Geografia/Italiano - Il fiume

La civiltà egizia

La mamma, su Skype

Se ne parla in relazione ai lavoratori che hanno il diritto di non essere costantemente reperibili. Nel mondo della scuola, si è detto di questo diritto a proposito degli insegnanti, specie nel periodo più critico della pandemia. Qui proponiamo di declinarlo nei termini di un uso equilibrato e consapevole dei media digitali da parte degli allievi. Imparare a disconnettersi significa assumersi la responsabilità di una scelta d&rsquo;uso, interrompendo automatismi che consumano il nostro tempo. Uno strumento didattico funzionale a questo riguardo è il diario degli usi: registrando quotidianamente le proprie pratiche mediali, gli allievi vengono sollecitati a riflettere sul loro rapporto con le tecnologie per una visione sostenibile del digitale nella scuola e, più in generale, nella vita.

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Per una cultura digitale sostenibile

Il diritto alla riparazione

Il diritto alla selezione

Nel mondo che cambia, mutano anche i nostri consumi che vedono l&rsquo;affermazione crescente dei dispositivi elettronici per il lavoro, la scuola, la vita personale. La pandemia da Covid-19 ha dato ulteriore impulso a questa tendenza: il confinamento ha spinto lavoratori, studenti, famiglie ad avvalersi in misura massiccia di computer, tablet e PC. Il risultato è che, oggi, i rifiuti elettronici rappresentano la categoria di rifiuti che cresce più velocemente nell&rsquo;Unione europea. 
All&rsquo;abbondanza di dispositivi elettronici si accompagna quella delle informazioni. Nella prima era del web, si parlava di information overload in riferimento non solo alla quantità di pagine web che circolano in rete, ma anche alla loro velocità di produzione. 
Nella seconda era del web, a dominare sono i social network che plasmano la circolazione delle informazioni attraverso le filters bubble: una bolla di filtraggio è &ldquo;quel personale ecosistema di informazioni che viene soddisfatto da alcuni algoritmi&rdquo;, spiega Eli Pariser (2012). Ne consegue che abbiamo a che fare non più e non solo con tante informazioni, ma anche con informazioni filtrate attraverso meccanismi invisibili.

Il diritto alla disconnessione

L&rsquo;abbondanza rimane in ogni caso la cifra distintiva del digitale. Si pensi che, a livello globale, ogni minuto vengono caricate su YouTube 500 ore di video e che ogni giorno gli utenti guardano 1 miliardo di ore di video su questa piattaforma (fonte: Tubefilter). Sono dati impressionanti che ci riportano al fenomeno dell&rsquo;ansia da eccesso di bombardamento mediale, uno stato d&rsquo;animo che danneggia il nostro benessere psicofisico e socia- le. L&rsquo;assorbimento cognitivo prodotto dalla fruizione intensiva di dispositivi genera infatti squilibri, che possono alterare il nostro rapporto con noi stessi e gli altri.

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	<li style="text-align:justify">Pariser, E. (2012). Il Filtro. Quello che Internet ci nasconde. Milano: Il Saggiatore.</li>
	<li style="text-align:justify">Parlamento Europeo. Rifiuti elettronici nell&rsquo;UE https://urly.it/3hp-r</li>
	<li style="text-align:justify">Ministero dell&rsquo;Istruzione. Educazione civica https://urly.it/3hp_k</li>
</ul>

Dall&rsquo;assorbimento cognitivo al diritto alla disconnessione

Per esercitare questo diritto, occorre formare le capacità critiche di analisi e valutazione delle informazioni. Gli allievi devono maturare il concetto di fonte, devono imparare a confrontare le informazioni e a valutarne la qualità in termini di affidabilità e accuratezza. Approcci come il think-aloud (pensare ad alta voce) o l&rsquo;inquiry-based learning (apprendimento basato sull&rsquo;indagine) possono essere utilizzati a questo scopo: nel primo caso, si fa leva sul modellamento cognitivo attraverso la voce del docente che esplicita il processo cognitivo sotteso alla valutazione e selezione delle informazioni; nel secondo, la ricerca di informazioni finalizzata alla scoperta e/o soluzione di un problema rappresenta il motore dell&rsquo;apprendimento e il web la palestra in cui allenare il pensiero critico. 
Rispetto alle bubble filters, il diritto alla selezione implica quanto meno acquisire consapevolezza del ruolo degli algoritmi nella creazione delle bolle.

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Anche se le nuove generazioni sono nate in un mondo ad alta intensità tecnologica, la maturazione di un rapporto equilibrato e consapevole con il digitale richiede interventi educativi mirati. Guardando al futuro, si tratta di preparare i nuovi cittadini ad agire attivamente nella società della rete, come indicato, nel 2018, dal Ministero dell&rsquo;Istruzione attraverso il sillabo dell&rsquo;educazione civica digitale e, ribadito nel 2019, con l&rsquo;inclusione della cittadinanza digitale nell&rsquo;insegnamento scolastico dell&rsquo;educazione civica. La mappa dei temi riconducibili alla promozione della cittadinanza digitale è ricca e articolata. Responsabilità e consapevolezza sono parole chiave trasversali come pure spirito critico e creatività, che qui articoliamo in relazione a tre diritti fondamentali per favorire una cultura digitale sostenibile.

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Ripartiamo dai rifiuti elettronici: riparazione e riuso sono strategie fondamentali per ridurre l&rsquo;inquinamento elettronico. La scuola può contribuire alla realizzazione di questo obiettivo attraverso percorsi formativi tesi a far comprendere come i dispositivi elettronici contengano materiali potenzialmente nocivi che inquinano l&rsquo;ambiente; inoltre, si tratta di stimolare la creatività degli allievi, incoraggiandoli a immaginare usi imprevisti degli strumenti per riappropriazioni originali. Con i più grandi, si può anche spronare gli allievi a curiosare tra le pieghe del dispositivo, sollecitandoli a riaggiustare, riparare, riaccomodare.

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Scuola, nuove tecnologie e sostenibilità

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