Educare all'interezza

Burnout degli insegnanti: che cosa fare?

Il colloquio insegnante-genitore-allievo - "Pillole" per cominciare bene

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

Bandura, A. (2000). Autoefficacia. Teoria e applicazioni. Trento: Erickson.&nbsp;

Boody, R. M. (2008). Teacher Reflection as Teacher Change, and teacher change as moral response. Education, 128, 498-506.&nbsp;

Dweck, C. S. (2000). Teorie del s&eacute;. Intelligenza, motivazione, personalit&agrave; e sviluppo. Trento: Erikson.&nbsp;

Markley, C. T., Miller, H., Kneeshaw, T., &amp; Herbert, B. E. (2009). The relationship between instructors&rsquo; conceptions of geosciences learning and classroom practice at a research university. Journal of Geosciences Education, 57, 264-274.&nbsp;

Mo&egrave;, A. (2014). Autostima. Che cosa &egrave;, come si coltiva. Bari: Laterza.&nbsp;

Neff, K. (2003). Self-compassion: An alternative conceptualization of a healthy attitude toward oneself. Self and Identity, 2, 85-101.&nbsp;

Nella situazione ottimale &egrave; infatti possibile instaurare un processo circolare, proposto da Markley e colleghi (2009) e schematizzato in Figura 1.&nbsp;

Come &egrave; possibile osservare, a sostenere lo sviluppo dell&rsquo;autoefficacia, e quindi il conseguente pensiero critico che porta a cambiare eventuali situazioni problematiche, &egrave; la spinta data dalla motivazione intrinseca a insegnare, che a sua volta si accompagna alla convinzione che ogni studente e studentessa abbia la sua motivazione da scoprire assieme.&nbsp;

E allora, buona riflessione in gruppo!&nbsp;

Secondo il modello proposto da Boody (2008), il pensiero riflessivo si caratterizza per:&nbsp;

a) retrospezione, cosa ho capito del passato, cosa mi ha insegnato, chi sono diventato/a;&nbsp;

b) problem solving, come posso articolare il problema, scomporlo e ristrutturarlo, quali livelli e priorit&agrave; stabilire, che possibili scenari;&nbsp;

c) analisi critica. &Egrave; la fase centrale e pi&ugrave; speculativa che richiede di contestualizzare il problema, immaginare possibili soluzioni, anticipare risvolti negativi di ogni possibile opzione, tenendo conto di eventuali distorsioni in entrambe le direzioni ovvero eccessiva fiducia e ottimismo o, all&rsquo;opposto, dubbi e ritrosie, paura di non farcela. Tali atteggiamenti si distribuiscono in modo diverso fra persone e il confronto con gli/ le altri/e potrebbe mitigare gli eccessi di alcuni con l&rsquo;eccesso di timore di altri, facilitando il pervenire a piani di azione equilibrati;&nbsp;

d) implementazione. Si pu&ograve; ragionare dando priorit&agrave; agli obiettivi o ai valori. In una situazione ottimale, ci&ograve; in cui si crede ispira le scelte. In questo rientrano anche il credere in s&eacute; (autostima) e di riuscire (autoefficacia), che favoriranno la spinta ad attuare i piani di azione sviluppati, configurandosi come elemento centrale di un processo efficace (Mo&egrave;, 2014).&nbsp;

&Egrave; evidente che questi passaggi richiedono consapevolezza di s&eacute; e disponibilit&agrave; a mettersi in gioco che un lavoro di squadra e un clima collaborativo possono favorire.&nbsp;

I quattro passaggi&nbsp;

Cosa potrebbe rendere farraginoso o bloccare il processo? Fra i potenziali ostacoli vi potrebbero essere una convinzione entitaria che porterebbe a credere che le cose non cambino (Dweck, 2000), la tendenza all&rsquo;autogiudizio anzich&eacute; al self-enhancement (spinta al miglioramento), spesso sostenuta da un ambiente giudicante (Neff, 2003), la pressione sui risultati e la conseguente focalizzazione sulla prestazione piuttosto che sul percorso e infine ridotti livelli di autoefficacia, cio&egrave; di percepita capacit&agrave; di riuscire a sviluppare un pensiero riflessivo, creativo e trasformativo (Bandura, 2000).&nbsp;

Individuate le insidie &egrave; possibile intervenire costruendo in gruppo, nel lavoro in team, convinzioni incrementali (&egrave; sempre possibile cambiare), un clima supportivo che valorizza e non giudica, una focalizzazione su &ldquo;cosa stiamo imparando&rdquo;, anzich&eacute; su &ldquo;cosa abbiamo ottenuto&rdquo;, ed espressioni di autoefficacia collettiva.&nbsp;

Un modo per realizzare questo pu&ograve; consistere nel procedere proprio dal &ldquo;fare e riuscire&rdquo;: la strategia di elezione per sviluppare autoefficacia.&nbsp;

Potenziali ostacoli e strategie per superarli&nbsp;

Verso un circolo virtuoso&nbsp;

Il pensiero riflessivo richiede consapevolezza di s&eacute; e disponibilit&agrave; a mettersi in gioco, che il lavoro di squadra e un clima collaborativo possono favorire&nbsp;

Quante cose da fare e scadenze da rispettare! Si rischia di non trovare il tempo per fermarsi a riflettere su come sta andando o potrebbe andare meglio. Invece, tale pensiero critico associato a una valutazione delle pratiche esistenti e di potenziali nuove potrebbe davvero favorire il benessere di tutti e persino l&rsquo;apprendimento di studenti e studentesse.&nbsp;

Pensiamoci su

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