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Didattica continua... | Il martedì della scuola dell'infanzia

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Come e perché scriviamo

Pratiche interessanti per lo sviluppo del pensiero computazionale, che si sono ritagliate uno spazio nella didattica dell’infanzia, sono la robotica educativa e il coding.&nbsp; Per la sua efficacia suggerisco Beet-bot, un’ape che ha sul dorso dei pulsanti, che nella versione Blue-bot, oltre a mostrare il meccanismo interno, in aggiunta alla modalità standard, offre la possibilità di interagire con la Lim attraverso app dedicate. Questo robot è in grado di memorizzare una serie di comandi base per muoversi nello spazio reale e su reticoli costruiti con i bambini.&nbsp; Dopo una prima fase di esplorazione della macchina e una serie di tentativi, i bambini in modo intuitivo interagiscono con il robot e costruiscono in modo sempre più complesso le istruzioni di una procedura per farlo muovere. Questa pratica stimola il ragionamento prima dell’esecuzione, il prevedere prima del fare: di fatto il bambino impara a ottimizzare la comunicazione evitando di schiacciare i tasti a caso. A scuola possiamo usare il coding per potenziare il pensiero procedurale attraverso fasi di esplorazione, gioco, discussione dei risultati, confronti di strategie operative, invenzioni di narrazioni, senza mai dimenticare di proporre anche simulazioni corporee.&nbsp;

Prototipi di oggetti, anche in movimento, e ingranaggi realizzati dai bambini con materiale di recupero.

3. Narrazioni multimediali e digital storytelling

1. Muoversi con le mappe multimediali

Il “volo” sopra i luoghi amplifica e arricchisce la modalità percettiva e operativa dello stare al mondo.

Online si possono trovare moltissime narrazioni digitali in varie forme e modalità, ma più interessante è realizzarle a scuola con i bambini.&nbsp; Il digital storytelling, ovvero la narrazione pensata e realizzata con strumenti digitali, è anche un’ottima forma di documentazione e di condivisione. La sua realizzazione può essere:<ul><li>una semplice raccolta in sequenza delle rappresentazioni di una storia, con eventuale inserimento di foto, video e audio;</li><li>più strutturata grazie a programmi come <a data-cke-saved-href="https://www.scratchjr.org/" target="_blank" href="https://www.scratchjr.org/">Scratch Junior</a>, facilmente utilizzabile dai bambini più grandi, che permettono di creare storie in paesaggi virtuali, ma anche usare foto come sfondo, dove muovere personaggi, inserire suoni e registrazioni di voci.&nbsp;</li></ul>

Dai nativi digitali ai bambini “touch”&nbsp;

La continua evoluzione tecnologica porta inesorabilmente al cambiamento: se prima si parlava di bambini digitali, perché cresciuti in una realtà multischermo, oggi abbiamo bambini
 
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 Oggi l’interazione con un’interfaccia
 
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 avviene prima rispetto al passato e con naturalezza: in modo autonomo, intuitivo, senza aver bisogno di particolari abilità oculo-manuali, i bambini accedono diret

La continua evoluzione tecnologica porta inesorabilmente al cambiamento: se prima si parlava di bambini digitali, perché cresciuti in una realtà multischermo, oggi abbiamo bambini touch screen, app o tablet, a seconda dei dispositivi mobili che hanno a disposizione e vedono usare intorno a loro.Oggi l’interazione con un’interfaccia touch screen avviene prima rispetto al passato e con naturalezza: in modo autonomo, intuitivo, senza aver bisogno di particolari abilità oculo-manuali, i bambini accedono direttamente con un tocco a contenuti digitali come l’ascolto di una storia, un gioco, un video. Situazione ben diversa era prima con il computer tradizionale, che richiedeva informazioni adulte per poter approcciare un mouse o una tastiera, o per aprire file e programmi. Questo cambiamento coinvolge non solo il modo di vedere, pensare, apprendere e capire, ma anche la percezione della propria identità e la relazione con il mondo. La scuola deve tener presente questa evoluzione interrogandosi, per esempio, su come sarà influenzata o modificata nei bambini la percezione dello spazio e del tempo, la comprensione di una storia e la visione della realtà, con la capacità di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali.

Progettiamo e realizziamo storie animate con Scratch Junior&nbsp;in un lavoro cooperativo.

4. La robotica e il coding

5. Tinkering: l’arte dell’armeggiare

Strumenti di supporto&nbsp;per la didattica

<img filer_id="230316" src="/d/filer/sharing/1613463414/230316/" title="" align="" thumb_option="" original_image="false" style="height: 300px; width: 300px; float: right;" data-cke-saved-src="/d/filer/sharing/1613463414/230316/">Tra le moltissime pratiche didattiche che a vario titolo utilizzano forme di tecnologia troviamo il tinkering, letteralmente armeggiare, darsi da fare, un approccio educativo che stimola l’attitudine a risolvere problemi. A differenza del coding non si lavora su procedure ripetibili e indicazioni univoche: caratteristica di questa pratica è non avere istruzioni, si fa, si sbaglia e si riprova.&nbsp; Usando del materiale di recupero i bambini armeggiano per costruire qualcosa che prende forma dal loro fare: agendo le idee si chiariscono, ma possono anche cambiare; a volte si raggiunge un risultato soddisfacente, altre volte no. In questa pratica non solo è ammesso sbagliare, ma proprio grazie allo sbaglio si diventa abili costruttori.&nbsp; Le attività lanciate come sfide riguardano anche l’esplorazione e lo smontaggio di oggetti e piccole macchine, come sveglie, telefoni, computer, tastiere, robot domestici, per capire come funzionano e come sono fatti dentro. Così si arriva anche alla costruzione di prototipi di vario genere con materiale di recupero o pezzi smontati come modelli di lavatrici, di biciclette, di altalene.&nbsp; Da una parte, quindi, l’esplorazione del materiale, dall’altra la realizzazione di artefatti originali che rispondo a un progetto che prende forma dal fare stesso: montare, smontare, trovare nuove combinazioni favorisce la curiosità e il gusto della sperimentazione, ridando alla manualità un ruolo centrale.&nbsp;

