Bambini con disabilità: suggerimenti per una scuola che accoglie

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La DDI per la scuola primaria

Primi giorni di scuola

Muoviamo i primi passi

Gioco e cresco con gli altri

La condizione che stiamo vivendo porta a domandarsi se la disponibilità all’accoglienza nella prospettiva dell’inclusione scolastica non sia soltanto, o almeno principalmente, cultura dell’ospitalità. In altri termini, le persone con disabilità, specie quelle che presentano compromissioni importanti, hanno solo attraversato gli spazi educativi, lavorativi, sociali, ricreativi oppure negli stessi hanno realmente assunto il ruolo identitario e riconosciuto socialmente di studente, lavoratore, cliente, sportivo, cittadino? Se ci limitiamo ad aprire le porte, ma non siamo disponibili anche a prevedere delle modifiche del contesto per consentire a tutti di partecipare attivamente, stiamo di fatto ospitando qualcuno in un ambiente (scuola, bar, lavoro, palestra…) convinti che non possa essere pienamente il suo. In una logica fondata sul concetto di inclusione, invece, si deve lavorare per fare in modo che ciascun luogo che la persona desidera attraversare sviluppi quanto è necessario affinché possa fruirne autenticamente e pienamente da cittadino.&nbsp;Dad e studenti con disabilità&nbsp;Questo orientamento fondato sull’ospitalità ha portato a ritenere che nella didattica a distanza non si potesse andare oltre qualche attività riferita a obiettivi specifici per l’allievo, pensata e proposta dai docenti di sostegno e messa in campo con la mediazione dei genitori. Si è ritenuto che la DAD, fondata su supporti tecnologici, fosse difficile da gestire al di sotto di un certo livello di competenze (motorie, cognitive, comunicative, motivazionali, emozionali) e quindi, in grado di offrire poco supporto ad allievi come quelli con ASD. Viene in mente l’espressione di Adolf Ratzka, uno fra i leader principali del Movimento per la Vita Indipendente, quando afferma: “Non posso accedere agli autobus cittadini perché ho avuto la polio venti anni fa o perché gli autobus non sono accessibili anche a chi, come me, ha avuto la polio venti anni fa?”. Per uscire dall’emergenza bisogna imboccare decisamente la strada dell’inclusione e pensare di più agli autobus e a come renderli accessibili per tutti: fuor di metafora, a scuola serve un investimento sulla qualità della didattica, che impatti il piano delle metodologie e dei sostegni da mettere in campo, sempre in un’ottica di accomodamento ragionevole.&nbsp;La “soluzione” della bocciatura&nbsp;La risposta istituzionale tentata con il decreto D.L. 8 aprile 2020 n. 22 va decisamente, a mio avviso, nella direzione sbagliata. L’articolo 4-ter consentiva di ripetere l’anno 2019/20 in caso di “mancato conseguimento degli obiettivi didattici e inclusivi per l’autonomia”. Come dire, invece di prevedere un ampliamento e affinamento dell’offerta didattica, partendo da un mantenimento del gruppo classe chiamato a reagire e a evolvere insieme, si decide che l’allievo con disabilità, e solo lui, possa ripetere l’anno: siccome è un ospite, magari altri sapranno accoglierlo meglio! Il diritto di cittadinanza, fortemente rivendicato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle persone con disabilità (2006), è sicuramente un’altra cosa&nbsp;

La Dichiarazione di Salamanca

Il processo trasformativo della società

I punti essenziali per lo sviluppo dell’educazione inclusiva

Ospitalità o diritto alla cittadinanza?

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