utile di quanto si creda).Potrebbe essere necessaria una breve terapia, cambiare qualcosa del vostro status o cercare cambiamenti significativi. Ma l’importante è cercare di capire cosa non va nell’essenziale della vita professionale, evitando scorciatoie o interrogatori esistenziali punitivi eccessivi.Se ne può uscire, insomma, se c’è un po’ di amore e cura del sé.

Star bene con sé stessi