Avanguardia didattica in pratica: flipped classroom e integrazione CDD/libri di testo

Nuovi spazi educativi tra pedagogia e architettura

Intessere trame: l'ambiente di apprendimento

L’organizzazione dei laboratori presuppone, infatti:<ul><li>una concezione dell’infanzia in cui il bambino è considerato “soggetto” attivo del proprio percorso di crescita;</li><li>un’interpretazione dell’apprendimento-insegnamento, ritenuto non una semplice trasmissione di nozioni e saperi, quanto piuttosto una costruzione di esperienze condivise, all’interno di contesti dotati di significato;</li><li>un progetto di nido e di scuola dell’infanzia dove si realizzano attività sulle quali i bambini sono invitati e sollecitati a fare-comunicare-riflettere insieme.</li></ul>

LO SPAZIO FISICO…

Nel laboratorio non s’insegna e/o s’impara, ma “si fa”, si racconta, si condivide e si riflette insieme, su ciò che si sperimenta. Qualsiasi sia l’attività scelta (attività espressive, osservazioni scientifiche, manipolazione, cucina, letture o scrittura…) in questo spazio vengono stimolati:<ul><li>l’incoraggiamento a esercitare un ruolo attivo;</li><li>l’elaborazione e la discussione come attività fondamentali per attivare un’interazione riflessiva;</li><li>la solidarietà e la cooperazione, come atteggiamenti e comportamenti da promuovere.</li></ul>Il laboratorio è un modo di lavorare, che può avvenire in sezione e fuori la sezione, con piccoli gruppi omogenei o eterogenei.

L’organizzazione di laboratori costituisce l’occasione “per lavorare in piccoli gruppi, personalizzare le attività, differenziare gli obiettivi e le competenze da raggiungere” […]. “L’attività per gruppi differenziati consentirà all’insegnante di porsi in relazione anche con pochi bambini contemporaneamente e ai bambini di sperimentare la possibilità di attività autonome al di fuori dell’interazione continua con l’adulto”(Orientamenti del 1991).

L’organizzazione di laboratori costituisce l’occasione “per lavorare in piccoli gruppi, personalizzare le attività, differenziare gli obiettivi e le competenze da raggiungere” […]. “L’attività per gruppi differenziati consentirà all’insegnante di porsi in relazione anche con pochi bambini contemporaneamente e ai bambini di sperimentare la possibilità di attività autonome al di fuori dell’interazione continua con l’adulto”(Orientamenti del 1991).

Uno spazio in cui insegnanti, educatori, bambini possono sperimentare, esplorare, formulare ipotesi, cercare soluzioni

Uno spazio in cui insegnanti, educatori, bambini possono sperimentare, esplorare, formulare ipotesi, cercare soluzioni

Ma il laboratorio è molto altro: è soprattutto un luogo mentale, una forma mentis, una pratica del fare-narrare-pensare che valorizza la centralità dei bambini, pone l’accento sui processi e sui percorsi di apprendimento, piuttosto che sulla realizzazione di prodotti.

Ma l’attività, il fare da solo non basta: per comprendere e conoscere la realtà occorre poterla comunicare, riorganizzarla, rappresentarla, assegnarle un significato all’interno della propria storia e di quella degli altri…Le attività svolte vanno raccontate attraverso un “pensiero narrativo” (Jerome Bruner) che permetta ai piccoli di mettere in relazione tra loro esperienze, situazioni presenti, passate e future in forma di “racconto”, che le renda oggetto di possibili ipotesi interpretative e ricostruttive.La comprensione del mondo e della realtà non si costruisce attraverso l’accumularsi di conoscenze e informazioni, o attraverso il solo fare, ma sollecitando un pensiero riflessivo che dall’esperienza nasce e all’esperienza ritorna (Donald Schön).Così vissuto dai bambini, il laboratorio potrà recuperare tutto il valore e il significato profondo, quel senso originale di apprendistato che caratterizza ogni attività artigianale (da quello della bottega rinascimentale alle botteghe attuali).In uno spazio così agito da adulti competenti e responsabili, il bambino, proprio come un apprendista, potrà sperimentare, osservare, discutere, ponendo a confronto tra loro ipotesi e soluzioni possibili, traducendole in una serie di buone pratiche, mai raggiunte una volta per tutte, ma continuamente ricercate ed esplorate.

Già John Dewey aveva sostenuto l’importanza di partire dalle esperienze e dalle attività sociali per impostare la metodologia su una stretta connessione fra il fare e il pensare, tra la vita e la scuola.Nel tempo, passando attraverso le realizzazioni delle scuole attive, si è sviluppata una “teoria generale dell’esperienza” che si è arricchita poi degli apporti del cognitivismo di Jean Piaget (l’esperienza stimola il pensiero ad assimilare nuovi dati trasformando gli schemi mentali già posseduti) e dello strutturalismo di Jerome Bruner (l’azione diretta con le cose costituisce il punto di partenza per forme di rappresentazione più simboliche).L’apprendimento dall’esperienza è si­gnificativo non solo perché comporta la soluzione di un problema, ma perché permette di apprendere quali sono state le modalità che si sono utilizzate per risolverlo. Mentre realizza un comportamento esplorativo, il bambino arriva a scoprire da solo funzioni, significati e relazioni delle situazioni e a fare proprie procedure conoscitive che poi potranno essere riapplicate in altre situazioni che possiedano qualche carattere simile (dalle conoscenze alle competenze).

… DEL NARRARE E DEL PENSARE

LA METODOLOGIA DEL LABORATORIO

LUOGHI DEL FARE…

… E LA FORMA MENTIS

Naturalmente il laboratorio è innanzitutto un luogo fisico e

Naturalmente il laboratorio è innanzitutto un luogo fisico e può essere realizzato negli spazi della sezione o all’aperto, ma anche in luoghi imprevisti e inaspettati.Atrii e corridoi, separati da semplici divisori, possono trasformarsi in botteghe e mercatini, spazi per travestirsi o drammatizzare, mentre spogliatoi, stanzini e antibagni possono diventare ottimi atelier di pittura e manipolazione o laboratori di ricerca, osservazione ed esplorazione.Qualsiasi spazio fisico, quando è pensato da insegnanti ed educatori e agito dai bambini, può modificarsi di volta in volta in territorio di apprendimento, di gioco, di scoperte, luogo capace di sostenere scambi con materiali didattici informali o preordinati, di promuovere incontri e relazioni, occasioni di conoscenza.

Naturalmente il laboratorio è innanzitutto un luogo fisico e può essere realizzato negli spazi della sezione o all’aperto, ma anche in luoghi imprevisti e inaspettati.Atrii e corridoi, separati da semplici divisori, possono trasformarsi in botteghe e mercatini, spazi per travestirsi o drammatizzare, mentre spogliatoi, stanzini e antibagni possono diventare ottimi atelier di pittura e manipolazione o laboratori di ricerca, osservazione ed esplorazione.Qualsiasi spazio fisico, quando è pensato da insegnanti ed educatori e agito dai bambini, può modificarsi di volta in volta in territorio di apprendimento, di gioco, di scoperte, luogo capace di sostenere scambi con materiali didattici informali o preordinati, di promuovere incontri e relazioni, occasioni di conoscenza.

Perché e come si progetta un laboratorio

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