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La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Il termine “panico” deriva dalla mitologia greca e si riferisce al dio Pan. Quest’ultimo, per metà umano e per metà caprone, vagabondo e dalle origini incerte, era il dio delle foreste, degli animali selvatici, di tutta la natura. Aveva l’aspetto sgradevole e il carattere molesto e dispettoso: a volte si divertiva ad apparire all’improvviso dinnanzi a chi si trovava nel bosco, oppure si metteva a gridare se qualcuno lo disturbava durante il suo riposino pomeridiano, generando una paura terribile nei cuori dei malcapitati e talvolta perfino nel suo.&nbsp;Irascibile ma anche protettore Ma Pan, quel dio che si diverte a terrorizzare i viandanti e le ninfe, è lo stesso che protegge i pastori e le greggi. E soprattutto, nella favola di Eros e Psiche narrata da Apuleio, è proprio Pan che salva Psiche dal suicidio. Quest’ultima, disperata e terrorizzata per la perdita di Amore, si getta in un fiume. Ma ecco che un’onda la porta sul prato nel quale si trova il dio Pan, che la consola e la sprona:<blockquote>“[…] dal tuo passo vacillante, dal pallore estremo del tuo viso, da quel sospirare continuamente e soprattutto dai tuoi occhi così tristi, devo arguire che un amore violento ti tormenta. Dammi retta, allora, non provarci più a gettarti nel fiume, né cercare la morte in altro modo. Cessa di piangere, scaccia il dolore e mettiti piuttosto a pregare Cupido, il più potente degli dei: giovane, sensibile e vagheggino com’è, lusingalo con dolci voti”.&nbsp;</blockquote>L'altra faccia del panicoLa storia mostra un’altra faccia del panico: esso può essere un segnale, possibile motore di consapevolezza, speranza, cambiamenti. James Hillman, famosissimo psicoanalista statunitense, dice a proposito che “Pan è al tempo stesso distruttore e preservatore”.Tanti adolescenti mi dicono che hanno avuto “attacchi di panico”: una sensazione improvvisa e incontrollabile di paura, generalmente caratterizzata da fiato corto, tachicardia, vertigini, tremori. In alcuni casi questi attacchi si ripetono, diventando davvero invalidanti e impedendo una vita serena. A questi ragazzi e ragazze racconto spesso la storia del dio Pan: la mitologia ha sempre avuto l’obiettivo di spiegare la realtà, offrendo un ordine e un orizzonte di senso ai sentimenti umani, anche a quelli più tremendi. Quello che poi chiedo, se li sento incuriositi, è di provare a dialogare con il loro Pan. Quando l’esperienza funziona, la potenza di questo confronto affiora nel dialogo.Mi sono trovata davanti a interrogativi davvero potenti posti da alcuni di loro, come: “Pan, perché gridi tanto?”, oppure, “Pan, sapresti indicarmi in quale selva mi sono smarrito?”. A volte, se mi accorgo che il dialogo sta diventando proficuo, sono io la prima che prova a suggerire altre domande come: “Pan, da che cosa stai cercando di proteggermi?”, oppure, “Come posso trasformare la tua energia devastatrice in qualcosa di creativo e costruttivo?”.Il beneficio delle narrazioni miticheGli adolescenti, così affamati di senso, beneficiano enormemente delle narrazioni mitiche, che non a caso sono tramandate dalla notte dei tempi in tutte le società umane, e che spiegano il funzionamento del nostro mondo interno dandogli senso e dignità. A prescindere dalle molteplici cause che possono scatenare un attacco di panico, e dagli innumerevoli percorsi volti a stare meglio, se al panico viene dato un nome, un volto, una storia e una voce, esso intanto diventa meno minaccioso, inquietante e indomabile. E ciò è un buon punto di partenza.

“Pan, perché gridi tanto?”: un dialogo tra gli adolescenti e il panico