Obiettivi, metodologie, competenze: il ruolo dell’insegnante

SBP: Sindrome da Bulimia Progettuale

Miseria e mito del POF

Il primo giorno, una festa

La pedagogia della lentezza

Ritrovare il bambino vero, intero e felice

La cura della parola

Costruiamo relazioni aperte ai vari colori, agli sguardi diversi sul mondo, alle lingue e alle culture differenti.

Se lasceremo entrare tra i banchi la vita di bambine e bambini, la nostra scuola sar&agrave; &ldquo;grande come il mondo, con i maestri, i genitori, le biblioteche, il quartiere, la televisione&hellip;&rdquo;.

Torneremo a ridere, come suggeriva Gianni Rodari, e a promuovere un&rsquo;interdipendenza positiva che ci far&agrave; stare bene anche nelle situazioni pi&ugrave; difficili.

&ldquo;Ci vogliono maestri nuovi che sappiano ritrovare il bambino vero, intero e felice&rdquo;, scriveva Mario Lodi, &ldquo;insegnanti capaci di possedere un cuore, che &egrave; un motore potente. E poi attaccarsi al bambino, seguirlo con dedizione, riuscire a scrutarne i talenti nascosti. Senza mai dimenticare che il compito della scuola &egrave; trasformare un gregge passivo in un popolo di cittadini pensanti&rdquo;.

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Prestiamo ascolto a bambine e bambini e ritroviamo insieme la cura della parola: il dialogo &egrave; una buona occasione per conoscerci e costruire la piccola comunit&agrave;-classe basata su regole condivise, le sole che possono educare alla libert&agrave; responsabile.

Scopriremo con gioia che &ldquo;I pensieri infantili sono sottili. A volte cos&igrave; affilati da penetrare nei territori pi&ugrave; imprevisti arrivando a cogliere, in un istante, l&rsquo;essenza di cose e relazioni&hellip; ma anche fragili e volatili&rdquo;, come racconta Franco Lorenzoni nel suo bellissimo libro I bambini pensano grande.

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Buon inizio ai docenti insegnanti neoassunti in ruolo dopo lunghe stagioni di attesa, a chi sar&agrave; costretto a prendere la valigia per spostarsi in lungo e in largo nella penisola, a coloro che accompagnano da tempo i bambini e le bambine nella loro unica e originale crescita. Senza dimenticare un pensiero solidale per i colleghi esclusi dalla scuola dopo anni di prezioso lavoro.

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Mettiamo ordine nella conversazione che diventer&agrave;, giorno dopo giorno, un esercizio di democrazia e fantasia
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Iniziamo con gioia, soprattutto con i piccoli che entrano alla primaria e con i nuovi arrivati, utilizzando i linguaggi pi&ugrave; amati:

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	<li style="text-align: justify;">giochi cooperativi che favoriscono la socializzazione e l&rsquo;apprendimento di abilit&agrave; cognitive;</li>
	<li style="text-align: justify;">la lettura espressiva dell&rsquo;insegnante di un racconto o una filastrocca scelti con cura;</li>
	<li style="text-align: justify;">la narrazione animata da una parola, un gesto, una canzone;</li>
	<li style="text-align: justify;">l&rsquo;autoritratto allo specchio per raccontare e scoprire come si &egrave; cambiati;</li>
	<li style="text-align: justify;">la scrittura &ldquo;a catena&rdquo;&hellip;</li>
</ul>

Nella mia scuola il primo giorno &egrave; una festa: ogni anno i grandi delle classi quinte accolgono i primini.

Ogni incontro diventa cos&igrave; un momento intenso di scoperte ed emozioni.

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Impariamo dalla natura, dall&rsquo;incedere lento delle lumache, penso a quelle tracciate dalle matite colorate di Gianfranco Zavalloni, e proviamo a rallentare recuperando un tempo giusto per fare le cose. Non facciamoci prendere dall&rsquo;ansia di svolgere a tutti i costi &ldquo;il programma&rdquo;, dall&rsquo;assillo delle incombenze burocratiche, dalle incalzanti richieste dei genitori sulle prestazioni dei figli.

Ieri in biblioteca, dentro un libro di narrativa restituito da una ragazzina, ho trovato un post colorato sul quale c&rsquo;&egrave; scritto: &ldquo;Oggi la scuola procede a ritmi molto sostenuti, tra noi i pi&ugrave; &lsquo;bravi e veloci&rsquo; riescono a stare al passo e vanno avanti senza difficolt&agrave;, gli altri (anche met&agrave; classe) vengono lasciati indietro perch&eacute; le insegnanti non hanno il tempo di aspettarli. Tutta una corsa, ma la scuola non dovrebbe funzionare cos&igrave;!&rdquo;.

Penso con tristezza alla Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani, lezione non ancora appresa da molti di noi.

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Ci vogliono maestri &lsquo;nuovi&rsquo; che sappiano ritrovare il bambino vero, intero e felice&rdquo; (Mario Lodi)
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Si riparte, con passi leggeri

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