Star bene a scuola: l'empatia dell'insegnante

Come funziona il cervello emotivo dei bambini?

Che cosa comunica il nostro sguardo? - “Pillole” per star bene a scuola

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Nel lavoro collaborativo i bambini entrano in contatto con i diversi approcci, si confrontano con i tempi personali di ognuno.

Le strade da intraprenderePer educare i bambini a una vita relazionale positiva e ricca, perché facciano propri atteggiamenti e modi di essere affermativi e cooperativi, è necessario osservare e accrescere le nostre competenze relazionali umane e professionali. Occorre avviare un percorso di cura delle relazioni nel gruppo degli adulti e mantenere alta l’attenzione e la riflessione su di sé e sulle dinamiche sociali presenti tra colleghi, con il personale e con le famiglie. Al tempo stesso bisogna esercitare la massima considerazione verso la dimensione relazionale che offriamo ai bambini, in tutti i suoi aspetti. Le relazioni professionali Le dinamiche di interazione presenti nel gruppo professionale condizionano fortemente lo star bene di tutti e ricadono sulla qualità dell’esperienza educativa che offriamo ai bambini, determinano il clima del contesto e le sfumature emozionali e affettive che supportano la partecipazione attiva e autentica a ogni esperienza. Le motivazioni che ci inducono ad aver cura delle relazioni professionali vanno oltre il buon funzionamento organizzativo e la possibilità di vivere serenamente. Possiamo condividere come gruppo il vero orizzonte che ci ispira a coltivare il dialogo, la sintonia, l’incontro, la collaborazione, il pensare e agire insieme: garantire ai bambini un’esperienza “generativa” (Buber) perché possano realizzare se stessi nel miglior modo possibile e sostenerli con cura in tale divenire (Mortari). Una consapevolezza che cambia sostanzialmente la nostra percezione delle relazioni che divengono un vero e proprio investimento educativo e un privilegio irrinunciabile.

Aspetti intrapersonali e interpersonali si armonizzano, il luogo dell’incontro, del confronto, del dialogo possibile è anche lo spazio di costruzione della comunità.

La collaborazione è un elemento costitutivo per riflettere e per proseguire il lavoro di cura educativa

La relazione è lo sfondo significante del nostro crescere e apprendere, l’esperienza che intreccia i vissuti con le possibilità di essere e di conoscere, di orientarsi nel mondo, dare valore a ciò che incontriamo, ai gesti che facciamo, ai pensieri che elaboriamo.


 
 La scuola dovrebbe costituirsi come una comunità accogliente in ogni senso, capace di cura empatica e profonda rivolta ai bambini e agli adulti che vi appartengono.
 


 Aver cura

La relazione è lo sfondo significante del nostro crescere e apprendere, l’esperienza che intreccia i vissuti con le possibilità di essere e di conoscere, di orientarsi nel mondo, dare valore a ciò che incontriamo, ai gesti che facciamo, ai pensieri che elaboriamo.La scuola dovrebbe costituirsi come una comunità accogliente in ogni senso, capace di cura empatica e profonda rivolta ai bambini e agli adulti che vi appartengono.Aver cura delle relazioni chiede di attivare e potenziare processi impegnativi che richiamano le parole che rendono le relazioni stesse autentiche: il rispetto, la fiducia, l’ascolto, il riconoscimento dell’identità e dell’alterità, l’empatia, il dialogo, il confronto e la collaborazione, il condividere regole, il saper tollerare, il voler bene… solo per dirne alcune.

• <a data-cke-saved-href="https://www.giuntiscuola.it/raccolte/relazioni-tra-pari" target="_blank" href="https://www.giuntiscuola.it/raccolte/relazioni-tra-pari">Raccolta "Relazioni tra pari"</a>

Costruire una comunità solidale La cura di sé e dell’altro comprende le due interfacce di un percorso nel quale far crescere ciascuno, diversamente e in modo originale. Una comunità solidale che curi le fragilità, rispetti i diritti, promuova consapevolezza, responsabilità, autonomia, libertà; una rete sinergica, che riconosca bisogni e priorità di tutti e di ciascuno. Un tentativo che può sembrare un’utopia (l’utopia è sempre un motore pedagogico), ma che funziona attraverso una scelta profondamente inclusiva. Investire sulla collaborazione A scuola spesso emerge la difficoltà a lavorare insieme, predominano atteggiamenti individualistici più che collegiali. Nella collegialità, che si raggiunge attraverso un percorso, progressivo e mai concluso di conoscenza reciproca, accettazione, comprensione, valorizzazione e aiuto, si stabiliscono stima e fiducia reciproche, interdipendenza e arricchimento di pensieri, di idee, di proposte, integrazione di diversità che si armonizzano nell’agire condiviso. Le buone relazioni tra colleghi chiedono di intrecciare sguardi, storie personali e collettive, parole e pensieri; riconoscimento professionale reciproco, capacità critica e riflessiva, condivisione di pensieri e di azioni.

