La scuola è #partecipazione

La scuola è #uguaglianza

La scuola è #creatività

Abbiamo letto, discusso tantissimo in questi mesi sulla scuola, sulla didattica a distanza, sul difficile rientro in classe. Abbiamo capito molte cose che forse non erano chiare nemmeno a chi va in aula tutti i giorni. Una sicuramente l’abbiamo riconosciuta come imprescindibile: la scuola è relazione, relazione educativa.&nbsp;E la caratteristica fondamentale delle relazioni è che per funzionare vanno continuamente messe in discussione; occorre parlarne, abbiamo bisogno di metadiscorsi. Ecco: a scuola quasi sempre, tra programmi e dibattiti, non si trova spazio per parlare di educazione, di relazione educativa tra studenti e docenti. E spesso ragazzi accendete lo schermo ha semplicemente sostituito ragazzi prendete il libro.&nbsp;C’è un piccolissimo libro che mi sono tenuto da parte in questi mesi di riflessione e anche paure, angosce, sollievi. L’ha realizzato il collettivo Circe, composto da educatori, editori, e programmatori, cresciuti tutti immersi in quella che si chiama pedagogia hacker. Il libro s’intitola Formare… A Distanza? e si trova tutto gratuitamente sul sito <a data-cke-saved-href="http://circex.org" target="_blank" href="http://circex.org">circex.org</a>.&nbsp;È una miniera di senso: ci ricorda come è importante non perdere nemmeno un’occasione di questo tempo complesso.&nbsp;Per prima cosa occorre sapere stare nel lutto, nello spavento, e nel disagio; seconda cosa saper articolare molti diversi approcci usando la tecnologia sempre per creare relazioni e per conoscerla.&nbsp;Per esempio? Per esempio si può imparare la rivoluzione scientifica smontando un computer, fare i compiti a casa come si dovesse creare il palinsesto un programma radio, o semplicemente mantenere un rapporto con insegnanti e compagni attraverso delle telefonate.&nbsp;Imprescindibili sono due elementi: la presenza e la continuità. E la presenza non vuol dire la mera presenza fisica, ma il saper esserci, poter contare sul fatto che c’è una comunità, che questa comunità non viene meno anche in una pandemia.&nbsp;I testi su cui si sono formati quelli del collettivo Circe non sono citati spesso nel dibattito italiano, ma andrebbero tutti letti o riletti con attenzione: c’è Descolarizzare la società di Ivan Illich per capire come ripensare la scuola a partire dai bisogni e i desideri piuttosto che farne un dispositivo di riproduzione di un modello di vita che non ci piace nemmeno, Architetture dell'azzardo di Dow Schüll per comprendere come spesso alcuni software e alcuni modelli educativi creino dipendenza dalla macchina più che consapevolezza dei mezzi. Ma sul loro sito si possono trovare soprattutto tante esperienze di riflessione condivisa proprio su questo: come cambia la relazione educativa con uno schermo in mezzo. Se ci teniamo a quella relazione, non dobbiamo smetterla di mettere punti interrogativi a ogni nostro pensiero.&nbsp;

La società è cambiata, noi siamo cambiati, ma l’apprendimento non cambia. Possiamo pensare alla scuola come a un’istituzione senza tempo – capace di formare gli studenti di oggi e di domani – se abbiamo in mente un’idea fondamentale: il compito degli insegnanti non è trasmettere le proprie conoscenze ma far crescere le conoscenze nei propri studenti. E per fare questo è necessario adottare un modello di apprendimento che mette al centro l’esperienza. Apprendere e capire non sono elementi indissolubili. Che cosa vuol dire apprendere e che cosa vuol dire capire? Apprendere vuol dire incamerare l’esperienza e cambiare il proprio comportamento in funzione dell’esperienza. La ripetizione è fondamentale, tu ripeti e impari, anche se non vuoi. Ripetere serve, e non per imparare a memoria. Ripetere vuol dire ripetere l’esperienza. È così infatti che noi apprendiamo: attraverso l’esperienza e la sperimentazione concreta di situazioni diamo forma ai concetti, costruiamo significati, e finalmente capiamo. Capire è un processo endogeno, non ce lo insegna nessuno, ce lo insegna l’esperienza. Attraverso prove ed errori, attraverso esperienze ripetute si costruiscono nuove rappresentazioni e si impara. Che cosa serve per facilitare il processo dell’apprendimento? Le istruzioni servono, le gratificazioni servono, le spiegazioni non servono. Le spiegazioni sono rumore cognitivo. Quando vediamo uno che non impara e insistiamo con le spiegazioni stiamo sbagliando. Il bambino magari non dirà “basta”, dirà “ho capito”. E non è vero. Bisogna facilitare il processo di comprensione attraverso l’esperienza. La nostra scuola dà sufficiente spazio all’esperienza? La risposta è no! Perché noi dobbiamo correre. E allora proviamo a fermarci!

La scuola è... #relazione educativa, anche a distanza