2. Il mondo a portata di&nbsp;touch

Abbandonando l’idea di apprendimento concentrico (prima la scuola, poi la via, poi il quartiere) è possibile con le nuove tecnologie mettere in connessione il “vicino” con il “lontano”, quello che posso toccare e percepire con il virtuale: immagini, video, audio…&nbsp; Così con un touch o con un piccolo movimento di zum si entra in un mondo diverso dal nostro, in una dimensione spazio-temporale nuova, parallela o no, con la possibilità di scale differenti, di ricerche mirate (oggetti, viventi, fatti, ricordi, testimonianze, tour virtuali a musei e paesaggi), ma anche di costruire con le app disegni, mappe, schemi, giornalini, poster…&nbsp; L’ambiente virtuale intangibile e senza confini ha molte possibilità: sfrutta i canali visivi e uditivi, amplifica le conoscenze, è interattivo e in una didattica innovativa favorisce, il pensiero procedurale, la creatività, la ricerca, la comunicazione, la socializzazione.&nbsp; Impariamo anche le specifiche regole di comportamento, la giusta misura di utilizzo e il rispetto nel modo di comunicare.&nbsp;

Dai nativi digitali ai bambini “touch” 

Sfruttiamo i piccoli robot come strumenti mediatori e facilitatori per l’acquisizione di abilità orientative, utili poi in situazioni reali.

La continua evoluzione tecnologica porta inesorabilmente al cambiamento: se prima si parlava di bambini digitali, perché cresciuti in una realtà multischermo, oggi abbiamo bambini touch screen, app o tablet, a seconda dei dispositivi mobili che hanno a disposizione e vedono usare intorno a loro. Oggi l’interazione con un’interfaccia touch screen avviene prima rispetto al passato e con naturalezza: in modo autonomo, intuitivo, senza aver bisogno di particolari abilità oculo-manuali, i bambini accedono direttamente con un tocco a contenuti digitali come l’ascolto di una storia, un gioco, un video.&nbsp; Situazione ben diversa era prima con il computer tradizionale, che richiedeva informazioni adulte per poter approcciare un mouse o una tastiera, o per aprire file e programmi.&nbsp; Questo cambiamento coinvolge non solo il modo di vedere, pensare, apprendere e capire, ma anche la percezione della propria identità e la relazione con il mondo.&nbsp; La scuola deve tener presente questa evoluzione interrogandosi, per esempio, su come sarà influenzata o modificata nei bambini la percezione dello spazio e del tempo, la comprensione di una storia e la visione della realtà, con la capacità di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali.

Educazione civica:&nbsp;attraverso l’uso dei mezzi tecnologici educhiamo alla “Cittadinanza digitale”

L’uso delle tecnologie è entrato a pieno titolo nella scuola: esplorazioni virtuali, fotografie, registrazioni e archiviazioni in digitale sono ormai parte degli strumenti dei docenti.&nbsp; Si è modificata e facilitata la raccolta dei materiali e la realizzazione di documentazioni didattiche (presentazioni, file audio, video, padllet), come pure la gestione della comunicazione tra docenti, scuola e famiglia. Il periodo dell’emergenza con la LEAD ha costretto tutti ad accelerare il cambiamento e, nel farlo, è emerso il ruolo irrinunciabile della scuola in presenza, ma allo stesso tempo l’innegabile potenziale delle nuove tecnologie.&nbsp; Il problema è riuscire a equilibrare questi mondi in modo produttivo, operando delle scelte consapevoli, accompagnando la fruizione, usando il digitale per supportare la didattica e l’apprendimento, senza mai dimenticare la potenza del fare e del pensare concretamente insieme.&nbsp; Ma come e quando usare in modo efficace tablet e app? Come aiutare i bambini a interagire con la Lim? Come trasformare il digitale in valore aggiunto senza che questo sostituisca la preziosa mediazione del docente?

Educazione civica: attraverso l’uso dei mezzi tecnologici educhiamo alla “Cittadinanza digitale”

Uscire da scuola, preparare un’uscita o rielaborare un percorso fatto, fa parte della pratica didattica di ogni scuola; farlo utilizzando il linguaggio informatico di Google Earth e Maps può essere un valore aggiunto. L’interpretazione e l’uso di mappe virtuali non è difficile da comprendere:&nbsp;<ul><li>si può lavorare su una foto satellitare cercando prima la scuola e poi individuando gli altri elementi;</li><li>è possibile usare la Lim marcando la mappa con dei segnaposto, ingrandendo dove è necessario, muovendosi virtualmente nella direzione desiderata;</li><li>è possibile vedere la trasformazione dell’immagine satellitare in una mappa, gli elementi fisici e i colori diventano linee e forme.&nbsp;</li></ul>Il tutto in una situazione di apprendimento condiviso, che si può modificare, personalizzare, archiviare. Tra le altre possibilità, ci sono anche quella di vedere rapidamente la mappa dello stesso luogo in periodi storici diversi, la proiezione in tridimensione degli elementi, l’ascolto di file sonori e la ricerca rapida di informazioni.

Bisogna creare contesti stimolanti per sfruttare le potenzialità socializzanti dei dispositivi digitali.

La tecnologia a scuola

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