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“Autismo può voler dire di tutto: da un bambino che neanche riconosce i propri genitori, a uno studente di Oxford che ha comportamenti un po’ strani”, così ben definisce la realtà con cui ci dobbiamo confrontare lo scrittore inglese Nick Hornby (padre di un bambino affetto da autismo).


ETEROGENEITÀ DELLE MANIFESTAZIONI
 


 Nonostante abbiamo a oggi maturato una conoscenza approfondita sulle manifestazioni cliniche dell’autismo e sappiamo sempre di più sulle cause di questi sintomi, non possiamo pensare di trovare un “prototipo” di soggetto con autismo sempre uguale e prevedibile.
 
 Quindi ogni volta che si entra in contatto per la prima volta

ETEROGENEITÀ DELLE MANIFESTAZIONI
Nonostante abbiamo a oggi maturato una conoscenza approfondita sulle manifestazioni cliniche dell’autismo e sappiamo sempre di più sulle cause di questi sintomi, non possiamo pensare di trovare un “prototipo” di soggetto con autismo sempre uguale e prevedibile.
Quindi ogni volta che si entra in contatto per la prima volta con un bambino con autismo non possiamo prevedere esattamente come sarà.
• Potrebbe essere un soggetto silenzioso e passivo, che muove avanti e indietro la corda delle tende o un lembo del tappeto, oppure un iperattivo, che appena entrato si mette a correre per la stanza, schiaccia tutti i pulsanti e interruttori presenti e si mette a ridere quando lo inseguiamo per fermarlo.
• Potrebbe essere un bambino che neanche si accorge della presenza altrui, oppure uno che s’interessa subito a noi e ci chiede di giocare con lui.
• Potrebbe non dire una parola, o parlare con un linguaggio perfettamente corretto, avendo però come unico argomento di conversazione la geografia.
• Potrebbe essere un bambino che, anche dopo una conversazione di 10 minuti, continua a sembrare assolutamente “normale”.
L’eterogeneità delle manifestazioni dell’autismo rappresenta un punto di partenza da cui non possiamo prescindere per progettare un intervento educativo. Per pianificare un programma di intervento efficace per un bambino con autismo, quindi, dobbiamo considerare le sue specificità individuali, legate al livello di funzionalità, ai cambiamenti evolutivi legati alla crescita e alle sue caratteristiche.
I bambini con autismo possono presentare problematiche diverse in base sia al livello di funzionalità globale – per inquadrare il quale i fattori più significativi sono le abilità cognitive e di linguaggio – sia all’età e ai cambiamenti importanti che avvengono nel corso della crescita. Infine, ci sono differenze individuali dovute alle singole caratteristiche della personalità del bambino con autismo che, come tutti noi, ha un’unicità che esiste al di là di sintomi ed etichette diagnostiche.
L’apprezzamento del bambino al di là del disturbo, con le sue idiosincrasie e peculiarità, le sue preferenze e antipatie, ci permette di recuperare un senso più integrato di questa complessa condizione: di fatto non esiste l’autismo, esistono solo bambini e bambine con autismo, con il loro modo unico e irripetibile di essere al mondo.
Per questo non esistono “ricette” per affrontare l’autismo: i soli interventi efficaci sono quelli “cuciti” su misura sulle caratteristiche del singolo.


L’autismo: una sfida complessa

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