Il tuo carrello (0 prodotti)

Il tuo carrello è ancora vuoto

Libri, riviste e tanti materiali digitali: trova la risorsa per te.

E il gioco continua…

Intervista a Mauro Speraggi, Psicopedagogista e formatore ludico.

di Chiara Tacconi21 febbraio 20221 minuto di lettura
E il gioco continua… | Giunti Scuola

Laureato in Pedagogia, specializzato in Psico-motricità, ha indirizzato i suoi studi e interessi sulla valenza pedagogica, educativa e formativa del gioco.

È stato formatore e istruttore per CEMEA (Centri di Esercitazione ai Metodi dell’Educazione Attiva), responsabile del settore formazione e aggiornamento del CIGI (Comitato italiano del gioco infantile), ha condotto stage internazionali per la formazione di operatori culturali.

Insieme a Paola Ciarcià ha fondato Artebambini, che progetta e conduce corsi di formazione per insegnanti ed educatori, così come laboratori per bambini.

È editore e direttore editoriale di Rivistadada, “la prima rivista d’arte per bambini dai 6 ai 106 anni”.

 

1. Quali sono, secondo lei, le caratteristiche di un’educatrice/educatore ludico?

Chi fa questo lavoro deve essere circondato dal gioco. Perché il gioco è una cosa seria: permette ai bambini e alle bambine (soprattutto ai più piccoli) di entrare e uscire dalla realtà e chi lavora con loro deve mantenere quest’aspetto di sconfinamento, saper giocare nelle terre di nessuno dove la matematica entra nella musica, la musica nell’arte, poi nella danza, fino a sconfinare nella vita di tutti i giorni.

L’educatore ludico deve esser capace di andare oltre, avere una grande empatia e capacità di trasformare progettualità rigide e adattarle alla situazione. In educazione è difficile essere ingabbiati in una ingegneria didattica, ma nello stesso tempo non possiamo lasciare tutto allo spontaneismo: il gioco vive di regole, che esistono anche per essere trasgredite!

E poi chi fa questa professione deve padroneggiare diversi linguaggi: la lettura, l’attività manuale, la scienza, l’arte… Non come “tuttologo”, ma con una base solida di cultura e amore per i saperi. Infine, è importante non fermarsi: fare formazione permanente perché “il gioco continua…”.

 

2. Quali contesti suggerisce di privilegiare, frequentare, allestire?

Visto che sono uno dei fondatori di Artebambini, ritengo che sia importante unire… arte e bambini.

Noi pensiamo che l’ambiente sia il primo atto pedagogico: eliminiamo le pareti, prima dentro di noi, non per moda, ma per cercare palestre relazionali, luoghi dove potersi esercitare e trovare la propria strada. Ai miei tempi i bambini e le bambine erano organizzatori dei loro spazi, ora non accade più e non solo per la pandemia.

Dobbiamo quindi allestire spazi pensati dagli adulti, ma fruiti dai bambini, perché in questi decenni abbiamo tolto loro tempi e luoghi per giocare. Dobbiamo riappropriarci di spazi che sembrano insignificanti: è un compito direi politico degli educatori per dare ai bambini autonomia e possibilità di costruire strumenti ludici. Certo, anche questo richiede formazione.

 

3. Quali giochi creano una relazione tra piacere, espressione, arte?

Le attività di tipo espressivo e i giochi ispirati al Bauhaus, il movimento di arti e mestieri dove hanno insegnato artisti come Kandinskij, Klee, Gropius, che hanno anche progettato giochi e giocattoli.

I giochi con materiali semplici, aperti, che possono essere tutto, ma non sono niente, con elementi di recupero che non siano una scorciatoia, dobbiamo fare sempre una scelta ben calibrata.

Pensiamo a quando regaliamo giocattoli molto strutturati ai bambini: ci giocano dieci minuti e poi si fiondano sulla scatola di cartone per farlo diventare una tana, un’auto, un razzo. Ho uno yo-yo aborigeno fatto con le canne di bambù, lo possiamo costruire per i piccoli.
Tra le attività da preferire esistono per esempio tanti tipi di “nascondino”, un gioco che nasce da un bisogno dei bambini (nascondersi, fare una tana, affacciarsi…). Io però sono affezionato in particolare alle trottole, le colleziono, ho fatto anche delle ricerche con l’università. Una volta abbiamo proposto due laboratori affiancati, dopo il primo interesse per quello con i videogiochi, i bambini si sono spostati tutti a costruire le trottole.

In generale, per scegliere giochi e attività possiamo ricorrere alla tradizione, selezionare, proporre e vedremo che ci saranno poi chiesti e richiesti dai bambini.

 

4. Ci racconta un’esperienza che ama particolarmente proporre ai bambini e alle bambine?

Uso molto il kamishibai (letteralmente teatro di carta), una valigia di tradizione giapponese che ha le caratteristiche del teatro: l’attesa, il pubblico, le quinte… Ci lavoro da vent’anni, lo abbiamo portato noi in Italia, è ottimo per la lettura e il racconto, per i piccoli del nido e dell’infanzia è un teatro ad altezza di bambino.

Mi piace molto anche usare i burattini da mano, facili da costruire, ispirandosi a storie e libri, che ci permettono di passare dalla parola al linguaggio visivo.

Un’altra esperienza che abbiamo fatto con successo è stata la realizzazione di “Quattro colori, cinque sensi, cento emozioni”: una piccola biblioteca che abbiamo costruito con i genitori, con materiali di recupero abbiamo creato pagine tattili che i bambini hanno trovato nel cesto dei libri.

Image | Giunti Scuola
Image | Giunti Scuola
Scuola dell'infanzia

Dove trovi questo contenuto

Potrebbero interessarti