La relazione è lo sfondo significante del nostro crescere e apprendere, l’esperienza che intreccia i vissuti con le possibilità di essere e di conoscere, di orientarsi nel mondo, dare valore a ciò che incontriamo, ai gesti che facciamo, ai pensieri che elaboriamo.La scuola dovrebbe costituirsi come una comunità accogliente in ogni senso, capace di cura empatica e profonda rivolta ai bambini e agli adulti che vi appartengono.Aver cura delle relazioni chiede di attivare e potenziare processi impegnativi che richiamano le parole che rendono le relazioni stesse autentiche: il rispetto, la fiducia, l’ascolto, il riconoscimento dell’identità e dell’alterità, l’empatia, il dialogo, il confronto e la collaborazione, il condividere regole, il saper tollerare, il voler bene… solo per dirne alcune.

Solo un comune orizzonte di senso, agito tra adulti e condiviso con i bambini, ci permette di costruire lo spazio nel quale gli incontri siano possibili e le relazioni si inverino

La vita di relazione, via metodologicaLa vita di relazione come via metodologica considera non solo lo sviluppo di competenze sociali; la dimensione relazionale, di partecipazione, cooperazione e condivisione diventa un’opportunità di socializzazione culturale se forniamo in modo autentico e continuo la possibilità di sperimentare e padroneggiare mezzi e strumenti:• il linguaggio verbale (con Vygotskij e Bruner quali riferimenti irrinunciabili) e quindi la discussione, il discorrere, il narrare, il dialogare nelle sue diverse forme;• il lavoro collaborativo, in piccolo gruppo, nel quale lasciare ampia autonomia ai bambini e svolgere un ruolo di sponda, di scaffolding, di accompagnamento discreto che rilanci le risorse presenti nel gruppo, di feed-back incoraggiante e non giudicante. I bambini imparano a sostare nel conflitto e a reggerlo per trovare soluzioni condivise, si costruiscono modi di fare e punti di riferimento per successive esperienze, sentono la gratificazione e la fiducia di poter riuscire, si mettono alla prova. Decade l’idea di prestazione perché tutta l’esperienza ha valore e tiene assieme relazione, affettività, cognitività;• il peer tutoring, un’esperienza che attiva un passaggio di conoscenze e strategie tra pari, in una relazione nella quale uno aiuta l’altro, nel gioco o nel lavoro. Senza una fissità di ruoli poiché è giusto creare situazioni diversificate nelle quali tutti possano mettere a disposizione di altri le proprie competenze e sentirsi capaci;• l’esperienza riflessiva e metacognitiva per ricordare, raccontare, dare valore a ciò che abbiamo vissuto, alle nostre emozioni, ma anche a quanto compreso e appreso. Il cerchio delle parole, l’assemblea, il disegno che ricorda e fissa un’idea o un sentimento, storie realizzate con foto e con parole dei bambini, videoriprese di momenti salienti… sono solo alcuni dei modi per farlo. I modelli di relazioneAttraverso queste e altre pratiche significative e attive, valorizziamo l’interazione sociale tra i bambini e al tempo stesso promuoviamo un apprendimento situato e co-costruttivo che appaghi pienamente anche aspetti di affettività, autostima, fiducia in sé. Senza mai dimenticare che il modello di relazione siamo noi adulti a offrirlo, in modo diretto attraverso sguardi, gesti, parole che rivolgiamo ai bambini nel quotidiano e indirettamente mediante il modo di comportarci tra adulti.I mondi relazionali a cui diamo vita sono risorse di apprendimento umano e di competenze complesse; anche le famiglie possono riconoscerne la funzione educativa, accorgersi della cura che poniamo e rendersi disponibili a connettere le visioni educative della scuola e quelle dei propri nuclei famigliari.

Esplorare e assumere nel proprio essere insegnanti tali parole implica un cambiamento radicale nello stare insieme, nel comunicare, nel pensare, nell’affrontare ogni situazione educativa

Pensare e agire insieme

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